La situazione riguardante Call of Duty Modern Warfare 3 è tanto semplice da delineare quanto complessa da comprendere e, soprattutto, giustificare. Noi lo stavamo attendendo davvero da molto tempo, da quel “No Russian” nella scena post-credit di Modern Warfare 2, e le aspettative erano particolarmente alte. Dopo averlo provato nella fase di beta, peraltro, abbiamo anche scoperto quello che ci riservava il multiplayer, lasciandoci però all’oscuro della modalità zombie e, in particolar modo, della campagna.
Trattandosi di un’opera così grande e variegata, fatta di sfaccettature complesse, vi avvisiamo: la nostra recensione di Call of Duty Modern Warfare 3 coprirà quanto più dettagliatamente tutte le facce che lo compongono, tra campagna, multiplayer e la nuova modalità zombie. Inoltre, il voto che leggerete in calce, ora più che mai, non deve essere considerato come un indicatore unico ed oggettivo della qualità del titolo. Al contrario, vi chiediamo di riporre più attenzione nella disamina che faremo per le singole modalità.
L’analisi partirà dalla campagna, paradossalmente l’elemento di Call of Duty Modern Warfare 3 che più attendevamo data l’anticipazione del precedente capitolo. Al momento in cui scriviamo, è già un fatto noto che il comparto single player del titolo abbia deluso tutti, dato il fragore scatenato dalla sua caduta.
Tuttavia, non ci limitiamo a confermare la scarsissima qualità narrativa, ma evidenzieremo quelli che sono, a nostro avviso, i maggiori punti di forza e di debolezza.
Una campagna difficile da difendere
Chi punta il dito verso quella che è una delle campagne peggiori dell’intero franchise, purtroppo, ha completamente ragione. La storia soffre costantemente di una grande mancanza di originalità e non ha mai momenti che lasciano il giocatore stupito, né in termini narrativi, né ludici. Ogni missione risulta blanda e poco studiata, laddove addirittura i dialoghi e le interazioni tra i personaggi paiono frettolose come mai prima d’ora. Sebbene da una parte sia presente una buona varietà scenica, da un’altra ogni missione si presenta troppo simile alla precedente, traducendo il tutto in un’evoluzione narrativa a dir poco assente e, soprattutto, inconcludente.
Gli amanti della serie inorridiranno a quella che è una pigra rielaborazione della storica “No Russian”. Sebbene comprendiamo che Activision si sia sentita in dovere di abbassare i toni per quella che era una delle scene più cruente e controverse della serie, non capiamo perché abbia deciso di farcela vivere sotto il punto di vista di Price e Soap, inspiegabilmente soli contro l’esercito di Makarov e nello stadio di Verdansk invece dell’aeroporto.
Va detto che il comandante dei Konni, Vladimir Makarov, è il personaggio più carismatico dell’intera vicenda, sebbene non brilli mai come faceva nel capitolo originale del 2009. Per quanto riguarda la Task Force 141 potremmo menzionare l’importanza data al Capitano Price, che si presenta quasi come un protagonista assoluto della trama rubando sempre lo spazio ad altri volti noti. Questo ci è dispiaciuto non poco, specialmente perché nel precedente Modern Warfare 2 è stata riposta molta attenzione nel creare missioni sempre differenti tra di loro e in cui giocavamo ogni volta con un personaggio differente, aiutando ad avvicinarci all’intero team invece delle singole parti.
La campagna di Modern Warfare 3 pare invece voler rappresentare un 1v1 tra Price e Makarov, fallendo costantemente, soprattutto sul finale che, peraltro, non conclude la storia ma cerca di alzare l’asticella emotiva e riuscendoci nel modo peggiore possibile. L’epilogo, peraltro, non porta ad alcun termine l’arco narrativo di Makarov, lasciando un buco di trama immenso e ingiustificato. Ad aggiungersi alla lista dei difetti c’è il fatto che molte cutscene si presentano graficamente peggiori rispetto ad altre, anche in relazione a quanto visto nel precedente Modern Warfare 2.
Per quanto possa essere difficile trovare giustificazioni o motivazioni per cui la campagna si è presentata in uno stato così irrispettoso verso i canoni della serie, crediamo che la colpa sia stata di tempistiche nello sviluppo a dir poco inopportune. Se i rumor che puntano il dito verso uno sviluppo, quello di Call of Duty Modern Warfare 3, durato poco più di un anno, allora la faccenda si fa decisamente più chiara. Di fatti, è molto possibile che Activision abbia rilegato così poco tempo alle varie software house coinvolte nel progetto, e la riprova maggiore di ciò è la qualità della campagna stessa che, di fatti, si presenta sempre poco ispirata e costantemente incerta.
Nascita e morte delle Open Combat Mission
Un barlume di speranza potrebbe essere visto nelle missioni open combat, una novità che si mostra come una lieve rielaborazione della modalità DMZ del precedente Modern Warfare 2 (e che non sarà l’unica di cui parleremo nella recensione). La differenza rispetto alle altre missioni della campagna è che in questo caso il giocatore non ha altri elementi del team di cui tenere conto e quindi la narrazione si arresta per dare spazio a un gameplay decisamente più dinamico e meno lineare.
L’utente viene così gettato in una mappa molto più ampia e in cui dovrà completare una serie di brevi obiettivi al fine di terminare la missione. Avrà quindi la libertà di scegliere come raggiungere un determinato punto della zona, sia in termini di approccio al combattimento, sia per quanto riguarda lo spostamento stesso. Per farvi un ritratto fedele delle missioni open combat, immaginate Warzone in giocatore singolo e dalla durata estremamente più ristretta.
Non a caso, uno dei problemi più grandi di questa nuova tipologia di missioni è proprio il fatto che interrompe bruscamente i ritmi narrativi – di per sé già poco curati – facendosi sfuggire la possibilità di evolvere le modalità in cui Call of Duty racconta storie fatti di persone ed eventi. Al contrario, tutte le missioni open-combat finiscono per essere estremamente simili tra di loro, addirittura dando al giocatore una sensazione di maggiore lentezza e di immotivata dispersione.
Questo non significa che bocciamo a priori questo approccio al single-player, sia ben chiaro. Al contrario, apprezziamo la volontà nel cercare di fare qualcosa di nuovo (magari accontentandoci passivamente), ma crediamo che si sarebbe potuto fare qualcosa di davvero interessante. In primis, ci preme davvero troppo che le open combat siano tutte estremamente piatte e non creano mai quelle situazioni al cardiopalmo che hanno caratterizzato le campagne in giocatore singolo dei capitoli classici di Call of Duty.
Non solo: queste missioni potevano addirittura diventare parte dell’impianto multiplayer sulla falsariga delle partite co-op di Modern Warfare 2, dove due giocatori dovevano collaborare attivamente per raggiungere una serie di obiettivi su mappe di grandi dimensioni. Insomma, inutile dire che anche in questo caso si sarebbe potuto fare di più, laddove le nostre aspettative erano decisamente più alte.
https://youtu.be/H0u-H_EGAv8
Il multiplayer migliore della serie
A contrapporsi diametralmente a quella che è una delle modalità da giocatore singolo peggiori del franchise, c’è quello che, al contrario è il comparto multiplayer più curato e dettagliato che abbiamo visto finora. Su questo aspetto, Activision ha puntato principalmente nel dare ai giocatori esattamente quello che volevano: parliamo principalmente di tutte le più iconiche e amate mappe classiche, completamente rivisitate per adattarsi ai controlli del Modern Warfare attuale che, peraltro, sono stati anch’essi smussati e migliorati.
Confermiamo quindi quanto abbiamo analizzato e appreso dalla prova della beta, ora che abbiamo avuto modo di giocare per molto tempo su mappe come Rust o Favela, riaffermando che il lavoro di ottimizzazione dei vari livelli, incluse le geometrie e le collisioni, è assolutamente più che soddisfacente. Tanto quanto sul versante tecnico, anche il lato grafico ci ha convinti appieno, grazie a un attento lavoro nel dare nuova linfa a scenari che avrebbero chiaramente potuto mostrare il peso degli anni e, ancor peggio, rischiare di evidenziare la frettolosità dello sviluppo.
Va anche detto che, anche per quanto riguarda il multiplayer, si può notare molto spesso la pigrizia nel cercare di innovare, dato che non sono presenti mappe inedite bensì rielaborazioni di quelle già esistenti più frequenti rotazioni degli scenari giocati sul Modern Warfare 2 dell’anno scorso, che mette ancora più in mostra quanto poco sia stato fatto nel cercare di creare qualcosa di realmente nuovo. Discorso analogo per le modalità di gioco come quelle in veterano o i moshpit, così come per le guerre terrestri che invece subiscono alcune lievissime – se non impercettibili – modifiche in termini di estensione.
Infine, ammettiamo di non esser rimasti entusiasti nella varietà e quantità delle nuove armi a disposizioni, che invece finiscono per essere troppo simili a quelle già viste nel precedente capitolo. Ciò non cambia che ci ha fatto molto piacere poter trasferire in modo indolore sia i fucili, che i progetti, fino ad arrivare a tutti gli altri sbloccabili ottenuti l’anno scorso su Modern Warfare 2, nell’attuale titolo. Si tratta di un dettaglio che, sebbene possa anch’esso evidenziare la pigrizia di Activision, poteva non essere presente o addirittura omesso.
L’unica reale novità all’impianto multiplayer è l’aggiunta di pezzi di equipaggiamento come giubbotti, guanti o stivali che vanno ad aggiungere singolarmente tutti quei perk che nel precedente Modern Warfare 2 si andavano ad attivare in varie fasi dello scontro. Di fatti, siamo rimasti felici di scoprire che in Modern Warfare 3 c’è molta più scelta e possibilità di personalizzazione di quegli stessi bonus, finalmente disponibili sin dall’inizio della partita, per quanto possano inizialmente confondere i giocatori veterani, soprattutto per quanto riguarda gli effetti reali sui set di equipaggiamento. Secondo il nostro personale punto di vista, peraltro, è stata sensata anche la scelta di rimuovere la calibrazione dei singoli accessori delle armi, andando così a beneficio del bilanciamento generale del gameplay.
Per riassumere la nostra opinione, potremmo dire che il poco impegno riposto nel creare un prodotto davvero inedito ha avuto un effetto positivo sul risultato finale: Activision ha semplicemente apportato alcune piccole modifiche quality-of-life ai comandi, rendendoli più intuitivi e reattivi in termini competitivi (come la possibilità di cancellare l’animazione della scivolata o di passare rapidamente alla mira tattica), così come ha aggiunto l’attesissima possibilità di votare le mappe da giocare, reintrodotto solamente le mappe classiche e trasportato da Modern Warfare 2 la maggior parte di asset ed elementi.
Si tratta di un paradosso davvero enorme, laddove il minimo impegno da parte del publisher ha comportato allo stesso tempo un risultato enorme. La modalità multiplayer di Call of Duty Modern Warfare 3, a nostro avviso, è infatti ideale per adattarsi alle aspettative di tutti gli amanti della serie e soprattutto per coloro che hanno passato moltissime ore sul precedente Modern Warfare 2 e Black Ops Cold War.
Credeteci se vi diciamo che abbiamo passato le ultime settimane a pensare se tutto questo sia giusto o meno, laddove gli sviluppatori hanno quasi sicuramente avuto pochissimo tempo per creare un prodotto più originale di questo. Per quanto vorremmo non dover fare una simile affermazione, e dopo aver passato tantissime ore sull’impianto multiplayer, oggi crediamo che la malinconia e il tradizionalismo hanno avuto la meglio sulla stessa possibilità di dare libertà creativa alle software house dietro lo sviluppo.
Una modalità zombie inedita
L’introduzione di una modalità zombie non era affatto scontata in un titolo della serie Modern Warfare: questa tipologia di match è finora stata rilegata esclusivamente al filone di Black Ops, con le sue uniche meccaniche e dinamiche di gameplay. Va da sé che sapere che sarebbe stata aggiunta sotto una nuova veste, in Call of Duty Modern Warfare 3, ha diviso i giocatori, tra chi aveva paura in una scarsa qualità della produzione e chi invece nutriva una concreta curiosità.
La modalità zombie è ora completamente open world e prevede una struttura che si rifà tantissimo alla DMZ di Modern Warfare 2, e quindi con forti elementi da battle royale. Anche la fase preparatoria alla partita rispecchia moltissimo questi canoni, offrendo al giocatore la possibilità di scegliere quali equipaggiamenti portare sul campo, inclusi perk e potenziamenti di ogni tipo, sia relativi alle armi, sia all’operatore stesso. La differenza più grande è la costante presenza di zombie sul campo di battaglia, che appaiono con una specifica frequenza e vanno a divenire più forti man mano che si avvicina al centro della mappa, le cui zone sono ora divise per livelli di difficoltà.
Tornano anche i contratti, stavolta più curati e adrenalinici, che possono essere completati assieme gli altri membri del team e aggiungono un’interessante elemento strategico: data la struttura open world in stile Warzone, infatti, è possibile decidere se dividerci i compiti per velocizzare le attività svolte sul campo oppure se concentrarsi tutti assieme su un unico obiettivo. Abbiamo apprezzato davvero molto questa libertà, intesa sia in termini di approccio, sia di esplorazione, così come il dosaggio dei livelli di difficoltà che costringono il giocatore a tornare più volte in partita per completare un determinato obiettivo.
La modalità zombie, peraltro, è strutturata in tre atti, a loro volta suddivisi per molti obiettivi minori che vanno completati per portare a termine l’atto e sbloccare così nuove porzioni di trama e varietà inedite di attività da poter svolgere. Su questo aspetto siamo leggermente in disaccordo con la scelta di creare tanti piccoli obiettivi, sebbene riconosciamo siano un buon incentivo per tornare a giocare più e più volte. Tuttavia, il sistema ricorda troppo quello delle sfide giornaliere e settimanali, anch’esse presenti in modalità zombie, e rischia quindi di confondere il giocatore con troppe task da dover completare.
In questa fase della disamina, tuttavia, ci teniamo a portare alla luce alcuni problemi relativi all’intelligenza artificiale degli NPC. Così come nella campagna, anche in zombie è evidente come i personaggi non giocanti come i non morti o i soldati delle milizie non abbiano ricevuto un miglioramento in termini di intelligenza, finendo per essere o troppo precisi, o eccessivamente grossolani. Di fatti, spesso gli zombie possono essere schivati semplicemente correndo, dettaglio che grava sull’esperienza in quanto i giocatori più abili in termini di movimento possono eludere gli attacchi nemici con una facilità spesso disarmante.
In ogni caso, ammettiamo di esserci divertiti davvero molto in questa modalità inedita per la serie Modern Warfare e che il lavoro effettuato da Treyarch nel dare nuova linfa a un caposaldo di Black Ops sia stato molto curato e meticoloso. Anche per questo motivo, crediamo sia una valida alternativa al multiplayer stesso dato che, in termini qualitativi e quantitativi, risulta particolarmente piacevole da giocare.
Call of Duty Modern Warfare 3, concreto paradosso dell’industria
Giunti nella fase finale della nostra analisi di Modern Warfare 3, riapriamo una parentesi che abbiamo citato nella prefazione: a nostro avviso, l’opera di Activision è oggi il manifesto di una gaming industry scossa da profonde difficoltà. Che siano le tempistiche richieste dai publisher, i licenziamenti in massa che hanno messo in ginocchio gli sviluppatori o, banalmente, la necessità di massimizzare i profitti con il minimo sforzo, è innegabile che ci siano dei problemi.
Ad Activision piace vincere facile, letteralmente. Escludendo la campagna, Call of Duty Modern Warfare 3 è un titolo dalla grande ed innegabile qualità, con un gunplay e gameplay shooter eccelsi, così smussato e perfezionato da essere quasi intoccabile, tanto che non ci facciamo problemi a definirlo uno dei migliori sparatutto in prima persona che abbiamo mai provato. Tuttavia, questo è dovuto al pesante riutilizzo di contenuti maturati con Modern Warfare 2 e al riciclo delle mappe storiche che, di fatti, sono le uniche presenti. La campagna stessa si rifà spesso a quanto fatto nella prima versione di Warzone, così come la maggior parte delle armi sono quelle già viste nel capitolo dello scorso anno.
Di conseguenza, al contrario, saremmo rimasti stupiti nel vedere un Modern Warfare 3 carente sotto questi punti di vista, proprio quando la maggior parte degli elementi che lo compongono è stato semplicemente preso da quanto fatto in passato. In conclusione, considerando proprio le enormi differenze qualitative tra le varie parti del gioco, vi chiediamo di prendere il voto che leggerete come una mera indicazione del valore dell’opera e che generalizza quello che Modern Warfare 3 è oggi. Uno sparatutto fantastico e che giocheremo per mesi, indubbiamente, ma oggettivamente pigro sotto quasi ogni punto di vista.