Call of Duty Black Ops 6 Recensione: nuovo slancio o semplice déjà-vu?

Una campagna breve, un multiplayer frenetico e uno Zombies ambizioso, ma il classico “fattore CoD” non sempre riesce a rinnovarsi del tutto. Ecco la recensione di Call of Duty: Black OPS 6!

Simone Lelli
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Simone Lelli
Editor in Chief
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri...
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Recensioni
Lettura da 10 minuti
7.5 Buono
Call of Duty Black Ops 6

Quando si tratta di Call of Duty, ogni anno ci si chiede se Activision saprà tenere vivo l’entusiasmo per una serie che, nel bene o nel male, ha plasmato più di un decennio di sparatutto in prima persona. Con Black Ops 6, la palla torna a Treyarch (in collaborazione con Raven Software) per un capitolo che prometteva cambiamenti audaci, un ritorno alle atmosfere cospiratorie della sottoserie e il classico pacchetto di modalità tra campagna, multiplayer e Zombies. Ma è davvero un’evoluzione significativa o un semplice rimescolamento di formule consolidate? Dopo diverse ore di test, ecco le nostre impressioni: un mix di novità intriganti e una sensazione di déjà-vu che potrebbe dividere i fan storici e i nuovi arrivati.

Tra spionaggio e action blockbuster

La tradizione di Black Ops vive e muore nella sua narrativa fatta di complotti, doppiogiochismo e questioni politiche inquiete. Black Ops 6 cerca di proseguire su questa linea, catapultandoci nei primi anni ’90, con un contesto che prende spunto dalla Guerra del Golfo e da tensioni geopolitiche tanto vere quanto rielaborate in chiave action. La storia vede un manipolo di agenti CIA e forze speciali impegnati a scongiurare i piani del misterioso gruppo noto come Pantheon, capace di infiltrarsi a vari livelli istituzionali.

La vera sorpresa risiede nella struttura delle missioni, più variegata del previsto. Si passa da frangenti stealth in cui penetrare in un casinò protetto come una fortezza, a sequenze di inseguimento su mezzi veloci che richiamano l’adrenalina tipica di Call of Duty. La miglior parte della campagna a nostro avviso è la missione ambientata in una lussuosa residenza, nella quale ogni membro del team gioca un ruolo specifico: c’è chi si infiltra nei sotterranei, chi rimane a gestire la sorveglianza, chi si avventura tra corridoi sfarzosi alla ricerca di prove incriminanti. È un design che dona ritmo all’azione e permette di vivere brevi momenti da film di spionaggio.

Purtroppo, la sceneggiatura non sempre mantiene quella tensione e l’ultima parte della storia devia bruscamente verso il tipico “corridor shooter” in cui bisogna purificare stanza dopo stanza dai nemici. Molti nodi narrativi vengono sciolti in modo affrettato, e la carica di mistero svanisce a favore di un finale piuttosto prevedibile, seppur spettacolare nelle sue sequenze esplosive. Il cast di personaggi storici di Black Ops (come Woods e Adler) e le new entry reggono bene la scena, ma manca quel colpo di genio capace di lasciare il giocatore a riflettere. Malgrado ciò, la campagna scorre piacevolmente in otto-dieci ore (a seconda del livello di difficoltà scelto), offrendo alcune tra le missioni più riuscite della serie negli ultimi anni.

Multiplayer: velocità, azione e Omnimovement

Se la campagna funge da antipasto, il piatto forte di ogni Call of Duty rimane storicamente il multiplayer. Qui, Treyarch introduce la discussa novità chiamata “Omnimovement”, ossia la possibilità di sprintare in ogni direzione e concatenare scatti, scivolate e tuffi in avanti, indietro o lateralmente. Sembra un dettaglio tecnico, ma rivoluziona i ritmi di gioco più di quanto si possa immaginare: la frenesia aumenta, gli scontri diventano quasi “coreografici”, con giocatori che si lanciano di lato mentre sparano e si muovono come in un balletto di proiettili. È una ventata di aria fresca, che svecchia la rigidità del classico “corri spara muori” e riporta in auge alcune sensazioni già provate nell’epoca dei jetpack (come in Advanced Warfare o Infinite Warfare), ma senza arrivare a quegli eccessi futuristici.

La presenza di Omnimovement trova un contesto particolare nelle 16 mappe iniziali di Black Ops 6, quasi tutte di dimensioni medio-piccole. Si va da minuscoli scenari dove è impossibile respirare per più di 10 secondi (tipo Stakeout, ambientata in un appartamento estremamente angusto) a un paio di mappe più aperte e interessanti come Skyline, ambientata in un attico di lusso con tanto di piscina e passaggi segreti. L’idea di Treyarch è chiara: enfatizzare il caos e il TTK (Time to Kill) rapido, tipico di CoD, in arene strette e piene di scorciatoie, condotti o vie d’acqua.

Il risultato è un multiplayer di grande immediatezza, ma potrebbe scontentare chi apprezzava mappe più estese, in grado di offrire momenti tattici e un respiro strategico maggiore (come accadeva nei “Ground War” o in modalità di ampio respiro). Al lancio, infatti, mancano modalità su larga scala che permettano di usare veicoli o di impostare linee di fuoco più dilatate: si parla solo di 6v6 e un pool di varianti (Deathmatch, Dominio, Cerca e Distruggi, etc.) su dimensioni contenute. Questo limita la varietà e spinge i giocatori a preferire armi veloci (SMG, fucili d’assalto a cadenza rapida), lasciando in disparte cecchini e mitragliatrici leggere.

Ciò detto, maneggiare le armi in Black Ops 6 rimane piacevolissimo. Treyarch ci ha abituato da anni a un feedback di fuoco ben calibrato, e anche qui troviamo ottimi effetti sonori, animazioni pulite e la giusta dose di rimbalzo. A corredo, si segnala un’interfaccia di gestione loadout finalmente snella: il sistema di perk è diviso in tre “classi” (danno, furtività e utilità) e se si sceglie di specializzarsi in una sola classe si ottiene un bonus ulteriore. È un piccolo incentivo a sperimentare e a creare combinazioni dedicate, soprattutto in abbinamento all’Omnimovement che aumenta la libertà tattica.

Zombies: la follia che non dorme mai

Il terzo pilastro del pacchetto è, ovviamente, la modalità Zombies, un grande classico di Treyarch fin dai tempi di World at War. Qui ritroviamo l’intramontabile formula: sopravvivere a ondate di non-morti sempre più aggressivi, accumulando punti per sbloccare armi più potenti e varcare nuove aree delle mappe. La novità consiste nella quantità di sistemi introdotti, forse persino eccessivi: Gobblegum (da Black Ops 3), perk potenziabili, rari potenziamenti alle armi, crafting, portali per passaggi segreti e un sistema di “ricerca” che permette di sbloccare abilità e miglioramenti extra.

Da un lato, questa mole di meccaniche può essere vista come un enorme parco divertimenti che regala a Zombies la sua versione più completa di sempre. Dall’altro, rischia di sopraffare i giocatori novizi, che potrebbero trovarsi spaesati di fronte a tutorial poco chiari e decine di menù. Chi conosce bene la storia di Zombies troverà spunti per scavare in quest secondarie, scoprire segreti e inseguire finali alternativi, mentre chi cerca un’esperienza più “popcorn” si scontrerà con un eccesso di sistemi che minaccia di rompere il ritmo.

Da un punto di vista strettamente ludico, però, uccidere zombie con le armi di Black Ops 6 rimane divertentissimo, soprattutto grazie al rinnovato sistema di movimento, che permette scatti e tuffi disperati mentre si evitano orge di non-morti. Zombies continua a essere il rifugio perfetto per le serate in cooperativa: con gli amici, diventa una fucina di risate e situazioni grottesche.

Qualità tecnica e performance

Dal punto di vista tecnico, Black Ops 6 si difende bene su console di nuova generazione, con caricamenti rapidi e frame rate solido (con qualche sporadica incertezza nelle mappe più affollate). Su PC, tuttavia, alcuni utenti segnalano problemi di ottimizzazione e un utilizzo eccessivo della GPU, con cali di frame quando si attivano certe impostazioni grafiche avanzate o upscaler (DLSS/FSR). Siamo di fronte a una situazione non insolita per CoD al lancio, e verosimilmente patch future miglioreranno la stabilità, ma chi ha un hardware non proprio di punta farebbe bene a informarsi sulle configurazioni consigliate.

Dal punto di vista artistico e audio, Treyarch si conferma un team in grado di confezionare un feeling di sparo coinvolgente: i suoni di impatto, le esplosioni e i dettagli ambientali negli scenari (parcheggi, appartamenti, rooftop…) sono curati e restituiscono la sensazione di un conflitto urbano prossimo all’esplosione. Peccato che la direzione artistica delle mappe non osi particolarmente: molte location risultano generiche (un appartamento, una piazza, un magazzino), con poche eccezioni memorabili come la citata Skyline o Lowtown con i suoi canali d’acqua.

Call of Duty Black Ops 6
Buono 7.5
Voto 7.5
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Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.