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Bright Recensione

Netflix ci porta sul piccolo schermo quello che nemmeno gli attori coinvolti sapevano sarebbe finito su tutti i tablet, cellulari, console e PC del pianeta: Bright è un film particolare, tanto quanto il nome che porta e la piattaforma scelta per la sua distribuzione. Il progetto è stato annunciato a marzo 2016, ponendosi come un “thiriller poliziesco con elementi fantasy“: ebbene il risultato è un manifesto all’uguaglianza, una critica verso il razzismo e la ricerca di un’appartenenza che spesso dimentichiamo.

Sotto La Divisa

Scott Ward è un poliziotto di Los Angeles alle prese con un matrimonio finito ed una figlia fin troppo sveglia: i suoi casini, oltre che economici, sono legati al suo nuovo collega di pattuglia, l’orco Nick Jakoby, il primo della sua razza ad indossare un distintivo in tutti gli Stati Uniti d’America. La strana coppia dovrà lottare contro nemici ad ogni angolo: nessuno vuole un orco vicino, figuriamoci averlo come compagno di squadra. Ecco il motivo per cui il rapporto tra Nick e Scott sarà davvero complesso e non si risolverà facilmente come molti di voi potrebbero pensare. La pellicola entrerà nel vivo quando i due ignari poliziotti accetteranno la chiamata per dei disordini in una casa nel ghetto messicano di L.A.: qui la situazione si complicherà tra proiettili, cadaveri in fiamme, elfi e la presenza di una bacchetta magica, l’arma più potente e pericolosa che potreste trovare nel distopico mondo urban fantasy di Bright. Non andrò oltre circa la trama, che si dipana in poco più di due ore di film con un ritmo quasi perfetto, con la giusta dose di ironia e battute che non guasta e la perfetta interposizione tra scene d’azione e di suspance che il film vi regalerà. Non mancheranno gli spunti per riflettere circa la vita e il mondo che ci circonda al di fuori dello schermo.

Cerchiamo Tutti Un Posto Nel Mondo

Bright ci presenta un mondo diverso dal nostro eppure così simile: gli Elfi sono i loro ricchi, vivono in quartieri altolocati, guidano auto di ultra-lusso ed in generale sono la classe dirigente del pianeta. I Nani vengono appena nominati ma in una scena si distingue perfino un Centauro poliziotto, gli umani coesistono con questa bio-diversità e gli Orchi sono la razza più odiata del pianeta: le etnie umane diventano irrilevanti, per tutti loro gli orchi sono come porci. Non nego che il film offre immensi spunti di discussione circa le differenze razziali, difatti le critiche mosse al nostro comportamento al di fuori dello schermo sono ben esposte: in più momenti il film mi ha ricordato il cult del 1988 Colors – Colori di Guerra, offrendomi la possibilità di specchiarmi contro pregiudizi e paure che spesso lasciamo al caso durante la nostra giornata; probabilmente al mondo di oggi serve questo, serve che sia un orco quello da odiare ma non dimentichiamo che cinquanta anni fa gli “orchi” avevano la pelle scura ed oltre duecento anni fa venivano deportati in catene su navi “elfiche” con draghi ricamati. Tornando alle vicende di Nick, l’orco non è voluto ne dai suoi simili ne tanto meno dai colleghi: il confronto con Scott è un contrasto continuo fatto di accettazione, rispetto e quello che potremmo quasi definire fratellanza. Nick desidera solo essere accettato, Scott vorrebbe liberarsene (almeno finché non vedrà se stesso negli occhi arancio dell’orco). I dettagli non sono mai lasciati al caso nella pellicola di Netflix, perfino il cognome di Scott la dice lunga sulla sua indole: Ward, che tradotto sta per “guardia” se usato come sostantivo o “proteggere/custodire” come verbo, rivela uno dei tanti duplici aspetti del film. In fondo in Bright si parla di questo, di custodire quello che può essere troppo per il mondo: la magia ad esempio, al pari della verità, a volte va nascosta per un bene più grande.

Le Cose Belle Finiscono Troppo Presto

Vi starete probabilmente chiedendo quale sia il problema in Bright: sebbene il film sia lungi dall’essere un baluardo di perfezione, la criticità più grossa la troviamo nella sua durata. Al netto di una recitazione ottima, il film soffre del mondo moderno in cui si trova: oggi la gente non legge più e le serie TV sono i libri del 2000; ebbene Bright sarebbe stata una serie perfetta, avrebbe dato modo di spiegare moltissime cose appena accennate che restano un po’ lasciate al caso, il che è un peccato perché il mondo che ci è stato mostrato ha moltissimo da offrire. Un plauso va fatto alla colonna sonora, sapientemente scelta e con musiche e testi che si adattano perfettamente allo spirito della pellicola. Bright è un film lucente, richiede probabilmente un paio di visioni per carpirne la profondità, ma in ogni caso non sarebbe tempo sprecato.

Tiziano Sbrozzi
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.

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