Team 17 ci riporta in quel mondo devastato ma ricco di miracoli con Blasphemous 2, seconda incarnazione del pluripremiato gioco in stile metroidvania, sviluppato da The Game Kitchen. Ancora una volta saremo chiamati a interpretare il Penitente, un’anima dilaniata dalla colpa che deve mondare il suo peccato con il sangue. In questa recensione vivrete l’orrore e la gloria di un metroidvania quasi perfetto, crudo e duro come pochi altri: ecco a voi Blasphemous 2.
Destati Penitente
All’alba di una nuova era presso la Citta del Nome Benedetto, giunge la lieta novella: il Cuore del cielo ricompare in cima alla città, proclamando l’avvento di un nuovo Bambino Miracoloso. Questa volta però, gli Spiriti Celesti non si sono fatti trovare impreparati e hanno prontamente risvegliato il loro boia santo: il Penitente, costretto a un ciclo di vita e morte eterna fin quando non monderà con il sangue la lordura del male che sta per risvegliarsi.
Sotto il profilo della storia di gioco, Blasphemous 2 si manifesta come il capitolo precedente e il suo DLC Wounds of Eventide, quest’ultimo il vero spunto per questa nuova incarnazione dei Peccati e del Penitente. In sintesi lo scopo del nostro eroe è quello di riconvertire quattro ex-Penitenti, resi folli dal male, e di conseguenza utilizzare il loro potere contro il capo supremo di quella confraternita, al secolo il più portentoso dei Penitenti reso schiavo del male sotto false promesse.
La narrazione avviene come il primo capitolo, o come un soulslike se volete, con brandelli di informazioni nascoste nei dialoghi, negli scritti o sulle statue che si incontrano man mano che si procede. Tutto sommato c’è spazio per una ricostruzione minuziosa degli eventi, ma non fatevi illusioni: la storia è abbastanza lineare, con qualche inganno qua e là, nulla di trascendentale seppur godibile.
La Fede non è la tua unica arma
Il Penitente ha dalla sua un’arma incrollabile: la sua Fede, da cui tra ispirazione ed energia, ma senza lo strumento giusto non sconfiggerà nessuno. All’inizio della sua crociata gli verrà chiesto quindi di scegliere un’arma, a differenza del primo capitolo dove c’era una spada ad accompagnarlo in questo viaggio, qui ci sono ben tre elementi del tutto nuovi.
- Veredicto – Un mazzafrusto con un Turibulo gigante al posto della classica palla ferrata. Tale arma è in grado di prendere fuoco e infliggere ingenti danni ai nemici, per contro è molto lenta sebbene abbia un discreto arco d’attacco.
- Sarmiento e Cantella – Due spade velocissime e fulminee, ideali per attacchi rapidi e parate precise. Colpendo più volte è possibile elettrificare i propri attacchi e aumentarne il danno. È in grado di teletrasportare il Penitente se utilizzata su degli specchi presenti nel suo pellegrinaggio.
- Ruego Al Alba – Un falcione seghettato, è l’arma più versatile del gioco, non lenta ma nemmeno troppo veloce, con un danno medio rispetto alla prima e più alto rispetto alla seconda. Scendendo in picchiata è possibile distruggere elementi di gioco come alberi che bloccano il passaggio.
L’Arsenale di Penitenza è potenziabile attraverso i Ricordi dell’Arma, un intricato sistema che si svolge sbloccando i poteri intrinseci dell’arma, che possono tradursi in attacchi nuovi, o potenziamento del danno, della difesa, e molto altro che non vi sveleremo. Ogni arma ha tre livelli di esperienza, ciascuno contenente dai 5 ai 6 ricordi possibili, potenziabili tramite i Marchi del Penitente che si ottengono sia tramite l’uccisione dei Boss di gioco, sia tramite l’accumulo delle uccisioni di nemici comuni.
I Marchi saranno la valuta principale per potenziare elementi come la Pala d’Altare dei Favori, un luogo dove istoriare sculture che donano abilità passive al Penitente, sempre presso la Città dal Nome Benedetto, che funge da hub principale per il pellegrinaggio del protagonista.
Nessun pellegrinaggio sarebbe lo stesso senza delle Preghiere adatte: ebbene il Penitente può contare su un arsenale di preghiere (magie) che si risolvono in Versetti, ovvero colpi rapidi e precisi o Canti, ovvero preghiere più lunghe ma con effetti più incisivi e molto spesso ad area.
Non manca, in Blasphemous 2, il tanto agognato Rosario con i suoi Grani che il penitente potrà comporre a suo piacimento. Questi elementi contribuiscono in genere alla difesadel Penitente in maniera passiva, oppure al ritrovamento di più risorse di gioco, come le monete di scambio, che possono essere utilizzate dai vari mercanti che si incontrano.
Le bossfight sono intriganti e complesse, proprio come in un soulslike che si rispetti, il Penitente dovrà imparare a memoria i pattern di attacco del nemico, pena la morte e resurrezione qualora non venisse fatto a dovere. Per aiutarlo ci saranno le sue pozioni che possono essere aumentate presso la dama dei Calici.
Pellegrinaggio non lineare
L’avventura del Penitente in Blasphemous 2 è peculiare e personale: al netto di barriere non valicabili il giocatore può procedere come più gli aggrada, senza dimenticare muri fantasma e scorciatoie semi-nascoste.
Blasphemous 2 si erge come un’opera ispirata, perfetta sotto il profilo artistico che rende tutto il viaggio appagante alla vista, manicale nella sua fluidità. Interessanti i filmati di gioco che sono delle vere e proprie animazioni, che ricordano lo stile di Castlevania prodotto da Netflix, obbiettivamente un chiaro richiamo da parte della produzione che non rinuncia alla perfezione nemmeno in questo.
Difetti di gioco non ce ne sono, in senso stretto: forse l’unica cosa recriminabile è il costringere il giocatore all’uso di una determinata arma per ogni boss, il che rende interessante l’azione da un lato, mentre dall’altro potrebbe dar fastidio. La difficoltà del gioco è opzionabile, ma anche a “normale” si sente come la taratura sia leggermente più alta della media. Il dado è tratto: buon pellegrinaggio Penitenti.