Quello horror è un genere videoludico che l’industria ha perennemente sfruttato in ogni modo possibile e immaginabile. Questi ultimi anni in particolare hanno visto un vero e proprio proliferale d’esperienze votate a spaventare il pubblico, con risultati spesso imbarazzanti ma rivelatisi comunque dei successi mediatici e commerciali grazie a streamer e youtuber di successo. Tra i milioni di sviluppatori indie privi di qualsivoglia guizzo creativo e desiderosi solo di guadagnare quindici minuti di gloria, capita però d’imbattersi anche in team talentuosi e potenzialmente capaci di portare alla luce prodotti traboccanti di carisma.
È questo il caso di Bloober Team, software house polacca che fin dalla sua prima produzione ha saputo spaccare violentemente il pubblico, tra fan adoranti e videogiocatori ben più critici. Le diverse opere portate alla luce dalla società hanno infatti sempre sfoggiato un art design splendido accostato a un mood orrorifico da pelle d’oca, colonne portanti di prodotti che però si sono sempre caratterizzati per componenti ludiche povere e poco intriganti, un estenuante dualismo che per anni ha impedito alla società di spiccare quel balzo in avanti che molti si sarebbero potuti aspettare.
Quando però il team di sviluppo ha presentato ufficialmente il suo Blair Witch durante la conferenza Microsoft dell’E3 scorso, in molti hanno intravisto in quel breve video un’esperienza che non sembrava solo bella da vedere ma anche appassionante da giocare. Dopo mesi di rumor, trailer e dichiarazioni varie, anche noi di Game Legends abbiamo potuto finalmente toccar con mano l’ultima fatica di Bloober Team e ora siamo pronti a darvi il nostro giudizio finale a riguardo.
La foresta degli orrori
L’anno che corre è il 1996, siamo in una strada immersa nella fitta vegetazione quando ecco comparire una macchina che rompe il soave silenzio della zona. Alla sua guida vi è Ellis, un ex poliziotto dal passato burrascoso messosi alla ricerca di un bambino misteriosamente scomparso nel corso delle ultime settimane, il tutto insieme al suo fidato compagno a quattro zampe Bullet, cane dall’eccellente fiuto che sarebbe pronto a seguire il suo padrone ovunque. Partendo da questa semplice premessa avrà inizio un viaggio nel cuore della disperazione e della follia, un’estenuante corsa per la redenzione ma ricca di peccaminose tentazioni e pericoli nascosti in ogni angolo della terrificante foresta in cui saremo rinchiusi. Narrativamente parlando, Blair Witch è un’opera che fa sfoggio di una sequela imbarazzante di cliché tipici per il genere, un continuo di situazioni e avvenimenti visti e rivisti in mille altre opere, con Ellis in particolare che rappresenta lo stereotipo del genere horror per eccellenza, un uomo la cui vita è stata segnata da tutti i traumi possibili e immaginabili, con una relazione amorosa allo sfascio e oramai chiusosi in sé stesso.
Eppure, di contro, le vicende si fanno seguire con piacere dall’introduzione fino ai titoli di coda tra colpi di scena, momenti al cardiopalma e fasi più riflessive. La sceneggiatura riesce così a tenersi in piedi con le sue gambe mantenendo più volte il giocatore di turno con il fiato sospeso e il desiderio di scoprire come andranno concludendosi le vicende del nostro alter-ego digitale. Eppure non sempre tutto è andato come da programma e in varie occasioni abbiamo avvertito una palpabile mancanza di ritmo, lunghe fasi di gioco in cui ci siamo ritrovati a muoverci a ritroso ritroso tra un luogo e l’altro senza che però accadesse nulla di realmente interessante. Proprio in ragion di ciò, la componente più spiccatamente horror dell’opera vive d’alti e bassi, tra momenti di tensione e altri piuttosto poveri, il tutto affiancato da una sequenza finale particolarmente riuscita dove il team si è voluto sbizzarrire. La vera colonna portante dell’intera avventura si riassume però nella gigantesca foresta di Black Hills, un luogo tanto splendido da scoprire quando il Sole è alto nel cielo, quanto terrificante da esplorare nel cuore della notte più nera, un labirinto tetro e asfissiante dove andremo vivendo un incubo fatto di flashback e scene oniriche in cui realtà e fantasia andranno fondendosi tra loro senza soluzione di continuità. Come se ciò non fosse già abbastanza, gli sviluppatori hanno inoltre optato per una struttura a finali multipli dove le nostre azioni in-game avranno un certo impatto sul modo in cui il nostro viaggio giungerà alla sua conclusione, il tutto tramite una serie di scelte tutt’altro che nette e ben distinguibili, un susseguirsi di fumose decisioni che in alcuni casi potremmo prendere senza neanche rendercene conto.
Il miglior amico dell’uomo
È però sotto il profilo più propriamente ludico che Blair Witch ha saputo sorprenderci, il tutto grazie a una struttura di gioco ben più complessa e stratificata rispetto a quanto visto con le precedenti produzione targate Bloober Team. Come facilmente immaginabile, ciò che spicca più di tutto il resto è proprio il nostro cane, un prezioso alleato che in-game si è rivelato un vero e proprio co-protagonista a tutto tondo, un amico a cui ci affezioneremo lentamente ma inesorabilmente. Fin dai primissimi istanti in-game, infatti, ci verrà data la possibilità d’interagire con Bullet in vari modi, magari chiedendogli di trovare qualche pista da seguire o, ancora, di cercare oggetti d’interesse nei paraggi. Non di rado capiterà di vedere Bullet prendere l’iniziativa, ma spesso e volentieri dovremo usare il menù apposito per impartirgli qualche comando, tra i quali figurano anche la possibilità di coccolarlo e di dargli qualche biscottino. Nel mentre che giocheremo sarà importante assicurarsi di trattare il nostro fido compagno nel migliore dei modi possibili, accarezzandolo quando avrà compiuto qualche azione e ricompensandolo nel caso in cui dovesse scoprire qualche importante dettaglio. A seconda del nostro atteggiamento nei suoi confronti, infatti, non solo potremo osservare un effettivo impatto sul finale delle vicende, ma lo stesso Bullet si comporterà diversamente nei nostri confronti, magari rimanendoci vicino nei momenti di pericolo o ignorando totalmente i nostri ordini.
Criptici arbusti
Tra un comando e l’altro, però, il gioco non disdegnerà neanche fasi investigative in cui lanciarsi nella raccolta di utili documenti per comprendere meglio la lore che ruota attorno al bosco di Black Hills e puzzle game di varia natura. Parlando proprio d’enigmi, figura in particolare la presenza di alcune cassette contraddistinte da un nastro rosso utilizzabili in accoppiata con la nostra videocamera per manipolare la realtà. Andando avanti o indietro tra le registrazioni e fermando il video al momento giusto potremo infatti cambiare in tempo reale il mondo di gioco, ottenendo così importanti oggetti o liberando passaggi altrimenti bloccati, un’idea indubbiamente simpatica e che aiuta a immergere ancor di più il giocare nel mood creato dal team di sviluppo. Infine non mancheranno di fare la loro apparizione tutta una serie di pericolose creature da dover affrontare in vari modi, tra esseri visibili solo tramite la luce a infrarossi della nostra videocamera e veloci mostri da dover colpire con il fascio di luce della nostra fidata torcia, il tutto facendoci guidare dai guaiti di Bullet. Il risultato finale è un connubio di piacevoli idee in grado di diversificare un’esperienza che altrimenti sarebbe risultata terribilmente monotona, una produzione che non punta mai a sorprendere con scelte di design particolarmente uniche ma comunque mostratasi sempre piuttosto fresca e divertente.
Eppure, di contro, non tutto è andato come preventivato e analizzando un po’ più a fondo la produzione ci è capitato d’incappare in qualche brutto scivolone. In più di un’occasione, infatti, dovremo muoverci in zone della foresta relativamente ampie cercando di trovare la strada giusta per proseguire nell’avventura, fasi di gioco estremamente snervanti in cui la totale mancanza di qualsivoglia indicazione ci ha portato spesso e volentieri a girare in tondo più e più volte senza avere la benché minima idea di dove dovessimo andare. Peggio ancora, il gioco soffre per una struttura dei Game-Over totalmente inutile e per un intelligenza artificiale del nostro cane piuttosto ballerina. La maggior parte delle volte Bullet si comporterà esattamente come da programma eseguendo perfettamente i nostri ordini, ma in alcune occasioni ci è capitato che facesse totalmente di testa sua, incartandosi sul posto, scappando nella vegetazione o rimanendo incastrato in qualche angolo della mappa. Da un punto di vista più squisitamente tecnico, Blair Witch vive di alti e bassi, con un lavoro generale che su PC non fa mai gridare al miracolo, affiancato però dalla solidissima direzione artistica a cui i ragazzi di Bloober Team ci hanno ormai abituati. Di grande impatto si è invece rivelato il comparto sonoro, con un doppiaggio inglese d’ottimo livello affiancato a una campionatura dei suoni semplicemente perfetta, un meticoloso lavoro che ha contribuito a immergerci ancor di più nella spettrale foresta di Black Hills.