Black Adam – Recensione, la furia di Teth Adam

Black Adam arriva al cinema in una pellicola che ha quel gusto di cinecomic anni '90 ma con quel tocco in più che solo The Rock poteva regalarci.

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor Recensioni Lettura da 8 minuti
7.5
Black Adam

Il mondo dei supereroi DC è allo sbaraglio: siamo abbastanza certi che vi sarete sentiti dire questa cosa innumerevoli volte. Probabilmente l’avete anche pensata voi stessi. Dopo una turbolenta partenza, l’universo cinematografico dipinto da Warner Bros sembra aver trovato la sua giusta dimensione, là dove i film corali non sembrano essere il piatto migliore, i film stand alone con un unico eroe al centro della scena sembrano essere quelli migliori. Non a caso Aquaman e Man of Steel sono stati ottimi prodotti, accolti bene da critica e pubblico così come lo è stato Shazam!, pellicola nettamente più recente delle altre citate. Questa volta è il turno di Black Adam, interpretato niente meno che da Dwayne “The Rock” Johnson.

Shazam, nell’oscurità

Prima di tutte le civiltà oggi conosciute, prima ancora che fossero incise le tavole Sumere, ce n’era un’altra, quella di Kahndaq, ed era una civiltà avanzatissima che con eserciti, mistici e Re dominavano un lembo di terra tra deserti e montagne. Un giorno il despota del luogo si mise alla ricerca di un minerale rarissimo, che pare fosse originario solo del Kahndaq, e per trovarlo schiavizzò tutto il suo popolo. Il popolo dopo aver assecondato proprio Re, trovò la forza per ribellarsi grazie ad un eroe che salvò la popolazione. Quell’eroe era Teth Adam, un essere semi-divino che sconfisse il despota ma scomparve per oltre cinquemila anni dopo quell’evento.

Oggi il Kahndaq è attanagliato dalla morsa di mercenari super attrezzati che tengono sotto scacco la popolazione, come fossero al tempo del Re di cinquemila anni fa: ancora una volta il popolo invoca il suo protettore che, sebbene risponderà alla chiamata, non sarà esattamente il fulgido esempio di bene che il popolo si aspettava: Black Adam non è certamente un’eroe positivo come i classici Superman o la Principessa delle Amazzoni. Il film segue la metrica di una pellicola degli anni ’90: presentazione degli antefatti, arrivo dell’eroe, presa di coscienza del nemico, redenzione dell’eroe e poi climax, ma sta volta lo svolgimento ha qualcosa di diverso, lasciando spazio a diverse ombre sotto una fioca luce.

Potenza bruta

Black Adam (The Rock) è sfrontato: è come una valanga che ti frana addosso e che sembra essere immune a qualsiasi attacco; va per la sua strada, distruggendo e calpestando tutto ciò che si trova su suo cammino. Non c’è spazio per i piani o per le strategie: Teth Adam (il nome originale del protagonista) è alla stregua di un dio Egizio dai quali prende i poteri che sono:

  • S: la resistenza di Shu che lo rende virtualmente invincibile, capace di non aver bisogno di mangiare, respirare o dormire. Può vivere nello spazio senza problemi.
  • H: la rapidità di Heru che gli consente di volare o librarsi a velocità ipersonica (1226km/h ovvero Mach 5) senza limiti di tempo. Ha dei riflessi altrettanto rapidi.
  • A: la sua forza è dovuta a Amon, rendendolo di fatto una delle persone più potenti del pianeta, capace di piegare l’acciaio, sollevare oggetti immensi con il minimo sforzo. Perfino quando è stanco o indebolito, la sua forza è tale che gli consente di sollevare almeno 100 tonnellate.
  • Z: la sua saggezza è presa da Zehuti che gli dona oltre ad una smisurata intelligenza, l’accesso a diverse dottrine come tattiche di guerra dei migliori strateghi che hanno calcato il suolo terrestre, una memoria edetica capace di ricordare alla perfezione qualsiasi cosa abbia visto, sentito o letto anche solo una volta, matematica di alto profilo, e infine ma non per ultima la chiaroveggenza che gli dona consigli spontanei quando osserva una situazione o un oggetto.
  • A: Il potere di Aton gli consente di scatenare fulmini mafici da tutto il corpo, consentendogli anche di viaggiare attraverso altre dimensioni qualora lo desiderasse. Può tele trasportarsi alla Roccia dell’Eternità (luogo dove ha ricevuto i suoi poteri) quando lo desidera.
  • M: il coraggio che possiede gli viene donato da Mehen, il gran-serpente egizio. Grazie a questo potere il suo fulmine può essere usato per guarire sé stesso o le persone che desidera. Virtualmente invulnerabile al controllo mentale, il potere di Mehen rende il nostro eroe estremamente determinato e capace di dare il meglio di se proprio quando tutte le probabilità sono a suo sfavore.

Una sorta di grazia divina pervade la sua vita, questa lo guida nelle sue scelte. Ultima cosa, ma non ultima: finché Teth Adam resta nella forma di Black Adam, di fatto non invecchia ed è per questo immortale.

Per accedere a tutti questi poteri, Black Adam non deve far altro che pronunciare la parola Shazam, nome del mago che risiede nella Roccia dell’Eternità che diede accesso ai poteri anche a Capitan Marvel, meglio conosciuto con l’omonimo nome del mago. A fronteggiare questa potenza incommensurabile c’è Hawke Man (Adis Hodge), un uomo che possiede uno strano metallo chiamato NTH ed ha con se una brigata di personaggi – ovvero la Justice Society inviata da Amanda Waller (Viola Davis) – per fermare la minaccia di Teth Adam. Il nostro “eroe” non ha molto tempo per pensare, chiuso tra due fuochi, e diviso tra il senso del dovere nel salvare il suo popolo dalla morsa dei mercenari ed il dover gestire Hawke Man e compagni.

Indomito

Black Adam è davvero una potenza inarrestabile, difficile da gestire in una pellicola che però riesce là dove poteva essere un fallimento annunciato. Per certi versi è più difficile da gestire di Superman, avendone moltissimi tratti in comune.

Dwayne Johnson si conferma un attore fuori dal comune, capace di farsi valere per i muscoli (che ha e sono tutti i suoi) e per la sua spiccata espressività che colpisce forse più duro del suo personaggio, regalandoci umanità anche dove non dovrebbe esserci. Il film è una bella fotografia per un inizio, l’avvio di una storia che si aggiunge alle altre già esistenti e citate a inizio recensione. Non ci sono battute demenziali, il film riesce a prendersi sul serio con una leggerezza sottile, sembra in tutto e per tutto un fumetto di Black Adam: nel caso non vi fosse mai capitato di sfogliarne uno, sappiate che è davvero carta stampata in movimento. Ora la vera domanda è questa: riuscirà la Warner a gestire al meglio un personaggio tanto delicato? Lo scopriremo a breve.

Black Adam
7.5
Voto 7.5
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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.