Di Biomutant vi abbiamo già parlato con una recensione al lancio originale del titolo, avvenuto lo scorso anno. Un lancio decisamente infelice per tutta una serie di motivi tecnici, in primis un feedback nei combattimenti davvero pessimo e una generale mancanza di polishing. Parliamo comunque di un gioco molto vasto realizzato da un team di persone davvero ristretto, quindi l’aria generale era quella di dare fiducia agli sviluppatori confidando in aggiornamenti e miglioramenti futuri. Ne sono stati promossi i contenuti, indubbiamente positivi e con buone idee di Game Design, rimanendo appunto con la riserva per l’aspetto tecnico. A distanza di più di un anno, con la versione Next Gen di Biomutant, possiamo confermare la positività della prima recensione con i tanto attesi ritocchi tecnici? No, purtroppo no.
Biomutant, problemi tecnici anche su Next Gen
Biomutant era uno degli Action Rpg più attesi della scorsa annata videoludica, dopo una lunghissima attesa fatta di rinvii e addirittura qualche dubbio sulla sua effettiva uscita. Si tratta di un titolo sviluppato da una ventina di persone, che non sono pochissime ma nemmeno abbastanza per un gioco di questa portata. Quando Biomutant uscì l’anno scorso lo fece con idee di Game Design convincenti ma con moltissimi problemi tecnici, gravi e strutturali, che ne compromisero la godibilità sotto molti punti di vista. Si decise comunque di dar fiducia al progetto, noi in primis lo abbiamo fatto con la prima recensione, soprattutto considerando che gli sviluppatori stessi affermarono che c’era l’intenzione di risolvere ogni criticità possibile.
Più di un anno dopo, pressoché nessuno dei problemi tecnici della prima versione del gioco è stato risolto, sicuramente non quelli più gravi in assoluto. Per chi non conoscesse l’entità del problema più discusso, ossia quello del feedback durante i combattimenti, cerchiamo di spiegarlo nel modo più semplice possibile. In pratica ogni volta che si manda a segno un colpo parte un audio molto basso e smorzato, a malapena percettibile, al punto che viene il dubbio di aver inserito correttamente o meno gli auricolari al pad. La sensazione che si ha è di sentire il rumore dei colpi sott’acqua e con forti problemi di udito, quindi oltre che poco funzionale è anche fastidioso. Questo macro problema va a legarsi a tutta una serie di altri difetti, in primis quello della mancanza di lock automatico dei bersagli.
Se avete giocato titoli di stampo action con lock automatico, per intenderci un po’ come succede in Genshin Impact, saprete che tendenzialmente i colpi vengono indirizzati autonomamente dal personaggio, in base a dove è girato e qual è il nemico più vicino al suo “raggio visivo”, per così dire. In Biomutant non accade nulla di tutto questo, bisogna di fatto indirizzare autonomamente il personaggio o colpirà costantemente il nulla assoluto. Sono dettagli molto importanti che fanno enormemente la differenza. Combattere in Biomutant può risultare tremendamente fastidioso e frustrante, proprio per colpa di questo sistema di combattimento totalmente incapace di restituire feedback e di agevolare un minimo il giocatore. Per citare una considerazione di alcuni utenti online, “è la stessa sensazione di quando si prendono a pugni le tende di una finestra“, sai che stai colpendo qualcosa, ma la sensazione è in parte quella di star colpendo il vuoto.
In questo disastro completo – perché di disastro si parla se in un action il combattimento non funziona da nessun punto di vista – almeno è stato migliorato un minimo l’input lag su console. Abbiamo provato la versione Next Gen di Biomutant su PS5, per questa recensione, e rispetto alla versione PS4 sembrerebbe essere leggermente più responsiva. Non è nemmeno troppo una questione legata all’uso del Dualsense, di per sé più responsivo del Dualshock 4, perché la versione PS4 di Biomutant l’abbiamo comunque fatta girare su PS5. Parlando di Dualsense, è impossibile chiudere il discorso del gameplay senza parlare dell’ottimizzazione per il pad di PS5. Feedback Aptico e Grilletti Adattivi fanno il loro lavoro ma non è nulla oltre l’utilizzo base che ne fanno tanti altri giochi. Perlomeno quelli funzionano correttamente.
In definitiva, dal puro punto di vista tecnico, Biomutant è rimasto un titolo assolutamente insufficiente e, a distanza di più di un anno, non è tollerabile che non siano state fatte le doverose modifiche e correzioni. In un gioco come questo il gameplay ha un ruolo molto importante, e se viene a mancare di solidità cade tutto il castello di carte. Il sonoro continua a essere insufficiente, la grafica seppur gradevole non fa di certo urlare al miracolo (nemmeno con il 4K) e la modalità Performance non sempre restituisce un framerate granitico. Se nella prima analisi (la trovi cliccando qui) eravamo stati più clementi con Biomutant alla luce delle attenuanti citate a inizio recensione, stavolta siamo costretti a bocciare il titolo definitivamente.
La bocciatura però, badate bene, va e deve essere intesa come tale solo per Biomutant, perché i ragazzi dietro a questo progetto hanno dimostrato che le idee le hanno, che una linea di progressione convincente la sanno realizzare e che dal punto di vista del puro game design sono in gamba, al netto di qualche imperfezione che non potrà che essere limata con l’esperienza. Che Biomutant possa esser loro d’aiuto per aggiustare il tiro la prossima volta, magari con un progetto meno ambizioso, più inquadrato e soprattutto tecnicamente impeccabile. Perché Biomutant con un combat system funzionante sarebbe anche da 8, ma senza un gameplay anche solo lontanamente godibile, è un gioco che non funziona appieno.