La saga di Assassin’s Creed ha sempre avuto un’anima in costante mutamento, capace di spostarsi fra epoche storiche e luoghi geograficamente lontani, esplorando civiltà e culture diverse. Sin dal suo debutto, la serie ha mostrato un’enorme voglia di raccontare storie, sfruttando il connubio tra finzione e riferimenti storici. Eppure, nonostante le numerose ambientazioni che hanno affascinato milioni di giocatori – dalle Crociate al Rinascimento italiano, passando per la Rivoluzione Americana, l’Egitto tolemaico e la Grecia antica – c’era sempre una voce di corridoio costante: “Quando arriverà un capitolo in Giappone?”.
Nel corso degli anni, gli easter egg scovati dai fan all’interno delle memorie di Desmond Miles e negli archivi della Abstergo non hanno fatto altro che alimentare l’attesa, lasciando presagire una possibile incursione del marchio in terra nipponica. Con Assassin’s Creed Shadows, il momento tanto desiderato è finalmente arrivato. Questo titolo rappresenta infatti un ulteriore passo in avanti per Ubisoft, che tenta di coniugare la tradizione del brand con una nuova visione, immersa nel fascino del Giappone feudale.
Benvenuti nell’epoca Sengoku
La scelta di ambientare il gioco nel periodo Sengoku, l’era di Oda Nobunaga, è stata accolta con grande entusiasmo: si tratta di uno dei momenti più tumultuosi e affascinanti della storia giapponese, in cui il potere dei daimyo era in costante competizione e la cultura dei samurai e dei ninja fioriva in tutta la sua complessità. Ubisoft, con grande perizia, è riuscita a trasmettere l’atmosfera di un’epoca in bilico tra ordine e caos, contraddistinta da guerre feudali e intrecci politici.
L’impatto visivo con le campagne, i villaggi e i maestosi castelli dell’epoca risulta sorprendentemente curato, e i riferimenti alla filosofia nipponica si riscontrano non solo nell’architettura, ma anche nei piccoli dettagli della vita quotidiana. Dai mercanti nei mercati a bordo strada, ai monaci che pregano nei templi shinto, fino ai campi di riso circondati dalle montagne, tutto risponde a una logica che mira a restituire la bellezza e la complessità di quei secoli lontani. Le stagioni si alternano, portando variazioni sostanziali al paesaggio: dalle foglie rosse dell’autunno fino alle abbondanti nevicate invernali, il mondo di gioco muta in maniera affascinante, mettendo in risalto i colori e le tonalità tipiche di ciascun periodo.

Trama e narrazione: una caccia tra le ombre
Dal punto di vista narrativo, Assassin’s Creed Shadows adotta una struttura che richiama i primi capitoli della serie, in cui la ricerca di un gruppo di individui da assassinare costituiva l’ossatura principale del gameplay. I fan di vecchia data ritroveranno quel senso di progressione legato allo scovare e spuntare uno a uno i nomi sulla lista dei bersagli da eliminare. Tuttavia, questa volta, il tutto viene arricchito da una mole di missioni secondarie e attività extra che non appaiono come semplici riempitivi, ma che raccontano piccole storie e retroscena capaci di farci immergere ancora di più nella realtà del Giappone feudale.
La ricerca delle informazioni necessarie per localizzare i bersagli non è più automatica: non troveremo un’icona gigante sulla mappa che ci indichi con precisione la posizione dell’obiettivo. Al contrario, dovremo ascoltare voci di corridoio, investigare nelle zone di interesse e raccogliere indizi da vari PNG sparsi per il mondo di gioco. Questa scelta stilistica inizialmente risulta appassionante, perché spinge il giocatore a guardare il mondo con occhi diversi, scandagliandone ogni angolo alla ricerca di prove. Con il passare delle ore, però, il rischio di incorrere in una certa ripetitività è presente, soprattutto quando le informazioni non si trovano e si passano interi minuti a perlustrare aree già battute. In compenso, la trama principale non delude, anzi: l’intreccio di lotte intestine, tradimenti e alleanze nella turbolenta epoca Sengoku regala momenti di grande tensione e colpi di scena ben orchestrati.

Due protagonisti, due stili di gioco
La grande novità di questo capitolo è la presenza di due personaggi giocabili: Naoe e Yasuke. Entrambi sono dotati di motivazioni, backstory e personalità ben distinte, ma soprattutto offrono approcci di gameplay radicalmente differenti.
Naoe rappresenta l’archetipo dell’assassino in stile classico: movimenti silenziosi, tecniche di infiltrazione e uccisioni letali. Prende in prestito dai ninja l’agilità e la padronanza delle armi leggere, come kunai e shuriken, pur mantenendo l’essenza dell’Assassino tipica della serie. Si arrampica sui tetti con naturalezza e riesce a sfruttare gli elementi dello scenario per cogliere di sorpresa i nemici.
Dall’altro lato, Yasuke è il personaggio votato all’azione diretta: armato di katana pesanti e con uno stile di combattimento più frontale, non teme lo scontro e affronta i nemici a viso aperto. Sebbene mantenga alcune possibilità di stealth, la sua attitudine alla battaglia risulta evidente fin dai primi momenti. Questo dualismo crea un’inaspettata varietà di approcci, e in molti casi il giocatore può decidere se agire nell’ombra oppure farsi strada con la forza.
Il passaggio da un personaggio all’altro avviene in modo piuttosto libero, anche se alcune missioni principali impongono l’uso esclusivo di uno dei due per ragioni narrative. Questa scelta progettuale garantisce una maggiore profondità all’esperienza di gioco: non si tratta solo di due differenti mosse speciali, ma di vere e proprie modalità di interpretazione del mondo di Assassin’s Creed Shadows.

Equipaggiamento e personalizzazione
Un aspetto che negli ultimi anni ha caratterizzato sempre di più la serie di Ubisoft è la componente ruolistica, e questo titolo non fa eccezione. Armi, armature e oggetti presentano differenti gradi di rarità e offrono bonus specifici che possono incidere in maniera significativa sullo stile di combattimento. Il fabbro della nostra base operativa permette di potenziare l’equipaggiamento, introdurre gemme speciali e personalizzare l’estetica dei personaggi.
Proprio la base operativa è uno dei punti focali del gameplay: non si tratta di un semplice luogo statico, ma di uno spazio che cresce con noi, si arricchisce di nuove strutture e offre servizi sempre più completi. Oltre al fabbro, possiamo aggiungere un mercante di spezie, una sala dell’addestramento, un orticoltore per la raccolta di erbe mediche e molte altre migliorie che ne espandono l’utilità. Questo sistema evolve di pari passo con il progredire nella storia, e invita a esplorare il mondo per raccogliere risorse necessarie all’espansione.
Le risorse stesse possono essere ottenute in vari modi: oltre al classico loot dai nemici sconfitti o rinvenuto in casse nascoste, è possibile avvalersi delle vedette, piccoli avamposti o guardiani presenti in determinati punti della mappa. Questi ci offrono ricognizioni e materiali che semplificano la vita, ricaricandosi a ogni cambio di stagione. Se da un lato la divisione in stagioni influisce esteticamente, mostrando i mutamenti del paesaggio e dando un’impronta più dinamica al mondo di gioco, dall’altro il loro impatto sul gameplay rimane piuttosto limitato, riducendosi quasi esclusivamente a un reset delle vedette.

Missioni secondarie e attività collaterali
La mole di contenuti inseriti in Assassin’s Creed Shadows è davvero imponente. Oltre alla campagna principale e alla caccia agli obiettivi, il gioco offre un ventaglio di missioni secondarie che vanno dal recupero di artefatti unici alla liberazione di villaggi oppressi da daimyo locali. Tante di queste storie minori si rivelano ben scritte e raccontano frammenti di vita giapponese, conferendo spessore alle vicende personali di personaggi che, nel passato della serie, sarebbero stati semplici comparse.
Menzione particolare meritano le sfide stealth, che mettono a dura prova le abilità di infiltrazione di Naoe, così come le missioni di conquista più adatte allo stile di Yasuke, dove la forza bruta diventa l’arma prediletta. Ovviamente, non mancano i riferimenti a tematiche più squisitamente religiose e culturali, come i pellegrinaggi ai templi o la partecipazione a festival tradizionali.
In un contesto così ampio, sorge spontanea la domanda: “non rischia di diventare ripetitivo?” La risposta è duplice: da una parte, la varietà di situazioni e di location gioca a favore del titolo, dall’altra è innegabile che, essendo un open world così vasto, certi incarichi possano diventare ridondanti per il giocatore che decide di voler completare al 100% tutte le attività offerte. Tuttavia, la costruzione del mondo appare coerente e organica, e la narrazione riesce a dare un senso di continuità anche alle quest più marginali.

Libertà di esplorazione e limiti di crescita
La mappa di Assassin’s Creed Shadows è notevole per estensione e varietà, spaziando tra città fortificate, campagne sterminate, montagne imponenti e baie costiere. All’inizio, tuttavia, potrebbe risultare impossibile accedere a certe aree, sia per via del livello elevato dei nemici, sia perché la storia richiede di sbloccare gradualmente le zone. Il sistema di progressione per livelli, ereditato dai recenti capitoli della saga, insiste sulla necessità di potenziare il personaggio per poter affrontare sfide sempre più ardue.
La mancanza di una barra della stamina – novità discussa tra i fan – agevola sicuramente gli spostamenti e rende più immediate le fasi di parkour e combattimento. D’altro canto, chi ama la sfida realistica potrebbe trovare la scelta un po’ semplificante. In generale, il titolo punta su un compromesso tra realismo e divertimento, rimanendo fedele a una filosofia di design che non vuole penalizzare troppo l’esplorazione libera.

Qualità grafica e comparto tecnico
Sul fronte tecnico, Assassin’s Creed Shadows si presenta con un comparto grafico di alto livello, capace di stupire in molte situazioni: i giochi di luce sugli edifici in legno, le texture dei kimono e delle armature e la cura riposta nei volti dei personaggi principali mostrano un passo in avanti rispetto a capitoli precedenti. Tuttavia, non si può negare una certa disomogeneità fra diverse cutscene e alcune fasi di gioco: pare che il lavoro sia stato affidato a più team, con inevitabili differenze nello stile e nel livello di dettaglio.
Da un punto di vista delle prestazioni, il gioco riesce a mantenere una fluidità apprezzabile, anche se nei momenti più affollati, come durante le battaglie contro decine di samurai, si possono registrare lievi cali di frame rate. Nel complesso, comunque, il titolo è più che godibile e le animazioni – specialmente quelle delle uccisioni furtive di Naoe – sono tra le migliori viste nella serie.
Uno degli aspetti che in passato ha spesso premiato Assassin’s Creed è l’attenzione alla colonna sonora e al sound design: con grande gioia, anche Shadows non fa eccezione. Le musiche si ispirano alle tradizioni del Giappone feudale, con strumenti tipici che accompagnano il giocatore nei momenti esplorativi e nei combattimenti. Il risultato è un’atmosfera fortemente immersiva, che ben si sposa con le scenografie di epoca Sengoku.
Per quanto riguarda il doppiaggio, il lavoro svolto è di ottima fattura: l’italiano risulta curato e interpretato con passione, mantenendo nel contempo la giusta enfasi su nomi, frasi e onorificenze giapponesi. Questo permette di comprendere facilmente la narrazione senza snaturare la matrice culturale di fondo. I più curiosi possono ovviamente selezionare anche l’audio originale giapponese, opzione che dona un ulteriore livello di realismo.