Il caso che ha fatto scalpore nel mondo dei videogiochi a tinte tricolore è sulla bocca di tutti, con l’ex Ministro dello sviluppo economico, Carlo Calenda, che ha sbeffeggiato i videogiochi con una dichiarazione al veleno:
Fondamentale prendersi cura di ogni ragazzo: avvio alla lettura, lingue, sport, gioco. Salvarli dai giochi elettronici e dalla solitudine culturale e esistenziale. Così si rifondano le democrazie.
Chiaramente non solo i videogiocatori hanno trovato da ridire sull’argomento, e non solo le testate giornalistiche di settore: anche associazioni ben più importanti a livello nazionale hanno deciso di prendere posizione, prima tra tutte AESVI. L’Associazione Editori Sviluppatori Videogiochi Italiani ha rilasciato nelle ultime ore un post sulla propria pagina del social network Facebook, ribadendo quanto di importante in passato abbia fatto l’ex ministro Calenda per il settore videoludico, anche se già da allora si era dichiarato contrario ai videogiochi. A questo mezzo ringraziamento segue d’altro canto lo stupore per questa dichiarazione che, oltre a lasciare amarezza, “ci fa capire quanta strada ci sia ancora da fare in Italia per ottenere un riconoscimento culturale e sociale per i videogiochi”.
In basso, vi riportiamo il messaggio completo che AESVI ha rilasciato sul social, dove le parole sono state allegate ad uno screen del tweet dell’ex ministro, come chiara risposta:
Oggi abbiamo assistito ad una discussione molto accesa in seguito ad un tweet dell’ex Ministro Carlo Calenda in cui si è sostenuta la necessità di salvare i giovani dai “giochi elettronici” e dalla solitudine culturale ed esistenziale. Abbiamo incontrato Calenda non molto tempo fa, durante il suo incarico di governo come Ministro dello Sviluppo Economico. Ci fece subito presente la sua contrarietà ai videogiochi come genitore, ma nonostante la sua posizione personale ci diede ascolto e sostenne la nostra richiesta di investire sull’internazionalizzazione del settore. Grazie a quell’incontro, gli sviluppatori italiani di videogiochi hanno la possibilità di partecipare a due tra le più importanti fiere del settore, GDC e Gamescom, in uno stand che rappresenta l’Italia come paese. A distanza di qualche anno, la dichiarazione di oggi non ci fa per nulla piacere e non la condividiamo in principio. Ma ci fa capire quanta strada ci sia ancora da fare in Italia per ottenere un riconoscimento culturale e sociale per i videogiochi. All’estero oramai si fa a gara per sostenere il settore ed essere in prima linea nell’attrazione di investimenti e di talenti, nella produzione di creatività e innovazione, nella creazione di opportunità di lavoro e di impresa. In Italia ci scontriamo spesso e volentieri con posizioni come questa, a tutti i livelli. Posizioni che nella maggioranza dei casi dipendono dalla mancanza di conoscenza della materia e a volte purtroppo anche dalla mancanza di interesse o di disponibilità ad approfondirla quella materia. La nostra risposta come Associazione è continuare a fare il nostro lavoro di informazione e sensibilizzazione delle istituzioni con competenza e professionalità. Perché l’Italia non rischi di perdere una grande opportunità.