AER: Memories of Old Recensione

Gianluigi Crescenzi
Di Gianluigi Crescenzi - Deputy Editor Recensioni Lettura da 7 minuti

Molto spesso quando ci troviamo di fronte a dei viaggi, gli sviluppatori che creano il prodotto cercano di metterci di fronte a molteplici e contrastanti emozioni: sorpresa, malinconia, curiosità, tensione. Queste e molte altre sono le pillole che Forgotten Key cerca di somministrare al giocatore in AER: Memories of Old, titolo pubblicato da Daedalic Entertainment che ci catapulta in un mondo composto da isole fluttuanti nel cielo. Il gioco nasceva come un progetto universitario, e dopo ben 4 anni di sviluppo si appresta a fare la sua comparsa nel panorama videludico, affacciandosi non solo su PC via Steam ma anche su console.

AER: Memories of OldIl pellegrinaggio della luce

in AER: Memories of Old vestiremo i panni di una giovane ragazza di nome Auk, che non faticheremo molto prima di scoprire che si tratti della prescelta per portare a termine un compito più che rischioso. All’interno di una grotta infatti, prima tappa del suo pellegrinaggio spirituale, la fanciulla entrerà in possesso di un particolare manufatto, fino a quel momento ritenuto inottenibile: Si tratta di una lanterna, al cui interno è racchiuso un fortissimo bagliore. Questa è chiamata la “Luce di Karah”, e come scopriremo tra poco, avrà un ruolo determinante all’interno del gameplay e della storia. Una volta fuori dalla grotta, avrà inizio la nostra avventura, incentrata principalmente sull’esplorazione e sulla risoluzione di enigmi. Ci troviamo in un mondo assai particolare, formato “semplicemente” da un cielo infinito nel quale fluttuano decine e decine di isole, con tanto di climi e stili diversi l’una dall’altra, o con cascate che precipitano all’infinito verso il vuoto. Ma qual è la minaccia dalla quale Auk deve salvare il Popolo Dei Cieli? Il Nulla. E si, non si tratta dell’unica analogia con la cara vecchia “Storia Infinita”. Già. Il cuore del popolo si è svuotato col tempo, lasciando spazio al nulla… perché non è più in grado di sognare. A voi l’ardua sentenza.

AER: Memories of OldLa nostra protagonista è una metamorfa, come molti altri prima di lei, e possiede la capacità di trasformarsi nel suo animale guardiano, ovvero l’aquila. Grazie a questo potere saremo in grado di sorvolare la vastità delle isole fluttuanti, godere dei paesaggi proposti, e ovviamente raggiungere i nostri scopi. Questa capacità però non sarà disponibile all’interno di grotte o edifici, scelta molto forzata per non rendere vana la risoluzione degli enigmi, che richiedono molto spesso l’accesso a diverse zone tramite dei meccanismi da attivare. In giro per il mondo di gioco troveremo moltissimi simboli luminosi, avvicinandoci ai quali con la lanterna accesa, potremo scoprire le memorie degli antichi abitanti di queste terre. Oltre ad essi, il gioco ci offre una fauna variegata che cambia di zona in zona, e molti documenti da leggere per apprendere gli eventi passati (molti dei quali legati proprio alle imprese Karah). Ad aiutarci nell’esplorazione avremo a disposizione una mappa, che ci mostrerà tutte le zone da noi scoperte fino a quel momento, ed ovviamente una bussola per non perdere mai la giusta rotta.

AER: Memories of OldIl volo di Icaro

Forse il titolo di questo paragrafo non è proprio adatto, soprattutto perché a livello di gameplay AER: Memories of Old non si avvicina al sole nemmeno un po’. Al di là delle fasi di volo, piacevoli in modo discreto se non fosse per un sistema di comandi così e così (di certo migliorati confronto alla prova fatta quest’estate a Colonia), quello che il gioco ha da offrire è davvero poco: il pellegrinaggio di Auk prevede la visita di tre templi dopo la grotta iniziale, nei quali dovremo impossessarci di tre pezzi di una piastra, che sarà necessaria per impedire al nulla di divorare completamente il Popolo dei cieli. Inoltre, per accedere a queste strutture, dovremo per prima cosa impossessarci delle rispettive chiavi. Una volta trovate ed entrati nelle costruzioni degli antichi, tutto ciò che dovremo fare è risolvere degli enigmi di irrisoria semplicità (ma disposti in modo da essere risolti in un certo ordine per “liberare la strada”) fino ad arrivare in una sala finale dove otterremo il frammento del manufatto che ci serve. L’unica cosa che può aumentare la longevità del gioco in questi templi, è proprio il risolvere questi enigmi, magari non capendo subito in che ordine, e ovviamente non potendo trasformarsi in aquila al loro interno. La cosa che lascia più di sasso una volta completati tutti e tre, evitando spoiler, è che non esiste una sorta di “quarto livello finale”, ma una semplice scena che lascia l’amaro in bocca sia alla nostra anima di giocatore, sia alla risoluzione di una trama scarna di contenuti veri.

Anche sul lato tecnico e artistico i giocatori avranno molto da recriminare: anche se alcuni scorci possono risultare “più gradevoli” per atmosfera e realizzazione, la maggior parte dell’ambientazioni di gioco, delle texture e dei poligoni (che sono eccessivamente POLIGONI) non riescono a trasmettere quella sensazione artistica che, ne diamo atto, AER cerca di regalare con tutto il cuore. Come potete inoltre evincere dagli screenshot proposti, anche l’aliasing regna sovrano. Tutto questo sorvolando su alcuni imbarazzanti bug riscontrati durante le 3 ore scarse di gioco, come errori di compenetrazione con oggetti e animali, o “l’incastrarsi” della nostra protagonista esattamente all’interno dell’isola. Sul piano del sonoro il titolo lascia il tempo che trova, che senza un doppiaggio dei personaggi si affida esclusivamente alla sterile colonna sonora e a dei decenti effetti sonori. Una lancia da spezzare a favore del titolo invece si traduce sul piano della localizzazione, che vede presenti per i testi di AER diverse lingue europee, tra cui anche il nostro amato italiano.

Modus Operandi: questa recensione è stata redatta basandosi sulla versione per PC del titolo, dopo aver completato per intero l’esperienza di gioco, dopo aver visitato la totalità del mondo a disposizione, e dopo aver appreso tutta la trama nascosta dietro ad oggetti e documenti.

Condividi l'articolo
Deputy Editor
Classe 90, invecchia bene tanto quanto il vino, anche se preferisce un buon Whisky. Ama l'introspezione, l'interpretazione e l'investigazione, e a volte tende a scavare molto più del necessario. Inguaribile romantico, amante della musica e cantante in erba, si destreggia tra hack n'slash, soulslike, punta e clicca e... praticamente qualsiasi altro tipo di gioco.