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A Plague Tale: Requiem, di nuovo contro la peste (e non solo)

Talvolta si dice che il troppo stroppia, e forse A Plague Tale: Requiem potrebbe ricadere in questo noto detto. Attenzione, ovviamente parliamo di un pericolo, non di una certezza, visto che abbiamo provato solo due capitoli del sequel attesissimo che ci vedrà di nuovo vestire i panni di Amicia, ancora alle prese con una piaga mortale, ancora in fuga, ancora sola (o quasi) contro tutti. Abbiamo avuto modo di giocare in anteprima al nuovo gioco, e nonostante il salto di qualità sia molto evidente sotto gli aspetti tecnici e di game design, un paio di scelte potrebbero effettivamente incrinare questo idillio.

Come prima, più di prima

Partiamo dalle basi. A Plague Tale: Requiem è il seguito diretto del precedente titolo, ambientato 6 mesi dopo: abbiamo giocato i capitoli 6 e 7, e per questo non conosciamo gli eventi che ci hanno portato fin lì, ma possiamo dire che non troppo è cambiato, anche se tutto sembra diverso. Amicia e Hugo sono di nuovo in viaggio, e sembra che mentre Hugo si trovi ad affrontare problemi con la sua malattia (per chi ha finito il primo gioco sarà facile capirne le conseguenze), all’effettivo Amicia invece deve capire come sopravvivere dopo aver ucciso delle persone.

Esatto perché l’Amicia che conosceremo in questo A Plague Tale: Requiem è più letale, ma non troppo. Se prima bastava poco per ucciderla e lei dal canto suo poteva davvero fare poco, ora invece può sfruttare molto meglio ciò che ha a disposizione, tra cui persino pugnali in grado di assassinare (sempre in stealth però). Nel gameplay ciò che però ha stupito, più che le nuove capacità di Amicia, sono stati i poteri di Hugo dovuti alla sua malattia: il piccolo adesso può infatti usare i ratti controllandoli e muovendoli verso i nemici (con i contro di avere poco tempo per farlo e di doversi trovare ad una distanza ravvicinata) oppure sfruttandoli come una sorta di radar per captare i nemici.

Se tutto ciò potrebbe sembrare un’aggiunta interessante, in realtà c’è da dire che un po’ si è persa, non del tutto ma quanto basta, quella magia che ci faceva tremare le ossa nel doversi svincolare sempre in modo silenzioso. Successive scelte inoltre sembrano confermare quanto si vede: questo nuovo capitolo della serie vuole offrire maggiori strategie di attacco, invece che di difesa, e sebbene il numero di nemici sia aumentato, una IA non troppo brillante rende il tutto poco “sopravvivenza” quanto lo era prima.

Nuove sfide all’orizzonte

Ovviamente ogni medaglia ha due facce, e se quella che più ci fa paura (in termini di riuscita del prodotto) è l’avere troppi mezzi per farsi strada tra i nemici, quella più interessante riguarda invece le possibilità di sfida. Senza rovinarvi la sorpresa, il gioco adesso propone molte fasi più diversificate, magari spezzando un po’ il ritmo, ma proponendo zone in cui dovrete obbligatoriamente cambiare approccio, magari variarlo di poco, ma comunque cambiare stile e capire come sfruttare le vostre opzioni.

Il team di Asobo Studio ha inoltre accettato la sfida dal punto di vista tecnico: il salto di qualità estetico del titolo è davvero lampante in confronto al precedente, e tutto il mondo, dalle ambientazioni ai soldati, passando per gli oggetti e i protagonisti, sono ora più rifiniti e caratterizzati. Persino particellari e effetti sono stati migliorati, permettendo al titolo un evidente salto in avanti dal punto di vista grafico.

Il troppo stroppia, e A Plague Tale: Requiem rischia da questo punto di vista. Se la sfida che abbiamo avuto con determinati nemici (che ha richiesto un uso diverso del classico nasconditi e scappa/uccidi) e il fatto di poter usare molti più “assets” nel corso della prova ci hanno regalato picchi di adrenalina più alti e frequenti, e forse proprio questa diversificazione della formula potrebbe snaturare un po’ il gioco. Inoltre, Asobo Studio ha dovuto esplorare nuovi lidi con queste nuove feature, e qualcosa rimane da rifinire, almeno per rendere il titolo bilanciato. Tutto sommato però, sempre meglio avanzare verso l’ignoto che rimanere fossilizzati dove ci si trova, e quindi il coraggio del team va sicuramente premiato: sapremo sicuramente dirvi di più in sede di recensione, ma per ora, sulla bilancia dei rischi, tra potenzialità e problematiche, A Plague Tale: Requiem ha più peso sulla prima.

Simone Lelli
Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.

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