Resident Evil 2 Remake – Anteprima, le origini che contano

Simone Lelli
Di Simone Lelli - Editor in Chief Impressioni Lettura da 6 minuti

Certi giochi ti rimangono nell’anima, vuoi per delle storie travolgenti, vuoi per delle meccaniche di gameplay. Oppure perché da ragazzo ti hanno talmente spaventato da farti passare notti insonni. Resident Evil 2 fa parte, quasi più del primo capitolo, del bagaglio culturale da giocatore di ogni ragazzo che ha posseduto una PlayStation. Per questo, prendere questo Resident Evil 2 che sta per uscire come Remake, Remastered o rivisitazione, è come dire che il Colosseo è un pezzo di pietra modellata. L’importanza che questo gioco porta sulle spalle non solo riguarda tutta la saga, che ha visto davvero tanti cambiamenti nel corso del tempo, ma anche dell’intero genere, ormai focalizzatosi sul jump scare e sul concetto di powerless character.

Resident Evil 2 Remake

Più che una demo, un’esperienza

Fin da subito, ci tengo a precisare che la 1-Shot Demo di Resident Evil 2 non è una demo classica: nonostante ci troviamo davanti uno stralcio di gioco (che più o meno abbiamo già provato a Colonia), l’idea di inserire una tempistica limite di 30 minuti crea un meccanismo di gameplay – che potremmo accostare alla lontana con la modalità Mercenari originale – capace di far fare un salto di qualità: da semplice versione dimostrativa a piccola sfida contro se stessi e gli altri giocatori.

La demo ci lancia nel R.P.D. nei panni di Leon, alle prese con il primo giorno di lavoro più difficile della storia: l’invasione zombie è la stessa, l’atmosfera pure. Il gioco e il comparto tecnico no.

Nel primo caso ci troviamo davanti una rivisitazione ibrida mista tra Resident Evil 4 e i più moderni giochi horror: la componente survival è stata leggermente amplificata con funzionalità aggiuntive come le assi di legno, mentre il sistema di shooting ha preso la forma del già citato quarto capitolo della saga. Solo la forma però, perché uccidere gli zombie sarà dannatamente difficile, e dovrete spesso trovare soluzioni alternative (come gambizzarli e scappare) per sopravvivere. Il comparto tecnico invece ha subito un notevole potenziamento: la grafica è davvero stupefacente, lasciando nulla al caso.

Il gioco in sé inoltre ha subito delle piccole ma importanti modifiche, aggiungendo da un lato delle semplificazioni (come la mancanza dei nastri di salvataggio o dei suggerimenti sparsi nel gioco in caso di difficoltà) ma cambiando dall’altro alcuni svolgimenti per enigmi e scene d’azione, aggiungendo un po’ di mistero anche per i giocatori più navigati.

Tornano infine le erbe verdi e rosse, torna lo spray medico e torna quel bilanciamento tra azione e fuga, caratteristico dei primi 3 capitoli e perso col tempo. Per il resto non vi spoileriamo il trailer nascosto alla fine, ma vi diciamo solo che vale la pena vederlo.

Insomma, lo avevamo capito già dalla prima demo provata, ma l’opera di rilancio del gioco su console di questa generazione supera l’ostacolo della semplice nostalgia, portando con sé un manifesto ben più importante.

L’importanza di chiamarsi Resident Evil

Non sappiamo cosa frulli nella testa di Capcom: da Resident Evil 5 il brand aveva preso una piega più action che horror, sacrificando quel clima ansiogeno in favore di una spettacolarità hollywoodiana. Resident Evil 7 riprende a pensare di più al terrore puro, sacrificando a sua volta però l’azione che caratterizzava i primissimi capitoli. Se infatti molti giochi come Silent Hill o Outlast ci mettono nei panni di personaggi comuni, la saga di Resident Evil ha sempre avuto dei protagonisti eroici e quasi superumani (non per caratteristiche palesi, ma per il modo in cui alla fine sopravvivono). Il Leon Kennedy che al primo giorno si trova a dover sopravvivere ad un’apocalisse zombie, o la Claire Redfield che si permette di sparare come se facesse questo da una vita, sono dei concetti che vengono apprezzati soltanto grazie alla sospensione dell’incredulità.

Resident Evil 2 Remake

Insomma, Resident Evil 7 ha avuto successo, ma la linea di Capcom ancora non è chiara: questo Resident Evil 2 sembra infatti quasi fare un tentativo di rilancio, tastando il terreno su come potrebbe essere tornare a quell’ibrido visto nel quarto capitolo ma – aggiungerei finalmente – raffinato soltanto ora. Naturalmente daremo giudizi definitivi soltanto a gioco ultimato, ma se la direzione fosse di intraprendere proprio questa strada anche con futuri capitoli originali, non penso che i fan di vecchia data si lamenterebbero. E per i neofiti? Vedremo i risultati della nuova e vecchia avventura di Leon e Claire.

E voi, pensate che questo sia un giusto compromesso tra origini e modernità, oppure preferite i vecchi gameplay?

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Editor in Chief
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Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.