Questo articolo avrà di sicuro l’agrodolce sapore della nostalgia, forse perché proprio poco fa, mentre cominciavo a scrivere, ho ritrovato nell’armadio della casa al mare uno scatolone pieno di carte, compagne inseparabili delle mie giornate in spiaggia. Sono più che sicuro che ciascuno di voi abbia passato almeno un pomeriggio d’estate in compagnia di quei piccoli rettangolini illustrati, scambiandoli con gli altri bambini e sfoderando i vostri mostri più potenti per guadagnarsi il titolo di “Re dello Stabilimento”. Negli ultimi anni, però, sono nati i CCG Online, molto più accessibili e portatili dei loro colleghi cartacei, ed il successo del genere è stato immediato: gli store dei telefoni si sono riempiti di titoli e, come spesso accade in questi casi, molti di essi sono caduti nel dimenticatoio mentre i più famosi conquistavano le vette del successo.
Con un mazzetto luccicante a un lato della scrivania ed il telefono dall’altro, una domanda si è fatta strada nella mia testa: qual è il futuro dei giochi di carte? Il cartaceo o il digitale?
Ritengo opportuno, prima di cominciare ad argomentare, fare qualche esempio di entrambi i generi e partirei dal più anziano dei due. Per quanto mi riguarda, e probabilmente è stato così per molti, il mio primo approccio a questo mondo strategico è stato Magic: The Gathering, colosso incontrastato dei TCG da quasi trent’anni. Il gioco di Richard Garfield ha gettato le basi per tutti i suoi successori specialmente dal punto di vista delle regole: le carte hanno un costo, un effetto e delle statistiche, e l’obiettivo è generalmente quello di ridurre a zero una risorsa del nostro avversario, spesso i “Punti Vita”. E’ d’obbligo menzionare anche Yu-Gi-Oh, nato qualche anno dopo la diffusione di Magic ma subito in grado di rivaleggiare con il primo arrivato grazie al supporto mediatico fornito dall’anime ed alla varietà strategica garantita da regole e meccaniche differenti.
Passando al reparto online, il più famoso è senza dubbio Hearthstone, celebre gioco nato dalle ceneri dello sfortunato TCG di Warcraft, caratterizzato da elementi di gameplay simili e diversi al punto giusto agli standard del genere e da un’atmosfera comica e parodistica che attinge a piene mani dalle terre di Azeroth. Una menzione speciale va fatta anche per Gwent, il minigioco di The Witcher 3 trasportato al di fuori del titolo stesso grazie alla sua popolarità e già diffuso quasi alla pari del suo rivale targato Blizzard.
Cominciamo dunque la discussione dicendo che due contendenti sono accomunati da un unico avversario: l’accessibilità per i nuovi giocatori. Avvicinarsi ad un gioco di carte con vent’anni di storia può risultare difficile ed è stato proprio questo fattore a garantire il successo di giochi come Force of Will e Shadowverse, completamente nuovi e innovativi, freschi, e quindi più accoglienti per i neofiti.
Parlando di portabilità i giochi online risultano più comodi, ma necessitano tuttavia di una connessione ad internet costante, non un problema troppo frequente al giorno d’oggi ma nemmeno da sottovalutare. Per i collezionisti, invece, la scelta cadrà sicuramente sul cartaceo: un raccoglitore pieno di carte rare fa la sua figura, e considerando anche tutti i ricordi che hanno immagazzinato negli anni il valore aumenta ancora di più per gli affezionati.
Dal punto di vista mediatico entrambi i generi sono piuttosto fortunati: prendendo come esempio titoli ben noti, i tornei nazionali e mondiali di Magic vengono trasmessi in diretta streaming su Twitch, così come accade per le competizioni di Hearthstone che rientrano nella categoria di eSports. Allo stesso modo, il marketing non è un problema né del cartaceo né del digitale, garantendo alle nostre care figurine fisiche o virtuali un posto sicuro nel mercato mondiale.
A questo punto la differenza sostanziale sembra essere il formato, tornando così alla domanda iniziale. Posta in questo modo, la questione sembra molto simile al conflitto “libri VS EBook”, e in realtà un punto di contatto tra le due battaglie c’è: sto parlando della fisicità del cartaceo che, come nel caso dei libri, dà quel tocco speciale all’esperienza di gioco, ma comporta anche costi più elevati. Eh si, perché purtroppo a livello competitivo sono i TCG a costare caro: i giocatori di Yu-Gi-Oh, Magic e Pokemon conosceranno benissimo l’incubo delle speculazioni ed alcune carte che, a causa della loro rarità e/o della loro giocabilità elevata, arrivano anche ad avere prezzi a due zeri. Questo problema non si pone per i loro colleghi digitali, nei quali spesso però è impossibile comprare carte singole e di conseguenza si deve contare molto sulla fortuna nell’apertura dei pacchetti.
Personalmente, da fervido appassionato di Hearthstone e Magic, mi trovo nel mezzo: avere in mano le proprie carte è una sensazione speciale, ma le varianti digitali sono infinitamente più comode e, talvolta, più intriganti a causa delle interazioni che un videogioco può comportare. In un mondo sempre più “smart” i CCG Online partono decisamente con una marcia in più verso il futuro, aiutati anche dalla grande spinta fornita da eventuali eSports. C’è da dire però che anche la diffusione del cartaceo è aumentata esponenzialmente negli ultimi anni, complici nuovi giochi come il sopracitato Force of Will ed i sempre più frequenti TCG “brandizzati” come Weiß Schwarz, Final Fantasy TCG e Pokémon, risorto più potente che mai dopo aver abbandonato meccaniche datate.
La questione, dunque, rimane decisamente aperta. Non possiamo prevedere con certezza cos’abbia in serbo il futuro, specialmente se trattiamo di argomenti legati a doppio filo al mercato, ma forse proprio per questo possiamo influenzare almeno un po’ l’evoluzione di questi due generi sulla cresta di due onde parallele. Rimanendo in tema, vi lascio uno spunto interessante: e se tra qualche anno, complice il progresso tecnologico sempre più inarrestabile, questi due generi cambiassero ancora? Se, in modo molto simile alla serie animata di Yu-Gi-Oh, nascesse una nuova categoria di card game basata sul concetto di ologramma o quelle già esistenti prendessero questa strada? Visti i passi da gigante nell’ambito della realtà virtuale avvenuti negli ultimi anni, non penso che un’idea del genere sia così surreale. E poi ammettetelo, non venite a raccontarmi che non vi sentireste di nuovo bambini.
E voi a quale cuore delle carte avete fatto voto? A quello cartaceo, sepolto in tra pile e mazzetti legati nel cassetto, oppure a quello digitale, immerso nei circuiti dei vostri smartphones? Non vediamo l’ora di saperlo!