Si usa dire, soprattutto tra scrittori e autori, che la realtà supera la fantasia. E’ un mantra più che legittimo, che induce chi scrive una storia a prendere il più possibile punti dalla realtà circostante, già di per sé piena di elementi assurdi e fantastici. Ma è anche vero che la realtà non è sempre così affascinante o esaustiva, ed è più facile, a volte, costruire una storia reale con una buona dose di fantasia. E’ quest il caso del thriller politico Giochi di Potere (Backstabbing for Beginners in originale), storia di corruzione e tradimenti liberamente ispirata all’autobiografia con lo stesso nome di Michael Soussan sull’Oil-for Food Programme (creato da Bill Clinton per sostenere le vittime irachene della guerra in Kuwait) e lo scandalo del 2003 a esso relativo, che rischiò di compromettere per sempre la credibilità dell’ONU.
Michael Sullivan (Theo James) è il figlio di un diplomatico deceduto in un attentato che, nonostante la violenta morte del padre, è intenzionato a seguire le sue orme. Le ambizioni del giovane vengono ricompensate quando viene assunto dalle Nazioni Unite per coordinare l’ Oil-for-Food Programme, nato per aiutare le popolazioni povere e affamate dell’Iraq. Quando poi Michael scopre la corruzione dilagante nascosta sotto la nobile facciata del programma, dovrà coprirsi le spalle da più di un nemico, tra cui il proprio superiore, l’astuto e mellifluo Pasha (Ben Kingsley).
La sceneggiatura scritta a quattro mani dal regista Per Fly e dallo sceneggiatore Daniel Pyne va lodata per il tentativo di rendere ancora più avvincente e intrigante un episodio di cronaca già di per sé scottante e incredibile, che però soffre, causa forse l’accontentarsi del regista danese di una messinscena da film per la tv, di un effetto deja vu. Ci sono tutti i soliti stanchi elementi da thriller-politico: il ragazzo bello e giovane pieno di speranze e integrità, la bella ragazza con più di un segreto, il potente e malvagio CEO e così via, che finiscono per schermare tutto il film dall’estremo filtro del “già visto”. Forse l’elemento più coinvolgente è il solito (grande) talento del Premio Oscar Kingsley, che dona più di una sfaccettatura a un cattivo altrimenti da manuale ma che vorremmo, almeno per chi si ricorda le grandi performance di Sexy Beast (2001) e La casa di Sabbia e Nebbia (2003), vedere al sevizio di progetti sicuramente più ambiziosi di questo.