Ghost of Tsushima ha già avuto più di un modo per stregarci e ammaliarci con la sua incredibile atmosfera e il suo gameplay interessante, che nonostante già alla sua prima uscita fosse abbastanza derivativo, seppe conquistare il pubblico sia con una personalità molto forte, sia con un paio di chicche niente male. Con la Director’s Cut poi, un anno più tardi, il lavoro di Sucker Punch si è ulteriormente migliorato, non solo dal punto di vista tecnico per il suo arrivo sull’ammiraglia odierna, PlayStation 5, ma anche con diverse aggiunte che lo hanno reso ancora più completo, sia nella storia, sia in alcune meccaniche limate.
Negli ultimi giorni Ghost of Tsushima Director’s Cut è arrivato anche su PC, la versione ultra definitiva che darà ai possessori di macchine molto performanti -e non solo – di mettere mano sul titolo, e di sfruttarne le potenzialità al meglio, anche oltre quelle di PlayStation 5. Scopriamola insieme nella nostra recensione.
Il ritorno del Fantasma
Ovviamente in questa recensione non daremo che un’infarinatura della trama del gioco, dato che l’abbiamo ampiamente esplorata sia nella prima recensione del gioco, sia quando è uscita la Director’s Cut su console, che vi invitiamo a recuperare.
All’interno del titolo verremo messi al controllo di Jin Sakai, erede del suo clan, che tenterà invano insieme ai samurai guidati da suo zio, di respingere l’esercito dei Mongoli sbarcato in Giappone. Riprendendo i fatti storici, l’invasione ha avuto ovviamente successo, e le intere forze giapponesi vengono spazzate via da Khotun Khan e i suoi uomini. Jin viene salvato da una ladra, Yuna, dopo essere stato gravemente ferito e dato per morto. Da questo momento in poi, e dopo una nuova sconfitta di cui non vi parleremo per non anticiparvi troppo, Jin inizia un viaggio per liberare Tsushima, sacrificando parte del suo onore, e unendo allo stile dei samurai, delle tecniche furtive e dedicate all’assassinio silenzioso (da qui il soprannome, lo Spettro). Dopotutto i mongoli non conoscono l’onore, quindi è necessario combattere il fuoco col fuoco.
Questo importante dualismo è alla base di tutto il gioco, e vedrà noi giocatori compiere delle scelte molto importanti per lo sviluppo del nostro personaggio.
Con la Director’s Cut di cui vi parliamo, alla trama principale sono stati aggiunti diversi contenuti, come nuove missioni principali legate all’isola di Iki, una zona anch’essa sotto l’egemonia mongola. Un contenuto già niente male ai tempi dell’uscita, che andava ad aggiungere all’esperienza principale tra le 10 e le 15 ore di gioco. A questo aggiungiamo tutti gli aggiornamenti avvenuti col tempo, la modalità multiplayer, e altro ancora, e il quadro di un grandissimo prodotto sarà completo.
Uno Spettro su PC (e in portatile)
Per quanto riguarda la trasposizione del titolo, ci troviamo di fronte uno dei migliori lavori fin ora di passaggio di testimone tra console Sony e PC. Parliamo infatti di un titolo che riesce a dare un feedback visivo e una media di FPS molto importante, anche con macchinari con build di fascia media. Abbiamo testato Ghost of Tsushima Director’s Cut con diverse composizioni, e possiamo dire che i risultati sono stati a dir poco soddisfacenti. Il lavoro a cura di Nixxes è stato davvero degno di lode.
Il test con la macchina più performante montava un processore I7 10700k, una scheda video Asus Rog 4070ti, una RAM da 64GB dd4 3200mhz, e una memoria ssd wd black sn750. Con queste specifiche abbiamo deciso di spingere il gioco al massimo delle sue possibilità, con risultati davvero ottimi. Parliamo di una qualità visiva eccellente, che senza compromessi o limiti, ha fatto mantenere gli FPS a una media di 95, con picchi in alto di 134 e in basso di 87 (che sono comunque ottimi) a una risoluzione 4K.
Testandolo invece con un PC con una composizione medio/alta, e sempre mantenendo tutto al massimo, arriviamo a una media di 80 FPS, con cali minimi a 60, e dei buoni frangenti che toccano i 95 FPS (con risoluzione FHD 1920×1080). Tutto ciò fa davvero piacere, pensando già a quanto di buono si era visto sul piano tecnico su PS5.
Anche degna di menzione l’ottimizzazione dei tasti per mouse e tastiera, che nonostante a nostro avviso rimangano un pelo più scomodi della composizione per pad, non faranno rimpiangere l’utilizzo ai giocatori fortemente legati alle classiche periferiche per PC.
Concludiamo la nostra analisi con lo Steam Deck: il codice gentilmente offertoci da Sony per Steam ci ha dato la possibilità di provare il titolo anche sulla piattaforma portatile di Valve. Questo è non da sottovalutare, perché un gioco enorme come Ghost of Tsushima Director’s Cut, giocato in portabilità, potrebbe essere davvero una marcia in più. Ebbene, il risultato del test ci ha sorpresi non poco. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a una delle migliori trasposizioni dei giochi si Sony, dato che abbiamo una media di 40/45 FPS su “piccolo” schermo, tuttavia a risentirne è stata effettivamente la durata della batteria, messa a dura prova dal gioco.