Un picchiaduro all’arma bianca, dove basta un colpo per essere sconfitti, o uscirne vincitori. Questo il semplice ma interessante concetto che al suo annuncio ha reso Die by the Balde un titolo che ha incuriosito non pochi giocatori, ma che dietro alla sua semplicità avrebbe bisogno di una certa profondità, sia per far accorrere i giocatori, sia perché il concetto di “singolo colpo” per vincere, può nascondere dietro di sé molti problemi, oltre a opportunità da sfruttare. Saranno state sfruttate da Triple Hill e Grindstone? La risposta… potete immaginarla.
Troppo poco da fare
Die by the Blade è un titolo che da offrire, purtroppo, allo stato attuale ha veramente poco. Il problema dove sta? Ovunque. Combattere in Die By The Blade significa poter sfruttare la modalità in versus contro la IA sul proprio computer, oppure affrontare qualcuno in locale… ma non esiste una modalità in giocatore singolo veramente gratificante. Esiste quanto meno una modalità sfida, che quanto meno riuscirà a intrattenervi un po’. Paradossalmente, si tratta di un titolo che non dispone di una campagna giocatore singolo, né di una sezione di allenamento degna di questo nome. In locale e online sarà possibile anche creare un torneo, a patto che abbiate abbastanza persone da invitare a casa vostra e da sfidare all’ultimo sangue, o che troviate abbastanza player online.
Va da sé che la prima ora in game sarà per voi particolarmente noiosa, perché dovrete prendere le misure con il gioco, e chiaramente con i personaggi.
A proposito di questi, sono in totale solo 7, e le armi tra cui scegliere solo 5. Non che in un titolo dove la vittoria si decide con un solo colpo a segno ci saremmo aspettati molto di più, ma sembra quasi che non si sia provato a fare di più. Le statistiche dei personaggi inficiano veramente poco, mentre quanto meno le armi si differenziano tra loro con diversi moveset da padroneggiare.
La cosa buona è che i match, in base a quante vittorie vorrete impostare, saranno comunque molto brevi, e potrete provare tutti i personaggi e le armi in davvero poco tempo.
Un disastro da Harakiri
Tutto ciò sarebbe sorvolabile, se il gioco in sé non avesse davvero molto poco da dire. Parliamo purtroppo di un titolo che fatica a divertire, e che non brilla neanche dal punto di vista tecnico.
Il gameplay si basa su attacchi orizzontali e verticali, che andremo a direzionare con la levetta analogica in un sistema simile a For Honor, ma allo stesso tempo dovremo riuscire a schivare i colpi degli avversari o a parare, per non finire sconfitti. Se si è abbastanza veloci e fortunati, il match può finire già al primo attacco. Di sbagliato nella formula c’è molto, a partire dall’imprecisione delle levette, dei movimenti, e delle schivate, fino ad arrivare addirittura ad un’imbarazzante difficoltà e imprecisione delle combo, effettuabili inanellando dei movimenti improponibili anche per giocatori esperti di picchiaduro.
Nonostante anche la fisica e gli effetti non riescano a dare il massimo, ogni tanto per fortuna è possibile assistere a qualche scambio davvero interessante tra i due combattenti, che quanto meno a livello scenografico sappia essere godibile, e brutale al punto giusto. Certo, capita anche che salti una testa all’avversario dopo che è stato colpito a un fianco, o che gli arti schizzino a casaccio qua e là, o cose del genere. Tutto nella norma, no?
A livello grafico i modelli dei personaggi sono quasi inguardabili, cosa che invece è totalmente differente nella schermata di caricamento, con artwork statici niente male. Le arene sono poche, ma quanto meno ben caratterizzate. Si poteva fare di più? No, si doveva fare di più. un disastro su tutti i fronti.