Nella nostra recensione di A Higland Song ci siamo trovati ad analizzare un prodotto estremamente particolare, poiché non si può parlare di questo titolo senza guardare dentro sé stessi. Verso quel senso di evasione e di incoscienza che caratterizzava la nostra adolescenza e che forse fa parte di noi in modo latente ancora oggi.
A Highland Song è il ritratto, purtroppo imperfetto, di un momento specifico della nostra esistenza. Quel momento in cui siamo alla ricerca di qualcosa di imprecisato e fumoso. Quel momento di sfida verso il mondo che ci circonda, ma anche verso noi stessi, che serve a portarci ad una conclusione apparentemente banale ma sempre ricca di soddisfazione, la possibilità di dire: “Ce l’ho fatta!“.
Non guardare in basso, Moira
A Highland Song è un gioco con un duplice protagonista. Una è l’adorabile Moira, adolescente scozzese di 15 anni che ha voglia di affrontare i pericoli che la vita le mette davanti, a volte pentendosi e a volte sorprendendosi di sé stessa. L’altro protagonista è sicuramente il contesto. Le Highland scozzesi faranno da memorabile sfondo alla nostra avventura per tutta la durata del gioco, di per sé breve, ma con alto tasso di rigiocabilità.
L’avventura di Moira si divide in momenti che possono passare dal “chill” alla profonda tensione in pochi attimi. La ragazza, sperduta fra quelle colline che fecero desistere anche i Romani dall’invasione della Scozia, si troverà a fare i conti con stanchezza, intemperie e senso di perdizione.
Il percorso che il gioco ci mette davanti non è affatto lineare, e difficilmente in un’eventuale seconda run ci troveremo ad affrontare la stessa strada della prima volta che abbiamo giocato, poiché il paesaggio si dipana in maniera irregolare, privo di punti di riferimento specifici. Troveremo mappe che ci porteranno in una direzione, e oggetti che ci faranno pensare di poter risolvere situazioni che ci siamo lasciati alle spalle chissà dove. Nella nostra prima run per esempio abbiamo trovato un coltello per tagliare la corda di una barca… ma non abbiamo più trovato la barca e siamo caduti in un burrone.
A Higland Song è un gioco apparentemente semplice, che non richiede perizia nell’uso del controller, ma che ne richiede nell’uso della ragione. Ci troveremo più volte in situazioni che ci faranno sentire minuscoli rispetto alla parete rocciosa da scalare, mentre la nostra stamina scende e la pioggia ci lascia scivolare giù.
Ci sentiremo sopraffatti dallo sconforto nel momento in cui la neve impedirà alla nostra protagonista di correre agilmente o di trovare una via d’uscita da una caverna, e penseremo di aver perso la strada, quella strada assolata che poco prima ci stava facendo sentire così al sicuro prima che il buio della notte ci si attorcigliasse addosso.
Ma poi all’improvviso dormiremo in mezzo agli alberi per ritrovare un po’ di energia e per sperare in un po’ di luce che ci possa guidare di nuovo. Usciremo allo scoperto e rivedremo quello splendido paesaggio, adesso di nuovo familiare e privo di ostilità, mentre le note di una splendida colonna sonora folk ci faranno sentire di nuovo al sicuro. Di nuovo a casa.
E capiremo che A Highland Song ci ha posto davanti ad uno stato d’animo molto realistico. Ci ha sbattuto nel fango e nella pioggia per farci trovare il modo di riemergere quando avevamo quasi perso le speranze. E così facendo, ci ha dato la possibilità di credere in noi stessi.
Questo rende Moira una protagonista potentissima, un personaggio che sembra uscito da quella che è una metà tra un teen movie e un romanzo di Stephen King. Che raccoglie i drammi e le speranze di un’adolescenza che spiritualmente forse non finisce mai.
Saltiamo insieme a un cervo
Il Gameplay di A Highland Song, come dicevamo prima, non è molto complicato nei suoi controlli e si articola, fondamentalmente, in tre momenti netti:
- La parte survival: che ci pone in un contesto di esplorazione che (in misura MOLTO PIU’ PICCOLA) ci potrebbe ricordare un Death Stranding, dove cammineremo alla cieca e calcoleremo i nostri spostamenti sulla base del meteo, dell’ora del giorno e del grado di pericolosità di una scalata.
- La parte puzzle: in cui ci troveremo a decifrare delle mappe che troveremo in giro per comprendere meglio alcuni percorsi e scegliere più sapientemente la strada
- La parte Rhytm Game: decisamente il momento di più ampio respiro dell’opera, in cui dopo tutta l’attenzione fatta al percorso e ai burroni, troveremo un cervo che ci inviterà a correre insieme a lui con un incalzare musicale notevole che ci vedrà saltellare lungo un percorso a ritmo di musica e ci allontanerà profondamente dal nostro percorso d’origine per avvicinarci a nuovi luoghi da scoprire
Il mix di queste tre atmosfere di gioco ci accompagnerà lungo tutto il nostro percorso che, dobbiamo dirlo, a volte purtroppo risulterà frustrante, e la mobilità di Moira, non proprio precisissima, ci farà mancare dei salti che ci faranno precipitare in luoghi senza via d’uscita. E tutto questo entro un termine ben specifico: La Beltane: una festa pagana scozzese che si celebra fra l’equinozio di primavera e il solstizio d’estate.
Questo sarà il nostro termine ultimo nel gioco. Arrivare in tempo per la Beltane. Anche se nella prima run quasi sicuramente arriveremo a festa finita e a quel punto… vi ricordate quando vi parlavamo di rigiocabilità?
Non si smette mai di crescere
Insomma, a conti fatti, A Higlhland Song è un’avventura artisticamente preziosa che mette sul piatto tante buone idee ma non sviluppa al massimo potenziale nessuna di esse, mostrando però sicuramente il talento dello studio indipendente Inkle che ci auguriamo di veder crescere come la nostra protagonista cresce durante il suo viaggio. Con le consapevolezze di un adolescente che scopre i problemi dell’essere adulto e che riesce ad insegnarle anche a chi si trova con il pad in mano. In un processo misto di frustrazione e di rinascita.