Quando una formula funziona, è innegabile che diventi presto ispirazione per altri sviluppatori, che rubacchiano idee qua e là per creare il proprio gioiellino. The Crew Motorfest, che analizziamo oggi in recensione, prende a piene mani senza troppi complimenti dalla rodata formula sperimenta e perfezionata negli anni da Forza Horizon. Ubisoft con questo capitolo di The Crew cerca di regalare lo stesso tipo di vibes, scegliendo uno sfondo dai mille colori come da tradizione, e che possa regalare diversi tipi di sfide ai giocatori: le Hawaii.
Forza, The Crew!
Già dalla sua prima incarnazione, The Crew voleva essere un titolo automobilistico open world che dava grande spazio al giocatore, con diversi tipi di sfide su strada, e una storia a fare da sfondo per portare avanti le varie attività. Nonostante un buon punto di partenza, che però era abbastanza limitato in alcune sue meccaniche, è solo con The Crew 2 che il franchise è riuscito a darsi una bella carica, e The Crew Motorfest vuole essere il passo definitivo per gettarsi nel mercato dei grandi, cercando di imparare da coloro che sono indiscutibilmente i migliori nel genere arcade al momento (appunto Playground Games e il loro Forza Horizon).
Non nascondiamoci dietro a un dito infatti, The Crew Motorfest è palesemente ispirato a Forza Horizon, dal tipo di attività, al tipo di ambientazioni, e chiaramente l’intero contesto del giga festival itinerante. È altrettanto vero che però Ubisoft sa fare le cose per bene, e che quindi nonostante le macroscopiche similitudini, è riuscita ad imprimere una certa identità al gioco, inserendo nei punti esatti delle peculiarità “alla The Crew maniera”.
Welina!
Non si tratta infatti solo di auto sportive o fuoristrada (disponibili a grandi quantità e con tutti i marchi più importanti), ma c’è anche spazio per trovate più particolari ed esotiche, partendo da monster truck da corsa, passando per monoposto da Formula, fino ad arrivare a motoscafi e velivoli come nella seconda iterazione di The Crew. Con un parco mezzi così ampio, che conta quasi 600 veicoli in totale, vivremo la nostra avventura, il festival e tutte le sue attrazioni, nel magnifico sfondo delle Hawaii, più precisamente dell’isola di O’ahu. Nonostante il “grosso” possa ricordare proprio il colosso creato da Playground, The Crew Motorfest è più concentrato su un certo tipo di ambientazione. Per la gran parte saremo in anguste foreste, strade immerse in paesaggi mozzafiato, e altre zone urbane per bruciare l’asfalto al meglio. Insomma, la varietà non mancherà affatto, nonostante non siano stati toccati tutti i biomi possibili.
Gli eventi che vivremo all’interno del gioco infatti ci proporranno diversi tipi di attività, divisi in serie chiamate “Playlist”, e che per la maggior parte ci metteranno a disposizione dei veicoli specifici in prestito, dato che tali eventi rispecchiano sempre determinate categorie. Spazio anche al freeride, dove potrete utilizzare l’auto dei vostri sogni, che avete acquistato o ottenuto come ricompensa, per percorrere le strade hawaiane in tutto il loro splendore: chiaramente tutte saranno disseminate di sfide da affrontare “on the road”, come evoluzioni, salti, punti di velocità, sezioni di derapate e così via, con gli spostamenti tra un punto di interesse e l’altro che saranno sempre tutt’altro che noiosi.
Tirando le somme, più che nel tipo di attività (che comunque provano a dire la loro tra gare stile drag, o a corsie divise, o altre gustose trovate) quindi, la vera particolarità di The Crew Motorfest che vuole distaccarsi da Forza Horizon è quella legata alla grande varietà di categoria per i veicoli (che per forza di cose avranno tipi di gare specifici), cosa riuscita in buona parte, ma che di fondo sembra mancare del “quid” definitivo.
SimCade al massimo
Le gioie migliori arrivano dal punto di vista della guida, che al netto di qualche – piccolo – passo falso regala una qualità degna di nota. Abbiamo testato il titolo alternando sessioni di gioco tra pad e volante, e possiamo dire che ognuna delle due parti ha i suoi pro e i suoi contro, dove questi ultimi sono davvero pochi.
Nel caso del Dualsense (abbiamo testato la versione PS5) il feedback del controller è stato curato in modo ottimo, soprattutto per i trigger e per l’altoparlante, mentre è stata un po’ lasciata da parte la vibrazione. Giocando col volante invece, soprattutto se si dispone di un pezzo all’avanguardia, la situazione si fa estremamente interessante, dove il feeling è molto vicino a quello di guidare un’auto vera, anche se le differenze tra una vettura e l’altra della stessa categoria tendono a sentirsi meno del previsto. Un po’ più marcata invece quella tra categorie diverse. Promossa senza infamia né lode la fisica, che a parte qualche strafalcione risponde bene sia per i salti, sia per gli impatti, in pieno stile SimCade.
Ovviamente molto nell’esperienza di guida dipende anche dagli aiuti che decideremo di attivare o meno, quindi prima di “gridare al lupo” accertatevi di aver impostato la miglior esperienza per voi, in termini di guida e IA avversaria. Per la vostra comodità, potrete scegliere anche la telecamera che più gradite per guidare, con una buona varietà tra esterne e interne.
Piccola nota a margine – e anche gustosa – riguarda l’adattamento della guida e della tecnologia per le auto d’epoca, che ovviamente mancheranno di GPS e altro, e dove anche il contachilometri verrà rappresentato nell’HUD nel “vecchio stile”.
Una vacanza niente male, ma…
Tutto ciò che abbiamo analizzato fin ora è più che incoraggiante, ma nonostante ciò si presenta quell’alone di “incompletezza” che prende di mira i giochi con un mondo troppo aperto (nonostante la mappa di The Crew Motorfest non sia esageratamente enorme). Prima di tutto, le playlist proposte saranno la vostra attività prediletta, e talmente tanto intriganti (anche se con video un po’ prolissi a presentarle) che con qualche ora di sano gameplay finirete prima di tutto il resto. Prima dell’arrivo di nuovi contenuti però, soprattutto quelli promessi da Ubisoft per il supporto del gioco post lancio, si sente quella sensazione di “e ora?”, almeno sul piano della guida.
Certo, si può ingannare il tempo e continuare a correre soprattutto per guadagnare crediti e acquistare le varie vetture o potenziamenti, ma il sistema di progressione è abbastanza lentino. Quindi?
La vera ancora di salvezza sarà il multiplayer! Dal punto di vista dell’online il gioco effettivamente è ben curato, e offre diverse modalità a dir poco intrattenenti, su pista, ma anche dal punto di vista social. Ecco infatti delle manifestazioni e degli eventi legati alla customizzazione e all’estetica delle vetture, o modalità e sfide che andranno a mettere un po’ di pepe alle vostre sessioni, magari non solo correndo, ma anche con battle royale a suon di tamponamenti su arena.
Parlando infine dell’aspetto grafico, su PS5 abbiamo potuto scegliere tra modalità prestazioni e modalità dettagli. Ovviamente dal punto di vista dell’adrenalina e della fluidità abbiamo dato prevalentemente importanza a quella dedicata a migliorare le prestazioni (che sembra quasi scontato in un gioco di corse), e possiamo dire che il compromesso raggiunto è stato tutto sommato buono. Splendide le auto, un po’ meno le texture dei paesaggi – soprattutto quelle ripetute – e una via di mezzo gli avatar dei giocatori (dove le proporzioni tra grandezza dei veicoli e persone sembrano un po’ sballate, ve ne accorgerete nelle varie sezioni “a piedi”).