L’idea di creare uno “sparatutto” magico ci aveva intrigati fin da subito, e vedere quanta passione e cura abbia impiegato il team di Ascendant Studios, ha fatto crescere ancora di più la curiosità per il prodotto. Immortals of Aveum, di cui vi parliamo in recensione, è un prodotto assai particolare, un gioiellino niente male dal punto di vista tecnico, ma che pecca di inesperienza per alcuni dettagli legati al gameplay e al mondo di gioco. Ricordiamo comunque che si tratta del titolo di debutto dello studio supportato da EA, e possiamo dire che come primo tassello per la loro carriera possiamo anche toglierci il cappello.
La Sempiguerra
La storia di Immortals of Aveum si svolge in un mondo (appunto Aveum) in cui la magia è praticamente la risorsa principale, e dove per essa una guerra atroce e millenaria continua a decimare la popolazione. Essa stessa è anche l’arma principale con cui questa viene combattuta, tuttavia tra lo sfruttare qualche semplice trucchetto e avere dei poteri enormi in grado di sbaragliare decine di guerrieri addestrati, di strada ce ne passa molta.
Per combattere la Sempiguerra e salvare i regni, impersoneremo Jak, un ragazzo proveniente dai bassifondi, che in seguito a un prologo molto esaustivo deciderà, con molte remore, di iniziare l’addestramento per entrare a far parte dell’Ordine degli Immortali, l’unica vera speranza di salvare Aveum dal tiranno del regno di Rasharn, Sandrakk. Essi sono infatti le forze speciali del regno di Lucium, che svolgono le missioni più difficili e rischiose: entrare in questo gruppo significa essere parte dell’élite, il meglio del meglio. Tra i due regni è presente un abisso senza fondo che continua a crescere, una crepa gigantesca che prende il nome di Squarcio.
Senza entrare troppo nei dettagli su ciò che segue il prologo, dall’addestramento di Jak e la sua entrata negli Immortali in poi, sappiate che le abilità del ragazzo sono eccezionali, soprattutto perché possiede la rara possibilità di controllare tutti e tre i tipi di magia (Rossa, Verde e Blu). Coloro che ne sono in grado, vengono chiamati “Triarchi”, e proprio grazie a questa sua peculiarità potremo creare all’interno del gioco diverse gustose combo.
Quello che dai trailer poteva sembrare semplicemente un pretesto per dare via alle danze, risulta invece un comparto narrativo ben scritto, soprattutto che si prende il giusto tempo per spiegare le decine di sfaccettature di questo mondo. La storia è intrigante, raccontata non solo tramite la trama principale, ma anche tramite tutti gli elementi di contorno, che andranno a contestualizzare ancora di più ciò che faremo. Ottima la caratterizzazione dei personaggi, tanto da farcene amare ed odiare alcuni, anche se spesso i dialoghi possono risultare abbastanza pesanti. Praticamente un gigantesco punto e virgola tra una fase d’azione e l’altra, soprattutto quando ci troveremo al quartier generale dei Magni.
Uno “sparatutto magico di ruolo”
Il gioco ci prende per mano passo passo, e impareremo a sfruttare i nostri poteri e le loro combinazioni pian piano che procederemo nella trama. Se da un lato il sistema di combattimento è ingegnoso e fluido nella concezione, ci sono diversi punti a sfavore che in un certo senso vanno ad “inceppare” il ritmo. Sia chiaro, non è niente di così impedente, tuttavia nella gestione degli incantesimi e degli equipaggiamenti, oltre al mancato compromesso per la mira, si vede tutta l’inesperienza del team di sviluppo, che potrà far tesoro di Immortals of Aveum per aggiustare il tiro in futuro.
Procediamo per gradi. Immortals of Aveum presenta un gameplay in prima persona, in cui con la mano destra utilizzeremo gli incantesimi, mentre con la sinistra potremo effettuare delle parate evocando uno scudo, o utilizzare determinati “gadget” magici dagli effetti particolari. Sappiate però che quando mirerete spostando la telecamera, non ci sarà un tasto per la mira precisa (che in alcuni casi sarà prerogativa della magia blu), quindi avrete “mira libera”, ma anche una libertà d’approccio davvero importante, grazie al buon amalgamarsi ed alternarsi dei tre tipi di magie. Questi sono:
- Magia Blu: si tratta del potere che permette di manipolare la materia al meglio, e con precisione. Con essa Jak può scagliare dardi di precisione, manipolare la gravità, e anche creare degli scudi.
- Magia Rossa: il caos, l’entropia, la distruzione. Con la magia rossa Jak potrà colpire i nemici a corto raggio (praticamente l’equivalente di uno shotgun), devastante a livello di danni.
- Magia Verde: questa è la magia più peculiare, che rappresenta la crescita, la morte, la transizione. Con essa Jak potrà manipolare alcuni oggetti, ma anche i nemici, li ostacolerà, o creerà delle illusioni. Possiede attacchi rapidi a media distanza.
Chiaramente durante la vostra avventura incontrerete nemici di tutti i tipi, (molti dei quali che usano la magia), con alcuni che avranno anche degli scudi o delle resistenze a determinati tipi di magia, quindi sarà indispensabile alternare gli utilizzi, comprenderli appieno, e sfruttarli in combinazione con le proprie abilità personali (e la build che vi starete creando).
Nonostante gli incantesimi siano di determinati tipi e categorie, quindi con una doppia suddivisione, anche per utilizzarli avremo bisogno di “armi”, ovvero dei bracciali che faranno da incanalatori del potere. Non solo, queste armi cambieranno anche che tipo di caratteristiche avranno i nostri attacchi, modificando cadenza di fuoco, gittata, danni e così via. Insomma, la gestione di queste e dei loro potenziamenti sarà abbastanza articolata e abbastanza complessa (forse un po’ troppo).
Questa inutile pomposità è una delle ingenuità dello studio di cui parlavamo poc’anzi: se non fosse per questo, per il menù un po’ confusionario, e per le mappe di gioco in 3D a volte esageratamente intricate (parliamo proprio delle mappe nei menù) e incomprensibili, Immortals of Aveum sarebbe stato molto più comprensibile e snello, ma soprattutto piacevole.
Infatti alcune caratteristiche sono state ben implementate, come lo skill tree dei tre tipi di magia, o il backtracking nelle varie zone per sfruttare i nuovi gadget ottenuti. La mappa quindi rimane uno dei talloni d’Achille, anche se a metterci una pezza co sono anche dei portali per il viaggio rapido, che vi permetteranno di esplorare al meglio le diverse zone, tutte particolari e con paesaggi niente male. Da questo avrete anche capito che la progressione di Immortals of Aveum, tra attività principali e secondarie, ha una struttura abbastanza libera, nonostante il filone si mantenga lineare grazie agli avvenimenti della storia.
Quanto funziona?
Sul piano tecnico non sono troppe le sbavature, se non tutte le eccessive meccanicità di cui abbiamo già parlato: per il resto il “gunplay” è comunque appagante, frenetico quando serve, e con cali di frame davvero sporadici. Un po’ troppo lunghi i caricamenti, ma ci si fa il callo.
Dal punto di vista delle ambientazioni, tra level design e aspetto, la qualità è davvero alta, così come quella degli effetti particellari. Un po’ anonimi – un po’ troppo – i personaggi di contorno, come le persone che fanno da popolo, e ancora meno curati sono i vari nemici usati come carne da macello. Al contrario i personaggi principali e secondari hanno carisma da vendere, e alcuni di loro sapranno ritagliarsi una vostra stima (complice anche l’interpretazione dei nostri doppiatori, che riescono a sopperire anche ad alcune animazioni facciali non troppo esaltanti). I difetti a livello grafico si possono vedere più sui dettagli, tra texture ripetute e capelli che su alcuni personaggi sembrano di plastica. Il comparto audio si conferma deciso, tra effetti sonori e musica, che nonostante non sia memorabile compie senza infamia e senza lode il proprio compito.