In un periodo dell’anno dove i motori tornano a rombare con i vari titoli ufficiali dedicati ai vari campionati ufficiali su due e quattro ruote, fa capolino anche una nuova IP, un titolo dedicato esclusivamente al drift: si tratta di DRIFTCE, propostoci da 505 Games e sviluppato da ECG Games, che vi illustriamo in recensione.
Come potete ben immaginare, non si tratta di un racing game, dato che si concentra solamente su un tipo di competizione in cui dovrete fare dello stile e della precisione le vostre armi vincenti. DRIFTCE fa esclusivamente quello per cui è nato, nel bene e nel male, cosa che inevitabilmente ha avuto le sue ripercussioni sulla varietà in game, sul parco auto, e sul prezzo.
Burning wheels and more
Partiamo dall’assunto che non abbiamo di fronte un gioco facile, tutt’altro: come tutti i titoli che si concentrano su una singola categoria, questa viene portata all’estremo, e se si parla di un titolo che all’effettivo vuole spingere l’acceleratore sulla simulazione, la sfida sarà sempre e comunque all’altezza.
Questo primo aspetto è fondamentalmente quello in cui più eccelle DRIFTCE: mettersi al volante già nel tutorial vi farà capire di che pasta è fatto il gioco, con i controlli da padroneggiare al meglio, il dover conoscere il comportamento della macchina in seguito a ogni singola azione che vorremo compiere, calcolare le distanze di frenata, di inclinazione dello sterzo, il gas da dare, e molte altre piccolezze. Insomma, armatevi di pazienza, perché di tentativi per imparare a guidare un’auto di questo tipo ne farete tanti.
Il tutorial sarà essenziale soprattutto per la seconda parte, quella del garage, dove entreremo ancora più nelle viscere del gioco: la parte meccanica. Qui potremo modificare la nostra drift car acquistando pezzi, eseguendo test, modificando alcune parti estetiche e altro ancora (si parla anche di sedili, pomello del cambio, o tubi singoli). Insomma, una simulazione di costruzione all’ennesima potenza, che vivremo con telecamera in prima persona e con alcune meccaniche che sembrano prese da un gioco VR (prendere e spostare manualmente i pezzi della macchina e montarli fisicamente, ad esempio).
Questa sarà la prima porta sbarrata per coloro che magari dal titolo si aspettavano un approccio più leggero ed arcade. Neanche per sogno, perché per giocare sul serio a DRIFTCE dovrete capirne di motori, e parecchio.
Una scalata in derapata
La prima auto che avremo a disposizione nella modalità carriera di DRIFTCE è l’iconica Mazda MX5, che ovviamente potremo modificare a nostro piacimento con l’officina di cui vi abbiamo parlato, e che all’occorrenza potremo cambiare quando avremo guadagnato abbastanza punti da potercelo permettere. Dopotutto, se si parla di stile, è bello anche cambiare no?
Il gioco ci metterà di fronte una serie di sfide che affronteremo una dopo l’altra, dove guidando e derapando dovremo raggiungere un minimo sindacale per poter procedere a quella successiva. Si tratta di circuiti, di tracciati da punto A a punto B, o di zone vere e proprie in cui dovremo rispettare determinate condizioni, come entrare in drift in una determinata sezione, eseguire una mossa specifica, e/o fare tutto entro un tempo limite. Più accumuleremo punti, e più il nostro livello a fime “missione” sarà alto, contrassegnato – se ci qualificheremo – dai classici trofei oro, argento e bronzo.
Purtroppo a parte questo il gioco non ha molto da offrire: sfide singole, sfide in multiplayer, free ride. C’è da dire che il focus del gioco sembra proprio il poter puntare a record mostruosi e a sfidare altri giocatori online, tuttavia per i giocatori alle prime armi inserirsi in un panorama del genere può risultare abbastanza complicato. Questo perché, lo ripetiamo, DRIFTCE è un gioco molto complicato da padroneggiare.
Un garage un po’ stretto
C’è da dire che tra le note dolenti del gioco ci sia poca varietà, sia se parliamo di piste (che nonostante siano proposte in diverse salse, sono sempre le stesse), sia nel parco auto, che è limitato a solo 12 automobili, anche se tutte con licenza e tutte famose per essere perfette per il drift. In entrambe le cose c’è una preponderanza maggiore del Giappone, dove la disciplina è ben più amata e praticata.
Dal punto di vista tecnico abbiamo di fronte un buon titolo, che però mostra il fianco soprattutto nelle texture e nella realizzazione degli esterni: vero che non si tratta del focus del gioco, ma soprattutto nelle aree meno “sportive” lo stacco tra la qualità delle macchine e quella dell’environment si nota parecchio, e soprattutto sulle prime distrae parecchio il giocatore dal focus.
Per fortuna dal punto di vista della guida il feedback è buono, e nonostante con il pad il “feeling” con la gomma e l’asfalto sia minore, DRIFTCE riesce quanto meno a dire la sua.