Nel corso della storia videoludica diversi prodotti non sono stati localizzati nei mercati occidentali e orientali. I motivi sono molteplici, e vanno da una bassa previsione di successo fino alla mancanza di soldi per poter effettuare un lavoro di tale portata. Nel 2022, però, il videogioco si è così espanso che diversi publisher possono ora permettersi di trasportare anche prodotti considerati di nicchia. Il caso di questa recensione è proprio questo, visto che NIS America ha deciso di tradurre la rimasterizzazione di Kamiwaza: Way of the Thief.
Un ladro onorevole
L’opera di Acquire è uscita originalmente nel 2006 come esclusiva per PlayStation 2. Un prodotto che al giorno d’oggi mostra tutti i suoi limiti di gioco a medio budget della sesta generazione, ma che ne presenta al tempo stesso tutto il suo fascino.
La storia racconta di Ebizo, un giovane ragazzo con il sogno di diventare un nobile ladro per donare le ricchezze ai poveri. Nella sua prima missione, però, viene a scoprire che i suoi alleati sono in realtà degli assassini senza scrupoli, in grado perfino di togliere la vita a una neonata innocente. Il nostro protagonista decide quindi di scappare e portare con se proprio quest’ultima, così da lasciare alle spalle tutti quei sogni infranti dalla cruda realtà. Una decina di anni dopo, però, una misteriosa malattia colpisce proprio la sua protetta, una cosa che costringe Ebizo a tornare alla sua precedente e illegale attività.
L’incipit della narrazione permette così di dare quell’incipit al giocatore di entrare all’interno della routine proposta dal gameplay. La sceneggiatura è godibile, niente di tremendamente profondo o complicato con perfino plot twist piuttosto prevedibili. Il giocatore non deve quindi aspettarsi qualcosa di stratosferico, ma un’esperienza godibile con quella tipica esagerazione e gusto giapponese. Purtroppo il tutto viene condiviso con dei filmati piuttosto statici e poco ispirati, perfino per il periodo di uscita originale. In questo senso determinate scene non riescano a esprimere il meglio di loro, soprattutto con tutta l’evoluzione che ha subito l’intero settore ad oggi.
Nel classico stile di NIS America, anche in questa recensione di Kamiwaza: Way of the Thief bisogna constatare che non è presente alcuna traduzione scritta oltre quella in inglese. Il linguaggio utilizzato è molto semplice, ma questo è comunque un limite per una possibile utenza interessata. Un pregio però va al doppiaggio interamente in giapponese, di buona qualità oltre che ben contestualizzato visto la sua ambientazione legata al periodo Edo del Giappone.
Un lavoro come tanti
Una delle particolarità dell’opera di Acquire risiede però all’interno del suo gameplay. Il gioco si presenta come un stealth open world, dove Ebizo deve girare per la città di Mikado con lo scopo di rubare quanto più possibile. La sua attività consiste nell’entrare di soppiatto nelle case degli abitanti, sfruttando tutte le abilità che possiede per non essere visto.
Purtroppo la struttura delle fondamenta dell’esperienza è ripetitiva, perché se all’inizio imparare le tecniche furtive è divertente, ben presto il giocatore capirà bene come muoversi in ogni singola situazione. I nemici sono prevedibili nei movimenti, senza reali cambiamenti tra loro se non per degli specifici scontri in determinati eventi. Il combat system è poi fin troppo basilare, tanto che facilmente gli utenti potranno evitare certe sezioni piuttosto che affrontarle. Le uniche parti in cui il gioco riesce a dare qualcosa in più sono le boss fight, ma anche qui non tutte sono completamente riuscite. Una scelta comunque apprezzabile è la possibilità di modificare il livello di difficoltà in qualsiasi momento. Questo non migliora i difetti precedentemente descritti ma, al tempo stesso, permette un’accessibilità maggiore.
Nel corso dell’avventura uno degli elementi più importanti è lo stabilmente balneare, un edificio che in realtà è il centro delle attività ladresche di Ebizo. Al giocatore è richiesto di passare al suo interno diverse volte per accettare missioni, curarsi, comprare oggetti, donare soldi, ottenere e potenziare abilità, sbloccare metodi per nascondersi ulteriormente, ottenere ulteriori sacchi e molto altro ancora. Insomma, un vero e proprio hub che aumenta ulteriormente la sensazione di routine dell’intera esperienza. In tutto questo non aiuta la poca varietà delle missioni disponibili, che cadono nel tranello di possedere una continua ripetitività delle meccaniche e obbiettivi.
Un uomo per il popolo
Una volta completate le missioni, però, il giocatore sarà in grado di scegliere se scambiare il proprio bottino per denaro oppure donarlo al popolo. In questa recensione di Kamiwaza: Way of the Thief è evidente come trovare il giusto equilibrio delle due cose sia il miglior approccio, in grado di aumentare sia la reputazione di Ebizo che permettere l’avanzare all’interno della storia. Lo scopo principale di Ebizo è quello di salvare una ragazza e l’unico modo per farlo sarà comprare il necessario dal negozio apposito. Una struttura di gioco che, come per il resto della produzione, risulta inizialmente accattivante ma ben presto estremamente ripetitiva.
Un altro punto a favore è come il mondo di gioco reagisce alle azioni compiute di Ebizo. Nel corso delle avventura non è raro osservare qualche filmato che mostra i cittadini commentare le azioni del misterioso nuovo ladro nobile, oppure se il nostro eroe viene scoperto è ben visibile un certo odio nei suoi confronti. Una meccanica interessante ma poco approfondita, visto che i filmati dopo un po’ iniziano a ripetersi. In tutto questo confermiamo la presenza di finali alternativi, che aumentano quel senso di curiosità e possibile rigiocabilità.
Remastered edition
Analizzando una remastered, è necessario valutare non solo il prodotto in sé, ma anche l‘operazione di rimasterizzazione realizzata da Acquire. Purtroppo, in questo campo è evidente il lavoro mediocre effettuato dal team di sviluppo. Il gioco presenta tutte quelle problematiche, limiti grafici e strutturali della sua versione originale. Apprezziamo certamente la presenza di texture in alta definizione e la visione in wide screen ma, purtroppo, non è abbastanza. Nel bene o nel male, l’esperienza offerta sulle piattaforme attuali è praticamente quella originale, con tutti i suoi pregi e difetti. Il porting per Nintendo Switch, la versione da noi testata, è di buona fattura. Nel corso della nostra prova l’opera in questione non ha riscontrato alcun genere di bug, glitch o cali di frame rate, in un’esperienza estremamente godibile sia in modalità casalinga che portatile.