Narrazione, esplorazione, silenzio accompagnato da una colonna sonora ambientale, il tutto condito da un piccolo protagonista al comando di un imbarcazione. Oggi analizziamo in sede di recensione FAR: Changing Tides, nuovo gioco indie Okomotiv e Frontier Foundry con elementi puzzle e platform, e diretto continuo di FAR: Lone Sails. Ciò che ci ha incuriosito in questo caso, come per il gioco precedente, è stata l’atmosfera assolutamente autoriale e malinconica delle ambientazioni, l’idea che si tratti di un’esperienza semplice ma emotivamente travolgente, seppur senza grandi budget, grafiche mozzafiato o gameplay innovativo. Tutto ruota intorno a dinamiche piuttosto semplici, in un mondo crudele e solitario: il piccolo protagonista è al comando di questa barca/sottomarino e viaggia, in lungo e largo, praticamente senza sosta.
Avvolti dal suo silenzio, scopriremo luoghi sempre più sommersi, relitti, vecchie abitazioni, ricordi di una società che “è stata” e ora “non è più”. La narrazione alla base è poca ma perfettamente chiara: quello che vediamo, ciò che è rimasto ed è invecchiato, ammuffito, logorato dal tempo e dall’acqua, è l’eco desolante degli Antichi, gli umani che sono stati abbattuti da una catastrofe. Con loro è stata spazzata la Terra per come l’abbiamo conosciuta, rimane solo la voglia di sopravvivere, di trovare luoghi in cui rifornirsi e vagare. Alla ricerca di cosa, rimane un mistero. Per questo, ci teniamo a precisare che FAR: Changing Tides è una piccola esperienza che può interessarvi e intrattenervi solo se siete alla ricerca di un mondo delicato, piuttosto drammatico e semplice, in cui lasciar muovere liberamente i vostri pensieri, un po’ come è stato per Journey.
FAR: Changing Tides, indie emozionante ma non incisivo
FAR: Changing Tides, come vi stiamo spiegando in recensione, rimane sul percorso già delineato dal suo predecessore, almeno il linea di massima. L’atmosfera la fa da padrone, il gameplay piuttosto limitato è godibile ma non si è sbilanciato più di tanto nel corso del titolo, la trama è accennata, intuibile ma nulla di più. Dopo aver dato un’infarinatura di tutto quello che il gioco ci ha trasmesso, entriamo maggiormente nel dettaglio con spirito critico, e allo stesso tempo apprezzando il tentativo di parlare al pubblico in modo diverso, con un tono piuttosto drammatico ma spensierato. Partiamo proprio dalle ambientazioni e dalla soundtrack che compongono buona parte dell’esperienza per il giocatore. Ovviamente si tratta di uno dei lati più convincenti del videogame, ma per comprenderlo basta dare uno sguardo a uno dei moltissimi trailer disponibili su YouTube.
Non c’è dubbio che il team abbia saputo sviluppare, anche in questo caso, una piccola bolla in grado di incuriosire pienamente un gamer appassionato di indie. C’è un’enorme cura dei dettagli, un’enorme passione nella voglia di trasmettere il vuoto dei posti in cui vaghiamo quasi per caso, e questo non è un elemento secondario in un prodotto simile, bensì è fondamentale. Si tramuta quasi automaticamente nella linfa vitale, al fianco della narrazione. L’imbarcazione, il mare, le creature selvagge che vivono sott’acqua: tutto ha un proprio posto, ogni elemento sa come attrarre il nostro occhio e farci immergere – realmente e metaforicamente – nel mondo di FAR: Changing Tides.
Peccato invece per trama e gameplay che hanno saputo creare e sostenere il mondo di gioco, ma non l’hanno elevato al livello che avrebbe potuto raggiungere con un po’ di impegno e di voglia di osare. Le basi ci sono tutte, l’accenno all’umanità ormai estinta c’è, ma poteva davvero lasciarci molto di più di una semplice smorfia dispiaciuta sul volto. Vale lo stesso per il gameplay che è assolutamente godibile ma pecca di momenti di vuoto apparentemente interminabili e poche aggiunte rispetto al passato FAR. Saliti a bordo dell’imbarcazione con vela, due livelli e diverse stanze da gestire, il nostro scopo principale sarà issare l’albero maestro, controllare le vele, seguire il vento, capire quando rallentare o addirittura fermarci per evitare fastidiosi “incidenti” e rallentamenti.
Ovviamente, dando uno sguardo al presule, risulta facile comprendere che un’espansione c’è stata eccome, ma sarebbe ingiusto non puntare il dito sui lunghi momenti in cui resteremo a fissare le vele muoversi grazie al vento, con le mani in mano (al contrario di titoli come Windbound che sono riusciti a rendere gradevole il navigare). Sezioni d’esplorazione (limitata) a terra e piccoli enigmi riusciranno a rendere più variegata la nostra run (come accaduto anche a noi durante il test per la recensione) di FAR Changing Tides, ma visto il grande potenziale, si sarebbe potuto puntare a qualcosa di più.