Anno dopo anno, la saga di Call of Duty si impone come paradigma del genere di appartenenza, grazie alla capacità – divenuta un marchio di fabbrica vero e proprio – di immergere il giocatore in contesti bellici che spaziano dalle guerre mondiali ai conflitti più o meno futuribili. L’uscita di Warzone ha in ogni caso creato un piccolo precedente, migrando la community di COD all’interno di un battle royale in continua evoluzione, in grado di legarsi a doppio filo ai contesti offerti dai vari capitoli principali: basti pensare a Modern Warfare (vero trampolino di lancio), passando per Black Ops: Cold War e tutte le sue trasformazioni legate alla guerra fredda. Ora, con Call of Duty: Vanguard, che analizziamo in recensione, Activision ha scelto di fare nuovamente un salto indietro nel tempo, catapultando il giocatore all’interno di una seconda guerra mondiale segnata da conflitti e ambiguità socio politiche di un evento lontano nei secoli (per davvero), ma paradossalmente ancora così vicino da far sì che uno sparatutto in soggettiva possa a suo modo raccontarne gli orrori.
La guerra mondiale, oggi come ieri
Sledgehammer Games non sono nuovi a questo tipo di operazione, visto che dopo che nel 2017 rilasciarono Call of Duty: World War II il team ha deciso di fare tesoro delle critiche ricalcando nuovamente il tema della seconda guerra mondiale tramite un nuovo capitolo sulla carta più ambizioso e consapevole. Partiamo però dalle basi: Call of Duty: Vanguard, come ogni capitolo della serie, propone la consueta campagna per giocatore singolo, affiancata dalle ben note modalità multigiocatore e zombie, ormai divenute un marchio indistinguibile del franchise da decenni. Per quanto riguarda la parte dedicata al single player, negli anni COD ha spesso messo in evidenza la capacità di raccontare belle storie, nonostante l’interesse dei giocatori sia poi virato inevitabilmente verso i comparti multiplayer: Vanguard, dal canto suo, ha dalla sua una narrazione avvincente, al netto di qualche colpo di scena fin troppo prevedibile che tradisce l’incapacità di Sledgehammer di osare un pochino di più.
L’ultimo Call of Duty ambientato durante la seconda guerra mondiale va oltre la riproposizione accurata e didascalica delle battaglie che hanno portato gli Alleati alla vittoria contro le atrocità dell’esercito nazista, unendo infatti eventi realmente accaduti a libertà poetiche sicuramente d’impatto ma certamente stranianti se si conosce la storia realmente accaduta. In Call of Duty: Vanguard vestiamo i panni dei membri di una speciale task force chiamata Avanguardia: questa vede tra le fila alcuni soldati provenienti da più fronti, impegnati a svelare i segreti del cosiddetto “progetto Phoenix”, documenti segreti legati a doppio filo ad alcuni gerarchi nazisti, in grado di fatto di cambiare le sorti del conflitto.
Dalle viscere della Germania, prenderà quindi il via la storia della squadra speciale, attraverso una campagna ad ampio respiro che si perde però in alcune storture abbastanza discutibili. Situazione drammatica, quindi? Niente affatto. Le nove missioni che compongono la campagna ci daranno modo infatti di ripercorrere alcune fasi chiave del conflitto mondiale più (tristemente) famoso di sempre, ma da un’angolazione a tratti inedita e seriamente interessante (come ad esempio la tenace resistenza del popolo russo a Stalingrado nei panni del cecchino Polina). Piccoli ma decisivi salti temporali ci permettono di toccare le varie fasi della seconda guerra mondiale, lasciando trapelare una notevole verosimiglianza storica.
Guerra e pace
Tecnicamente, Call of Duty: Vanguard fa il suo lavoro in maniera più che dignitosa: dopo aver provato il gioco su console PS5 e su Xbox Series X|S, il gioco sembra avere tutte le cose al suo posto, specie per quanto riguarda il livello di dettaglio, i giochi di luce e gli effetti particellari. Nota stonata – slegata alla questione puramente grafica – è la longevità generale, visto che basteranno circa 5/6 ore di gioco intenso per giungere ai titoli di coda della campagna. A lasciare parzialmente interdetti sono anche – e soprattutto – alcune incongruenze legate all’intelligenza artificiale dei nemici, spesso incapaci di organizzarsi a dovere e intenti solo ed esclusivamente a impedirci di proseguire.
Come detto poco sopra, nulla di drammatico o particolarmente negativo, solo sarebbero bastate quelle 5 ore di gioco in più e alcune accortezze qua e là per rendere la campagna di Call of Duty Vanguard non solo sufficiente, ma davvero memorabile. Modern Warfare e Black Ops Cold War, infatti, sono inevitabilmente una spanna sopra per quanto riguarda la campagna per giocatore singolo, un piccolo passo falso per Sledgehammer che ha deciso infatti di optare anche per una maggior linearità.
Discorso quasi del tutto dissimile per quanto riguarda il comparto multigiocatore, che pur non toccando la complessità raggiunta in questi mesi da Warzone mette sul piatto un’ottima mole di modalità e opzioni di gioco. Le modalità versus deathmatch, cattura la bandiera e uccisione confermata sono infatti giocabili da subito attraverso circa 20 mappe dalle dimensioni meno generose di quanto si sarebbe portati a pensare. Anche la tanto apprezzata modalità Veterano fa capolino in Vanguard, così come altre modalità che mostrano come il multiplayer sia sempre e comunque garanzia di qualità quando si parla di Call of Duty, al di fuori del contesto storico scelto per l’occasione.
Ovviamente, tanto nella modalità per giocatore singolo quanto nel multi le armi sono tutte rigorosamente contestuali alla seconda guerra mondiale: si va infatti da fucili, mitragliatrici e pistole, passando successivamente a vari accessori da sbloccare sia per personalizzare il nostro soldato, sia per bilanciarlo al meglio delle possibilità. Le specialità, suddivise in tre sotto categorie, sono inoltre in grado di donare extra di vario genere, come ad esempio un più generoso quantitativo di munizioni.
Ciliegina sulla torta, la modalità zombie, che anche in Call of Duty: Vanguard si presenta in forma smagliante. Il contesto è quello di sempre: affrontare orde di non morti sempre più letali man mano che avanzeremo nell’avventura, con i ben noti varchi dimensionali dell’Etero oscuro – aperti da un generale nazista con evidenti deliri di onnipotenza – che danno inizio all’invasione di creature demoniache e mostri di ogni genere. Così come in Black Ops: Cold War, anche nella modalità zombie di Vanguard sarà consigliabile cooperare con altri tre amici online, al fine di affrontare le varie ondate di non morti sfruttando armi e potenziamenti, raccogliendo allo stesso tempo alcune rune che si riveleranno davvero utili sulla lunga distanza.