Esistono vari parametri per misurare il valore di un videogioco, varie strade possono essere intraprese dagli sviluppatori nell’intento di creare qualcosa che comunichi, che parli una lingua propria, oppure che semplicemente intrattenga, che diverta rubando il tempo a tantissime altre cose. Uno dei parametri più affascinanti resta senza dubbio quello del silenzio. Saper sfruttare il silenzio, in un titolo, significa saper costruire un’esperienza affascinante e che magari urla anche qualcosa, senza però la necessità di farlo mai parlare direttamente, senza farlo mai esprimere in maniera diretta, chiara e concisa col giocatore, il tutto in un viaggio che mette al suo centro le altre possibilità espressive che il mezzo ha da offrire. Grazie a tale scelta si può entrare in contatto con opere prettamente legate a questa fascinazione silenziosa ma comunque irta di dettagli che devono essere colti.
Nello scrivere una recensione di Minute of Islands (sviluppato dallo Studio Fizbin) risulta essenziale parlare di questo genere di piccolezze, aprire il discorso attingendo ad una potenzialità del genere, con un titolo indie che se ne serve fin dall’inizio, fin dalla sua primissima sequenza, imbastendo il proprio mondo di gioco su un discorso che limita al massimo i propri suggerimenti e le spiegazioni dirette, prediligendo piuttosto una tipologia descrittiva sviluppata lungo i dettagli che accompagnano i passi della sua protagonista.
La recensione di Minute of Islands e di un mondo che parla a modo suo
Al centro di Minute of Islands troviamo un trama estremamente enigmatica, esposta in maniera fumosa, quasi intangibile. Nel suo introdurre il mondo di gioco, il titolo sembra quasi attingere da un registro linguistico simil-spirituale classico, generando un’introduzione che lascia aperte moltissime domande, così come lo fanno anche gli altri aspetti di quest’avventura. Le origini di quello che abbiamo ed avremo davanti, anche perché proprio di origini si parla, verranno presentate attraverso poche, brevi e concise frasi, che torneranno nel corso di tutta la storia. Poi faremo la conoscenza della nostra protagonista, Mo, la quale, una volta svegliatasi nel suo letto, si accorgerà che qualcosa non va, che qualcosa non quadra sia nel suo particolare “rifugio”, sia nel particolare mondo in cui dimora.
Da questa domanda fondamentale si articolano i primi passi del viaggio, anche perché si parlerà sempre di viaggio in questa recensione di Minute of Islands, di un vero e proprio percorso (in cui potersi relazionare anche con gli altri abitanti delle varie isole) dal quale chi gioca viene escluso e mano a mano inserito, con una protagonista che sa tutto ma non ne parla. Ecco che il silenzio nominato prima diventa un vero e proprio elemento di narrativa, aprendo la strada agli eventi centrali dell’avventura. Fin dall’inizio, quindi, ci si ritrova catapultati in questo agglomerato di schermate, di luoghi e dettagli estetici, senza una vera e chiara spiegazione totalizzante, sostituita da un incedere più delicato e progressivo, ad esempio articolato nella ricerca dei vari “ricordi”, piccoli frammenti di storia passata relativi alla protagonista stessa.
Il mondo di Mo si trova in un curioso stato che la risveglia improvvisamente dal suo sonno. Tutto intorno a lei è spento e immobile, in una penombra fatta di riflessioni e di piccoli suoni a riempire ogni passo. Una voce femminile narra ogni singolo dettaglio, parla del contesto, dell’ambiente narrativo, di Mo, di ciò che prova e recita giocando il ruolo nella sua stessa voce. Minute of Islands è un videogioco in 2D a scorrimento orizzontale, caratterizzato dalle dinamiche strutturali più classiche. Il giocatore avrà il compito di accompagnare questa giovane donna dandole una mano nel cercare di comprendere cosa è accaduto e cosa sta succedendo attorno a lei.
L’osservazione dell’ambientazione, dunque, si rivela fondamentale fin dalla primissima schermata, con la possibilità di muoversi sia in orizzontale che in verticale, arrampicandosi sulle sporgenze, saltando e servendosi di un particolare strumento (l’omnichiave) con cui l’universo narrativo interagisce in maniere del tutto specifiche e curiose. Puzzle esplorativi quindi, enigmi e ricerca, il tutto valorizzato da alcune trovate estetiche che sicuramente ispirano un fascino abbastanza fuori dalle righe, da un feeling, pad alla mano, piuttosto positivo, da una serie di piccolezze e dettagli che man mano approfondiscono ogni cosa, e da una delicatezza che oscilla continuamente tra il surreale e un particolare tipo di nostalgia.
Disegno, corpo, respiro
Parlare del comparto artistico di Minute of Islands è fondamentale in una sua recensione. E’ proprio questo ad arricchire l’intera esperienza, dando sia l’idea, sia la sensazione che ci si trovi in un universo pulsante e vivo, un mondo che respira sotto ogni nostro singolo passo. Il tratto a caratterizzare i vari fondali e ambienti sviluppa la sua identità passando attraverso più stili (tra cui il pop, con accenni street art), servendo un contesto che, nel suo piccolo, riesce sempre a stupire, sfruttando trovate cromatiche e di geometrismi indecifrabili ispirati. Fuso a tutto ciò troviamo un sound design sempre attento (o quasi), il quale riesce a rendere l’esplorazione più profonda. La fusione tra gli elementi surreali, appartenenti anche alla narrazione, e gli elementi bio-meccanici, rompe poi gli schemi e qualsivoglia intento di linearità, generando un incedere che non risulta quasi mai ripetitivo.