La potenza della semplicità
Sebbene a tratti le zone del gioco siano veramente poco chiare, sono i colori a fare la differenza e a rendere questa particolarità l’aspetto più forte e d’impatto dell’intero videogioco. Una semplice palette formata dai colori ciano, magenta e bianco porta la vita sullo schermo, e tutto si incentra su dei semplici contrasti che tendono a differenziare i personaggi e gli oggetti da un basilare sfondo nero. La semplicità dello stile grafico è vincente, e riesce nonostante tutto a creare delle ambientazioni fantascientifiche particolarmente suggestive. Infatti, nonostante l’essenzialità dello stile utilizzato, è facile rimanere impressionati di fronte alle incredibili schermate di gioco. Lo stile utilizzato, il sound design, la palette di colori e la vibrazione del controller particolarmente insistente, sembrano voler trasportare il giocatore il più possibile in altri tempi, anche grazie al gameplay, che attraverso i suoi comandi particolari richiama volutamente quello dei vecchi titoli.
I comandi purtroppo non sempre sono troppo chiari, anche a causa dell’assenza di un effettivo tutorial all’inizio del titolo. Questo problema si pone soprattutto per quanto riguarda i combattimenti corpo a corpo, una meccanica molto presente all’interno del videogioco, in cui la confusione regna sovrana. Il particolare stile grafico ovviamente non aiuta, e quando ci si trova di fronte a dei combattimenti con più nemici, umani o non, è veramente complicato riuscire a distinguere gli elementi a schermo e, di conseguenza, la scelta di come muoversi. Inoltre, molte delle meccaniche presenti all’interno del titolo non vengono spiegate, e i giocatori saranno costretti a conoscere e a capire da soli le situazioni in cui potrebbero essere usate, una morte dopo l’altra, cosa che alla lunga può essere fin troppo frustrante. Per ovviare a ciò, il team di sviluppo ha deciso di inserire all’interno del titolo un gran numero di checkpoint, attraverso cui è estremamente semplice tornare immediatamente in azione.
Una morte dopo l’altra
Allo stesso tempo, il team ha deciso di introdurre la possibilità di spostarsi liberamente nei diversi livelli presenti (cinque per la precisione), in modo tale da consentire ai giocatori di decidere il momento e l’equipaggiamento più appropriato per andare avanti nell’avventura. In poche parole, se i pericoli da affrontare diventano troppo ostici, è possibile spostarsi in un’altra direzione, alla ricerca di equipaggiamenti o di nuove armi. Quello che influisce maggiormente su tutti i comandi di gioco è un leggero ritardo negli input, un dettaglio voluto dagli sviluppatori ma che rende l’esperienza decisamente più complicata da affrontare, almeno per quanto riguarda il primo impatto quando si controlla il proprio alter-ego digitale. Anche in questo caso, la scelta degli sviluppatori segue la volontà di creare qualcosa che richiami il più possibile il passato. Nonostante tutto, non parliamo di un problema particolarmente pesante che potrebbe influenzare violentemente la giocabilità del prodotto ma anzi, aiuta ulteriormente a creare l’atmosfera voluta e a far immergere il pubblico in questo particolare e suggestivo mondo.
L’intero comparto sonoro, composto dall’artista francese Kiiro, che ha già lavorato a titoli come Neo Dusk e Riot- Civil Unrest, accompagna perfettamente le atmosfere dell’opera e contribuisce a creare un’esperienza completa per i giocatori. Anche la musica e gli output sonori, infatti, sono stati composti in modo tale da trasportare i giocatori indietro nel tempo così da far ricordare il più possibile le iconiche tracce presenti in alcuni titoli del passato. In conclusione, The Eternal Castle Remastered trova la sua forza nella voglia del team di creare qualcosa di unico ed estremamente personale, che non rispetta e non rispecchia gli standard classici dei videogiochi attualmente in circolazione. Quello che ci troviamo davanti è un progetto estremamente ambizioso che nasconde dietro di sé una storia davvero singolare ed interessante e che, nonostante i suoi numerosi difetti, è un’esperienza che gli appassionati dei vecchi titoli devono provare almeno una volta nella vita.