Necromunda: Underhive Wars è un gioco da tavolo skirmish edito da Focus Home Interactive, con un’ambientazione che andrà portandoci in un mondo ricoperto di rifiuti e acqua inquinata, il risultato di migliaia d’anni di sfrenata industrializzazione senza alcun tipo di salvaguardia ambientale. Sparse in questi mari di effluenti, contenenti instabili scorie e ceneri compattate, esistono tra le sei e le nove città alveare. Questa è l’intrigante ambientazione che va caratterizzando uno dei titoli più suggestivi tra tutti quelli realizzati da Games Workshop, e ora è giunto il momento di scoprire se la produzione concretizzatasi grazie al lavoro di Rogue Factor sia all’altezza di questa straziante storia.
La Città alveare di Necromunda
Tutti gli amanti di Warhammer 40,000 conoscono perfettamente l’ambientazione di Necromunda, il titolo skirmish ideato sempre da Games Workshop nel quale bande d’efferati mercenari vanno affrontandosi per conquistare le perdute ricchezze perdute nei sottoformicai delle città Alveare. Necromunda non è altro che uno dei mondi conquistati dagli Space Marine che, senza nessuna remora ambientale, hanno sfruttato questo mondo fino al midollo, sia per assoldare nuove reclute per i loro imponenti eserciti, sia per la costruzioni di armi sempre più potenti.
In queste città alveare solamente i più forti riescono a sopravvivere e se lo fanno è solo grazie alle Gang o Crew. Ogni Crew punta alla supremazia e alla scalata dei piani, cercando in ogni singolo anfratto dei bassifondi oro e ricchezze ormai dimenticate dell’età dell’oro dell’Imperium. Da questo ricchissimo background i ragazzi di Rogue Factor hanno potuto attingere a piene mani cercando di portare alla luce una trasposizione videoludica che fosse il quanto più fedele possibile all’opera di riferimento. Possiamo tranquillamente affermare che l’ambientazione appare ben realizzata, aggirarsi nei vari livelli del sottoformicaio è una gioia per gli occhi, peccato solo che gli sviluppatori non abbiano voluto replicare anche il gameplay dello skirmish (tra l’altro uno dei migliori in circolazione a livello di regolamento), preferendo piuttosto puntare sulla creazione di un titolo tattico a turni che però non brilla quanto dovrebbe.
Rogue Factor, di fatto, ha preso solamente spunto dall’ambientazione e dal regolamento originale, cercando di tramutarlo secondo la propria visione in un esperienza ludica che però fatica a decollare lungo tutte le varie fasi di gioco. Purtroppo, gli sviluppatori non sono stati capaci d’introdurre uno stile di gioco veramente nuovo e creativo. A livello artistico il titolo riesce però fortunatamente a dire la sua, tra personaggi ricchi di dettagli e – come detto poco sopra – ambientazioni cariche di fascino capaci d’immergere totalmente il giocatore in questo ampio universo ludico.
In Necromunda: Underhive Wars i giocatori potranno seguire una campagna narrativa, che gli consentirà di seguire il viaggio di ben tre Gang rivali, in lotta per ottenere l’Archeotech, uno degli artefatti più antichi e potenti che sono andati dispersi nel corso dell’età dell’oro dell’umanità. Le tre bande – i Banecats guidati da Tessera, i Rowdy Bois guidati da Blutvor e i Black Ash guidati da Flynt – si daranno battaglia (tattica) per appropriarsi dell’artefatto, perlustrando attentamente il “sottosuolo” del pianeta e i profondi e oscuri recessi della città stessa, ora invasa da altre Gang. Così com’è stato presentato, il tutto potrebbe apparire assai interessante, peccato solo che il mondo di Hive non sia liberamente esplorabile, il tutto in favore in una campagna davvero troppo lineare.
Muovi, attacca, cerca un riparo
Se la parte narrativa della produzione lascia a desiderare, il gameplay riesce forse a fare addirittura peggio. L’idea di voler cercare d’introdurre qualche novità in un sistema abbastanza rodato non è mai una cattiva idea, fino a quando però le nuove dinamiche non peggiorino di fatto il genere. Il voler eliminare gli esagoni per gli spostamenti e voler lasciare maggior autonomia per il movimento dei personaggi, limitati ad un certo numero di punti movimento (MP), ci ha fatto inizialmente sorridere. Peccato che arrivati ad un certo punto ci si trovi ad effettuare in maniera scoordinata azioni involontarie o cercare escamotage alquanto banali per aumentare il proprio limite di movimento. Inoltre, ogni personaggio potrà svolgere una serie di azioni che consumeranno la barra dei punti azione (AP) i quali, una volta terminati, ci porteranno a perdere per strada personaggi senza neanche averli mossi di un centimetro, costretti a restare imbambolati in qualche angolo sperduto della mappa.
Di base l’intuizione poteva anche essere azzeccata, peccato che la realizzazione non appaia così ben riuscita. Ad inizio turno, ogni giocatore dovrà scegliere il personaggio da utilizzare e, in base alle classi, potrà spendere i suo AP per attivare ascensori, trincerarsi, mettersi in guardia, attivare trappole, sabotare macchine e così via. Durante il turno nemico i giocatori non potranno fare niente se non guardare l’IA muovere un personaggio in base alla propria strategia, altro capitolo invero assai deludente. L’intelligenza artificiale degli avversari di Necromunda: Underhive Wars è davvero ridicola, al limite del divertente, perché alcune volte il computer metterà in piedi strategie inutili o addirittura riuscirà a cadere nelle proprie “trappole”. La cosa ancora più triste e che nel mentre l’IA andrà proseguendo per la sua incomprensibile strada, non ci sarà modo di velocizzare il gameplay, il quale alla lunga saprà rivelarsi davvero pesante da digerire. Immaginatevi immersi in un operazione che coinvolge più squadre guidate dall’IA che finirà per muovere e azionare una dozzina di soldati un torno dopo l’altro. Ok la strategia, ma il ritmo è incredibilmente lento.
Oltre alla campagna principale, Necromunda: Underhive Wars offre ai giocatori una modalità sandobx (è accessibile sin da subito, ma il gioco consiglia di finire prima la campagna). Questa modalità consente ai giocatori di creare una proprio banda personalizzandone i colori, i cosmetici e le abilità. Le bande potranno essere composte da diversi membri e ognuno dovrà anche salire di livello, fattore che ci porterà spesso ad utilizzare solo i cinque migliori, visto che ogni battaglia ci permetterà di schierare solo cinque unità. Ad ogni modo, dopo aver creato la nostra banda e i rispettivi personaggi, parteciperemo a diverse operazioni nel sottoalveare con l’obiettivo di accumulare più risorse possibili. C’è anche un “round di saccheggio” che ci permetterà di raccogliere utile equipaggiamento dai nemici uccisi, ma il tutto dovrà essere fatto gestendo bene i tempi visto che i nostri AP e MP rimarranno comunque sempre limitati. Tornando al menu HQ, potremo poi acquistare abilità e attrezzature aggiuntive per rafforzare le nostre capacità. La nota positiva è che si potrà anche lottare contro i propri amici o semplicemente trovare gente online da sfidare.
La modalità operativa di Necromunda: Underhive Wars dovrebbe essere considerata la portata principale dell’esperienza in quanto presenta un approccio più tradizionale ai sistemi da gioco di ruolo a turni. A dire il vero, la sua struttura riesce a mostrarsi piuttosto coinvolgente, in alcuni casi portandoci addirittura ad affezionarci ai personaggi che avremo cresciuto con tanto amore. Proprio in relazione di ciò, quel che davvero non riusciamo a comprendere è la motivazione che ha spinto Rogue Factor a non implementare tutte le varie meccaniche di personalizzazione della Gang anche nel corso della campagna principale, un’assenza che alla fine dei conti appare come una grande occasione sprecata.
In Necromunda: Underhive Wars, il giocatore è semplicemente spinto a progredire nell’avventura un capitolo dopo l’altro, a volte passando da una banda ad un’altra per vedere la loro versione della storia. Ad esempio, Tessera e le sue Banecats potrebbero aver raggiunto una certa parte del ventre della città in un capitolo e, conseguentemente, la missione successiva potrebbe riguardare il modo in cui Blutvor e Rowdy Bois cercano di raggiungerle sabotando un treno. Indubbiamente, proseguendo nelle vicende sia il comparto ludico che quello narrativo vanno in parte migliorando, ma una volta giunti ai titoli di coda sarà difficile non provare un forte retrogusto amaro in bocca. Peccato perché da un gioco tattico ci saremmo aspettati ben più opzioni per rendere uniche le nostre truppe, mentre in questo caso tutto appare particolarmente trascurato.