A volte tutto ciò che si vuole da un videogioco è rilassarsi, senza dover necessariamente affrontare pericolose creature pronte a farci la pelle o intricati puzzle da dover risolvere; Summer in Mara ve lo permette. Il titolo, sviluppato e pubblicato da Chibig, si è presentato innanzi ai nostri occhi come un buon mix tra Stardew Valley e Animal Crossing, ma rivelandosi poco carismatico e non riuscendo mai davvero a brillare. Infatti, alla fine dei conti quel che ci siamo ritrovati a giocare, pad alla mano, lo potremmo tranquillamente riassumere come una versione di The Legend of Zelda: Wind Waker senz’anima, tra idee appena abbozzate e meccaniche di gioco fin troppo semplicistiche o macchinose, ma lasciateci spiegare.
Un’avventura estiva
A livello di trama, Summer in Mara si apre con una cutscene che mostra la nostra protagonista, Koa, che viene salvata da quella che diventerà sua madre adottiva: Yaya. La scelta di avere come personaggio giocabile una bambina ovviamente è perfetta. Ha tanto da imparare, vuole sempre aiutare tutti ma soprattutto è testarda. Subito dopo la cutscene iniziale, possiamo vedere la nostra Koa seduta sul tetto di casa sua, intenta ad ammirare il mare. Una volta dato un input di movimento, si sposterà e da qui inizierà l’avventura.
Come in ogni gioco che si rispetti, non si scappa dal tutorial, dunque eseguiremo delle azioni base per far contenta la nostra madrina, che col passare del tempo non ha oramai più l’età per certe cose. Purtroppo, qui arriva già il momento in cui abbiamo storto il naso. Le animazioni sono ripetitive e mal collegate; spieghiamoci meglio. Immaginate di dover buttare giù un albero con un’ascia. La nostra protagonista lo farà ma finito il tempo dell’animazione rimarrà ferma per un paio di secondi, prima di ricominciare. La sensazione che lascia non è delle migliori, perché noi dovremo comunque continuare a tenere premuto il tasto.
Sarebbe stato più carino “nascondere la cosa”, magari facendo un’animazione in cui si vede la ragazzina stancarsi. Ovviamente, dovremo tenere cura anche del piccolo orto davanti casa nostra, e per creare tutti gli attrezzi necessari bisognerà raccogliere tutto il materiale di cui avremo bisogno, per poi entrare in casa, lì dove si aprirà un menu per svolgere diverse azioni: cucinare, dormire, creare oggetti o pezzi di oggetti.
Dopo aver superato l’intero tutorial (in poche parole: una volta superata l’isola di “casa”), si vedrà una luce nel mezzo dell’oceano, la quale risveglierà in modo incontrollabile la curiosità e la voglia di viaggiare di Koa. La nostra protagonista, infatti, si metterà in viaggio per comprendere cos’è quella luce e cosa sta succedendo nel mondo intorno a lei. Viaggeremo così d’isola in isola, scoprendo che la nostra casa è in pericolo a causa di un’entità tecnologica che vuole colonizzare l’intero gruppo di isole presenti in Mara. Un ottimo modo per inserire un messaggio ambientalista all’interno del titolo. Ma cosa rovina l’esperienza proposta dagli sviluppatori di Chibig?
Uno dei problemi principali di questo gioco sono le fetch quest, cioè quelle missioni secondarie in cui bisogna andare dal punto A al punto B per poi tornare ad A. Il fatto è che i materiali per costruire qualcosa o per cucinare un pasto per accontentare chi ci dà la quest può essere visto solo nel menù di casa. Quindi le fetch quest si allargano da due punti a tre, rendendole estremamente lente e macchinose. Soprattutto nel caso in cui non si abbiano tutti gli oggetti, il problema è che l’unico modo per saperlo è tornare a casa, non è possibile esserne a conoscenza prima. Summer in Mara ha un sistema di viaggio veloce, ma solo una volta raggiunta la prima isola (Qalis), scorciatoia che comunque ci riporterà nel luogo appena citato, non a casa. Quindi, sì, si può tagliare la strada, ma non abbastanza.
Purtroppo, Summer in Mara è godibile solo se si elimina la parte di trama principale. Perché è possibile giocarlo per ore, ma solo se lo si prende come uno Stardew Valley o un Animal Crossing, quindi se vi piace andare a pesca e tener cura dell’ambiente intorno a voi, potreste perdervi in quelle isole dal giorno alla notte, senza rendervene conto. Anche se rimane quell’enorme frustrazione data dalle fetch quest. Un vero peccato.
Grafica imperfetta
Dal punto di vista grafico, il titolo non eccelle, anche se messo al massimo delle sue possibilità, alcuni modelli sembrano fin troppo squadrati e danno una brutta sensazione all’occhio, in quanto l’impianto artistico appare cartoonesco e leggero. I colori sono una parte fondamentale di Summer in Mara, che usa delle palette particolarmente forti proprio a sottolineare l’aspetto da “cartone animato” della produzione.
Per quanto riguarda, invece, il comparto audio, non possiamo che dirci piacevolmente soddisfatti. La colonna sonora è un ottimo accompagnamento per l’avventura di Koa, ma anche nel caso ci si voglia semplicemente prendere cura della terra intorno a noi; è sempre al posto giusto al momento giusto. L’unico difetto sono probabilmente gli effetti sonori, che paiono non essere originali. Purtroppo, inoltre, non è presente l’italiano, ma solo la lingua inglese.
Un buon gioco, ma ne vale davvero la pena?
Come sempre arriva il momento che forse interessa di più, ne vale la pena? La risposta non è né sì, né no. Dipende interamente da quale tipo di giocatore siete. Se vi piace l’azione, non ve lo consigliamo, ma se invece siete già avvezzi ad opere quali Stardew Valley, allora sì, potrebbe rivelarsi un ottimo sostituto, soprattutto per il prezzo accessibile quasi da tutti. Al momento è possibile acquistare il titolo su Steam con il 15% di sconto, da 21,99 euro a 18,69 euro, anche se per il contenuto e la forma di quest’ultimo, è forse troppo alto.
Summer in Mara è un’avventura leggera, rilassante, godibile. Così come lo è un’avventura estiva. Ha momenti divertenti così come momenti di riflessione sul mondo che ci circonda, infatti, il titolo ha un messaggio pseudo-ambientalista di fondo che non viene messo davanti agli occhi del giocatore “per convincerlo”, ma viene integrato all’interno del gioco in modo perfetto. Questo non può che essere apprezzabile.