Ghost Recon: Breakpoint – Recensione, la differenza tra idea e realizzazione

Abbiamo provato in modo accurato Ghost Recon: Breakpoint, e dopo un'attenta analisi ecco a voi la nostra recensione.

Simone Lelli
Di Simone Lelli - Editor in Chief Recensioni Lettura da 6 minuti
6.5
Ghost Recon: Breakpoint

Il panorama dei Third Person Shooter è davvero particolare: se parlare di un genere come il Survival Horror può portare effettivamente a discutere di un paio di varianti (per semplificare, titoli alla Resident Evil 2 e alla Outlast), questo genere di shooter in terza persona vanta una svariata lista di sottogeneri: abbiamo visto nel corso di questa generazione nascere (e morire) brand capaci di raccontare diverse esperienze, avendo come sempre la dinamica della terza persona. Con la forte espansione delle feature online, Ghost Recon: Wildlands ci aveva dato un assaggio di ciò che poteva essere fatto in un brand come quello di Ghost Recon. Breakpoint tenta di fare il passo verso il futuro: come ogni percorso, però, le insidie sono davvero tante, e Ubisoft non è riuscita a schivarle tutte.

Ghost Recon: Breakpoint

L’idea…

Come tutti i racconti ispirati ai romanzi di Tom Clancy, anche Ghost Recon: Breakpoint parte da un incipit di trama davvero intrigante. Ci troviamo sull’isola di Auroa, dove si è stanziato un ex-Ghost ormai diventato ribelle, Walker (interpretato da Jon Bernthal), creando il suo team di Lupi. Il vostro Ghost, insieme agli altri sopravvissuti dell’isola, dovrà quindi risalire dal baratro e sconfiggere questa minaccia. Se la base della trama è abbastanza un cliché, Breakpoint a differenza di Wildlands pone un accento maggiore su personaggi secondari, colpi di scena e sistemi di narrazione, con qualche cutscene davvero ben realizzata. Purtroppo non basta la maestria degli sceneggiatori e le basi di Tom Clancy a far uscire questo intreccio dal classico scontro tra ex-commilitoni, ma alla fine può andare bene su un gioco simile.

L’idea alla base di Breakpoint è quella di prendere Wildlands, stravolgerlo dal suo stile “caciarone” e portarlo verso lidi fatti di realismo, dettagli e soprattutto tattica: arrivano quindi le ferite debilitanti, che potranno darvi fastidio nell’atto di svolgere qualche azione, oppure portarvi a morire accerchiati da un gran numero di nemici. Questa nuova anima si sente subito fin dai primi momenti di gioco, con una spinta decisamente diversa: se prima l’obiettivo era lanciarsi nella battaglia e distruggere a colpi di fucile tutti, ora farlo sarebbe la morte certa, e questo spingerà il giocatore a prendere percorsi alternativi. La personalizzazione delle armi si avvicina molto a quella dei precedenti Ghost Recon, arrivando ad una customizzazione tale da poter modificare estetica, perk, bonus e quant’altro.

… e la realizzazione

Purtroppo non è tutto oro quel che luccica, e Ghost Recon: Breakpoint ne è il chiaro esempio. Le idee messe sul tavolo sono geniali, perché in fin dei conti portano un sistema realistico di gestione delle battaglie in un genere di gioco che davvero ne aveva bisogno: purtroppo però Ubisoft non è riuscita a far diventare queste feature dei punti di forza, rimanendo troppo ancorata al precedente capitolo e trasformando tutto in un ibrido che non è ne carne ne pesce. Alla fine la giusta scelta tattica vi permetterà di averla sempre vinta (e non ci sarà tanto bisogno di cambiarla) mentre la storia (eterogenea e divertente) sarà tediata da alcune missioni secondarie e da percorsi talvolta troppo lunghi.

Ciò che traspare quindi è che Ubisoft abbia scelto la strada della rivoluzione – cosa ben accetta se fatta bene – ma che poi abbia trasformato tutto in una macchietta, rifinendo ben poco il titolo e le sue feature. L’open world cade nel tranello delle torri e dell’esplorazione forzata, mentre un sistema di guide per gli obiettivi faciliterà troppo le imprese (potrete disattivarlo ad inizio del gioco, rendendo le cose un po’ più piccanti). Fortunatamente a rendere tutto questo più digeribile ci pensa l’isola di Auroa, ben strutturata e soprattutto capace di dare un senso di diversità alle ambientazioni che visiterete. Il gioco nasce come coop, e purtroppo non può farne a meno: giocarlo in single player, oltre che rendere il tutto decisamente più difficile, non restituisce la stessa esperienza. Se comunque siete fan del voler giocare da soli sul divano, la difficoltà potrebbe bloccarvi più di una volta, segno che il level design non sia stato ragionato per essere adattabile.

Ghost Recon Breakpoint

Il tempo giusto

Ghost Recon: Breakpoint ha le basi per essere un bel prodotto, un gioco capace di avere la sua community e tutto quello che ne consegue. Il problema sta nel fatto che si denota una fretta nel voler portare questo gioco al pubblico, cosa che sicuramente ha inficiato nella produzione finale. Bug, glitch, un frame rate ballerino e tutto quello che concerne l’ibrido fatto con il realismo sono segni evidenti di un titolo che sicuramente avrebbe richiesto qualche mese in più di lavoro.

Nulla è perso, e siamo più che convinti che Ubisoft riuscirà a tirar fuori il coniglio dal cilindro, risolvendo uno per uno questi problemi (come già fece con Rainbow Six Siege). Ad ora, putroppo, il titolo per noi però rimane un gioco adatto a chi vuole un’esperienza cooperativa divertente, talvolta rovinata dai bug, ma comunque realistica e strategica.

Ghost Recon: Breakpoint
6.5
Voto 6.5
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Amante dei videogiochi, non si fa però sfuggire cinema e serie tv, fumetti e tutto ciò che riguarda la cultura pop e nerd. Collezionista con seri problemi di spazio, videogioca da quando ha memoria, anche se ha capito di amarli su quell'isola di Shadow Moses.