A tre anni di distanza dal primo capitolo e a sette mesi dagli episodi narrati nel titolo d’esordio della serie, che hanno visto una gelida New York cadere in ginocchio a causa della diffusione di un terribile virus, gli agenti speciali della Divisione sono chiamati a tornare nuovamente in azione in The Division 2… Questa volta, però, tra le strade di Washington D.C.!
La stessa Ubisoft, Software House responsabile di quella che – a partire da oggi – è di fatto una serie, definisce The Division 2 uno sparatutto d’azione online open-world con elementi GDR (parola per parola). Destiny di Actvision ci ha provato in prima persona, Anthem di Electronic Arts ci ha provato aggiungendo la spettacolarità del volo all’interno dei combattimenti, Ubisoft crede fermamente, invece, che il genere debba continuare ad essere guidato da un sano realismo. In The Division 2, oltre che per qualche aggeggio iper-tecnologico che (fortunatamente, almeno per ora) non sembra esistere nella realtà, tutto è vicino alla vita che trascorriamo ogni giorno, non fosse per un “piccolo” contrattempo: un terrificante virus che costringe gli agenti della Divisione a riportare l’ordine dove a dominare è il caos. La civiltà è sull’orlo del collasso ma, come recita lo splendido filmato introduttivo, quella umana è una razza resiliente, ovvero è in grado di reagire a testa alta ad eventi traumatici, ricostruendosi e tirandosi su da sola, aprendosi fino alla più piccola opportunità di catturare “luce” per tornare a brillare, come un fiore che spalanca i suoi petali ai raggi del sole.
Spara (e raccogli) tutto!
Le fondamenta sulle quali The Division 2 si poggia sono essenzialmente due: la solidità del gunplay e un sistema di loot ricco di armi, di pezzi di equipaggiamento e di elementi estetici. Il comparto grafico, come potete osservare voi stessi dalle immagini (alcune delle quali sono state scattate utilizzando la Modalità Foto offerta dal gioco stesso) è di innegabile impatto, grazie alla ricostruzione sapiente di una quantità impressionante di dettagli (bottiglie di plastica, palloni, oggetti di ogni tipo abbandonati a terra, carcasse di auto bruciate e via discorrendo) che rendono Washington D.C. una “vera” Capitale, ricca di attività da portare a termine e di incroci dove il caos ha ormai preso il sopravvento, più della natura che, timidamente, inizia a prevalere sull’asfalto. Il frame-rate è solido e resta tale anche nelle situazioni più concitate, dove gli effetti delle esplosioni si fondono a quelli della polvere che si solleva dalle strade per farsi poi sorprendere dai raggi del sole che filtrano tra un palazzo e l’altro. Tutto splendido, anche se in termini di pura definizione, titoli come Horizon: Zero Dawn di Guerrilla hanno saputo mostrare di meglio. In termini di distruttibilità ambientale, The Division 2 offre un mix che oseremmo definire “furbo”: alcuni elementi vanno in pezzi che è un piacere, mentre altri, apparentemente simili, non cedono nemmeno se contro gli si scaglia tutta l’artiglieria di cui si dispone. Ci si ritrova, così, ad ammirare pneumatici che si forano al primo proiettile sparato (più che giusto), ad enormi vetrate che non vanno in frantumi nemmeno con una granata (inspiegabile, ma tant’è…). La struttura Open World di The Division 2 rappresenta, in ogni caso, una più che accettabile giustificazione per un mondo di gioco non completamente distruttibile, ma che sa assolutamente essere vivo, vibrante, emozionante.
Torniamo però a ciò che è essenziale, le due colonne portanti dell’intera esperienza: funziona il gunplay di The Division 2? Sì, funziona. Lo shooter Ubisoft si trova meravigliosamente a suo agio nella visuale in terza persona (non è possibile attivare quella in prima persona, siete avvisati). Il soldato che si è chiamati ad impersonare si muove agilmente nel mondo che lo circonda, anche se continuiamo a non comprendere la scelta degli sviluppatori nel non dare la possibilità di accovacciarsi e sdraiarsi al suolo. Convince, invece, la scelta di non dedicare alcun pulsante al salto, fermo restando che i giocatori hanno la possibilità di schivare qualsiasi ostacolo, anche in corsa, in una sorta di corsa acrobatica in stile Assassin’s Creed, ma decisamente meno appariscente. A convincere è anche il sistema di coperture che, come nel primo capitolo, permette di spostarsi agilmente tra l’una e l’altra, o di muoversi quel tanto che basta con estrema precisione per cambiare soltanto l’angolo di tiro. Il sistema di mira è regolato in maniera semi-automatica: alla pressione del tasto dedicato alla mira, il mirino si posizione al centro del bersaglio più vicino al mirino stesso, il giocatore ha poi la possibilità di spostarsi dove desidera, ad esempio per eseguire un headshot (ma continuiamo a non apprezzare il fatto che i nemici non muoiano con un singolo colpo alla testa). Come nel primo capitolo, anche in The Division 2 è presente una varietà incredibile di armi ed equipaggiamento da utilizzare in battaglia, oltre che da una serie infinita di oggetti cosmetici di ogni sorta (dai cappellini agli occhiali da sole). Ai vari fucili d’assalto e mitra vanno ad aggiungersi tutta una serie di Abilità e Vantaggi. Le Abilità sbloccano mortali “aggeggi” di varia natura, come droni e torrette (ed altri più originali come la “Lucciola”) che, per un massimo di due alla volta, potranno essere utilizzati in battaglia per ottenere un importante vantaggio. La cosa impressionante è che ogni singola Abilità presenta almeno tre varianti: il drone può, ad esempio, essere indirizzato verso un singolo nemico o può sganciare una serie di cariche esplosive (che esplodono all’impatto col suolo) in una zona precisa indicata dal giocatore. I Vantaggi, invece, offrono tutta una serie di bonus, non necessariamente legati alle armi. Si può sbloccare la possibilità di espandere l’inventario (in modo da raccogliere più oggetti in missione, prima di tornare alla Base Operativa) e si può, inoltre, decidere che ogni cassa rifornimenti ricarichi completamente il numero massimo di armature che è possibile portare in battaglia.
Come nella Beta, l’Intelligenza Artificiale che regola i comportamenti dei soldati nemici gestiti dalla CPU, non ci ha purtroppo convinti del tutto. Alcuni di essi sembrano essere quasi del tutto ciechi, non rilevando la nostra posizione a pochissimi passi di distanza, mentre altri sanno esattamente dove ci troviamo anche quando, perfettamente invisibili rispetto alla linea del loro campo visivo. Lanciamo un drone che scatena un inferno di proiettili sulle loro teste: come fanno a sapere dove siamo? Mistero! Lo stealth, in The Division 2, è praticamente inesistente: uccidere un nemico alle spalle attiva in maniera quasi istantanea l’allarme che, in pochi secondi, provoca una caccia all’uomo furiosa ai nostri danni. In ogni caso, è bene tenere a mente che in questo gioco evitare gli scontri a fuoco è quasi sempre un errore, a causa della seconda “colonna portante” sulla quale si fonda il titolo: il “loot“.
Come nei già citati Destiny e Anthem (o come in Diablo, volendo cambiare genere), la parte più significativa dell’esperienza di gioco è data dal continuo ricercare un’arma o un pezzo d’equipaggiamento migliore. Quando la Campagna sarà giunta al termine e il soldato avrà raggiunto il Livello 30 sarà possibile accedere a nuove missioni, anche PvP (le famose “Zone Nere“, che in The Division 2 sono ben 3, differenziate per caratteristiche ed ambientazioni), ed è lì che il titolo offrirà il meglio. garantendo ai giocatori ritrovamenti di oggetti di incredibile potenza.
Endgame
L’endgame di The Division 2 prende vita al raggiungimento del Livello 30, ed in ogni caso dopo aver terminato le missioni principali e aver liberato le tre roccaforti. Come una oscura nube che avvolge cielo e terra, come presagio di sventura, tra le strade di Washington si riversano i pericolosi agenti della Black Tusk, che in un solo istante renderanno vani tutti i vostri sforzi precedenti, tornando ad occupare avamposti e fortezze. L’endgame coincide con l’entrata nel mondo 2 (per un massimo di 5 mondi, l’ultimo dei quali è stato sbloccato da pochi giorni). Per far salire il mondo di livello è necessario completare due missioni legate alle roccaforti, raggiungere un preciso livello di gear score e, naturalmente, completare con successo la missione principale legata alla roccaforte. Il livello di equipaggiamento, inoltre, subisce alcune modifiche, e viene indicato con un valore di overall, anziché attraverso “livelli”.
Uno degli aspetti più entusiasmanti nell’affrontare la Black Tusk risiede nel fatto che i soldati controllati dall’I.A., di questa speciale unità, sanno utilizzare a loro favore molte più tecniche di combattimento, armi, equipaggiamento e gadget. Va anche detto, però, che grazie ad un loot decisamente generoso, non è poi così difficile affrontare i livelli di difficoltà più estremi, anche in solitaria, con un minimo di abilità acquisita alle spalle (e per arrivare al Livello 30 sono necessarie circa 50 ore di gioco!).
Con l’arrivo del Mondo 5 sono stati sbloccati anche i Gear Set, ovvero pezzi di armatura che se utilizzati contemporaneamente sono in grado di garantire degli importantissimi bonus in battaglia, siano essi dedicati all’aumento del danno inflitto che alla capacità di subire il fuoco nemico, così come anche alla capacità di contribuire in maniera sempre più determinante alla vittoria di squadra.
Ad esempio, il Gear Set del Vero Patriota è in grado di attivare tre diversi bonus legati al colpire i nemici: al primo livello, all’aumentare dei colpi andati a segno, diminuirà il danno subito dal proprio soldato. Al secondo livello di bonus, i compagni di squadra vedranno aumentare il proprio livello di corazza (per ogni colpo diretto verso il nemico). Al terzo e ultimo bonus del Gear Set del Vero Patriota, il tempo di ricarica delle abilità del proprio alter-ego virtuale, e di tutti gli altri componenti della squadra, sarà sensibilmente ridotto.
L’endgame di The Division 2 si dimostra quindi essere un “elemento” di gioco di incredibile spessore, in grado di espandere notevolmente l’offerta ludica di un titolo che già al lancio presentava una quantità di contenuti e di missioni impressionante. A nostro avviso, Massive dovrebbe ora rivedere il sistema di loot che tiene in piedi la struttura PvP (le Zone Nere): gli oggetti che è possibile ottenere non variano di una virgola rispetto a tutte le armi e gli elementi di equipaggiamento che possono essere raccolti affrontando l’I.A.. Di fatto, al momento è l’unico neo di una produzione di enorme spessore, che non dovreste farvi sfuggire per nulla al mondo, sia che siate dei grandi appassionati dei looter-shotter, sia che vi stiate avvicinando al genere per la prima volta.