In una recente intervista, Hideo Kojima ha rivelato che la sua vena creativa, in alcune circostanze, si è rivelata essere una maledizione piuttosto che una benedizione, definendola persino una malattia che non abbandona mai la sua mente.
Hideo Kojima iniziò a lavorare alla Konami nel 1986 e, nel 1987, pubblicò Metal Gear, opera che diede i natali a un franchise più importanti, iconici e influenti della storia dei videogiochi. Nel 2015, però, decide di lasciare l’azienda a causa di alcune divergenze causate dal tortuoso sviluppo di Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. A seguito di tale abbandono, Kojima fondò la Kojima Productions e iniziò a lavorare a un nuovo progetto chiamato Death Stranding.
Solo un paio di mesi fa, Death Stranding 2: On the Beach ha fatto il suo debutto in esclusiva su PlayStation 5, confermando il successo di Kojima al di fuori del mondo Konami.

Kojima è ora al lavoro su diversi progetti, ovvero OD e Physint, e sta anche pensando al futuro di Death Stranding, anche se non sarà lui a realizzare il prossimo capitolo in prima persona.
In una recente intervista rilasciata a Man of Many, il celebre director ha rivelato di non essere in grado di staccare la spina, sottolineando che il suo cervello è concentrato sulla creazione di mondi e sulla creazione di storie ogni minuto del giorno. Ecco quali sono state le sue parole a riguardo:
Penso sempre a nuovi progetti. Anche adesso ho un sacco di cose che vorrei realizzare, ma ci vorranno altri tre o quattro anni per realizzarle. Quelle idee saranno ancora valide per allora? A volte guardo film e mi vengono delle idee, ma a volte mi vengono semplicemente leggendo, camminando o parlando con le persone. È quasi come una malattia. Immagino cose in continuazione. Anche quando parlo con la mia famiglia, nella mia testa sono in un mondo completamente diverso. Molte persone non lo capiscono.