Sembra paradossale che nonostante l’hype, nonostante i buoni propositi, e soprattutto nonostante una discreta dose di buone idee, a mancare a un titolo che ha la parola “Anima” nel nome, sia proprio essa stessa a mancare a conti fatti. Lost Soul Aside è un action‑RPG sviluppato dallo studio cinese Ultizero Games, nato intorno al progetto personale del game designer Yang Bing. Il gioco è pubblicato da Sony Interactive Entertainment su PS5, ma è distribuito anche su PC. Le aspettative sul gioco erano alte: da una parte per la lunga gestazione del titolo, dall’altra per i trailer spettacolari che promettevano un mix di estetica anime/fantasy con combattimenti che sembravano richiamare nomi eccellenti come Devil May Cry, e scenari molto ambiziosi.
Queste cose però si sono rivelate il proverbiale specchietto per le allodole, dato che, a conti fatti, Lost Soul Aside si è rivelato molto al di sotto della qualità promessa, e non solo per l’aspetto tecnico (che tutto sommato ci può stare). Andiamo a scoprire le motivazioni più nello specifico, con la nostra recensione di Lost Soul Aside.
Un’anima da salvare
La storia ci mette senza troppi convenevoli nei panni di Kaser, giovane guerriero che fa parte di un gruppo ribelle che lotta contro coloro che sono a capo della nazione dove vive. Tuttavia, neanche il tempo di entrare nello specifico in questo mood, che veniamo coinvolti in qualcosa di esageratamente molto più grande. Durante la parata dei reali, la città viene attaccata dai Voidrax, delle forze aliene provenienti da una dimensione sconosciuta che minacciano l’umanità nella sua interezza. Durante l’attacco, finisce per cadere nell’angolo più profondo della città, dove risponde al richiamo di una voce misteriosa, legandosi ad un potentissimo drago, Arena, e acquisendone parte dei poteri.
L’intreccio iniziale suggerisce temi classici, che possono essere oppressione, potere, sacrificio, e destino intrecciato con poteri soprannaturali. Tuttavia, molto presto la narrazione mostra i suoi limiti, con gli sviluppi che diventano prevedibili in modo imbarazzante, i personaggi che restano in gran parte piatti, e con l’incapacità di creare empatia, che sia col protagonista o coi comprimari. Non è che siano personaggi “cattivi” nel senso morale, ma semplicemente non riescono a emergere o a farsi ricordare. I dialoghi sono standard, le motivazioni già viste (salvare una persona cara da una situazione disperata, che non vi spoileriamo), e momenti drammatici che non colpiscono come dovrebbero.
Si sente molto inoltre la ridondanza della “sindrome del prescelto”, che pone Kaser su un piedistallo di accentuata perfezione, senza lasciare spazio a quelli che possono essere i difetti di un essere umano (come hanno fatto altri titoli dello stesso genere). Sia chiaro, un gioco per essere divertente non deve metterci per forza di fronte a drammi esistenziali, soprattutto in un Action RPG di stampo simile, ma è anche vero che gli standard si sono alzati, e che vuoi o non vuoi c’è bisogno di qualcosa di nuovo, e di meno piatto, nel panorama attuale.
La trama principale ci tiene davanti allo schermo per una durata che può variare da 20 a 30 ore (anche in base a quanti dialoghi sarete spinti a saltare), mentre se ci si dedica anche ai contenuti secondari e alle sfide proposte, si può arrivare tranquillamente oltre, soprattutto se si cerca di ottenere trofei (in quel caso il tempo necessario sarà almeno sulle 28).
Corridoi pieni… di noia
Quanto meno, sul fronte del gameplay Lost Soul Aside ha alcune caratteristiche che funzionano piuttosto bene, e che effettivamente potevano essere affinate per creare qualcosa di molto più solido e intrigante. Il sistema di combattimento risulta abbastanza fluido, con combo che possono essere concatenate in base alla mossa/abilità precedente, abbinate ai poteri di Arena, al cambio d’arma durante la battaglia, e una modalità “risveglio” che metterà spesso alle strette anche i boss. Le combo che ne nascono magari non originalissime, ma sono ben pensate.
Le cose che un po’ stonano, in tutto ciò, vengono fuori quando si combatte: come un sistema di “postura” incerto e da raddrizzare, una telecamera che più che aiutare riesce spesso solo a confondere, l’utilizzo della stamina che sinceramente abbiamo trovato forzato e poco utile in un simil-stylish game, l’inutilità della gran parte degli oggetti consumabili presenti (cure a parte), e una mappatura dei tasti che in più di un’occasione ci ha fatto pensare “ma perché!?”. Questo però non è niente, se comparato alla cosa più grave: la monotonia.
La progressione (armi, abilità, potenziamenti) c’è, e cerca di stratificarsi senza però risultare mai eccessivamente profonda. Non è del tutto un male in realtà, dato che rende il gioco accessibile e fruibile a tutti i giocatori, da questo punto di vista. Inoltre la possibilità di personalizzare le armi e un set di poteri rende la cosa ancora più interessante. Campanello dall’arme comunque sempre attivato, dato che alcune opzioni di miglioramento sembrano più cosmetiche o incrementali, piuttosto che cambiare davvero il modo di giocare.
Dove stanno quindi la noia e la monotonia? Nel level design, e nei nemici. Nonostante io stesso sia un amante dei giochi con struttura “a corridoio”, è impossibile negare che Lost Soul Aside sia troppo lineare, soprattutto perché in alcune zone cerca di dare l’illusione di un’open map abbastanza ridicola. Questo va ad aggravarsi se si pensa che per capitoli interi ci troveremo testimoni di un continuo riciclo di asset, zone identiche o molto similari, e soprattutto un continuo combattimento con nemici che si rivelano sempre gli stessi. Le sezioni di piattaforma (jumping, spostamenti) sono altalenanti, con alcune che funzionano un po’ meglio, e altre che sono solo frustranti e tecnicamente “difettose”.
Sono onesto se vi dico che in molte occasioni ho faticato, fisicamente e mentalmente: ero stanco di andare avanti, minuti su minuti di posti identici che si susseguivano, con l’impressione di non andare poi da nessuna parte. Per fortuna in questo discorso non includiamo le boss fight, che almeno nei momenti migliori del gioco riescono a dare grandi soddisfazioni, soprattutto nella prima parte del gioco. Sfida niente male a livello di difficoltà, più fasi che ci richiederanno abilità di gioco, parata, schivata e un po’ di improvvisazione, e ogni tanto un grande impatto visivo, su cui Lost Soul Aside ha cercato di puntare.
Anche le missioni sfida sono effettivamente una buona aggiunta – per capirci, delle sfide parallele a cui si può accedere tramite dei portali sparsi per i livelli di gioco – e riescono a dimostrarsi delle challenge abbastanza interessanti per i giocatori più talentuosi, soprattutto quelle a tempo (se avete flashback delle missioni segrete di Devil May Cry o di Bayonetta, avete pensato bene).
Aspetto tecnico e prestazioni
Questo è uno dei punti più critici per un gioco di questa importanza, soprattutto per il genere di riferimento: su PS5 il gioco non riesce ad essere stabile a 60 fps. Questo fa sì che in alcune situazioni i cali siano abbastanza vistosi e incisivi nelle prestazioni del giocatore, e non è cosa da poco. Anche lo stuttering stona molto con la cura visiva del mondo di gioco, che si accoda alla comparsa graduale – e molto brutta – degli elementi a schermo (come oggetti ed erba), ombre che compaiono tardi, e cutscenes che sembrano tagliate, tanto che in alcuni casi non si capisce come Kaser si sia messo in una certa posizione, o come sia arrivato in un determinato luogo. Per alcune cose sembra poi di essere rimasti indietro ai tempi di PS2, con il nostro protagonista che per avviare l’animazione di apertura di una scatola, o per iniziare un dialogo, ci fa aspettare qual secondo buono per posizionarsi lentamente.
Nonostante ciò per fortuna a livello artistico Lost Soul Aside è spesso bello da guardare, con alcune ambientazioni che effettivamente a colpo d’occhio sembrano degne della generazione attuale. Alcune location però, in combo col level design orribile e il texture popping, hanno rotto tale magia. Alcune sezioni sembrano più curate, altre sembrano quasi abbozzate, quindi praticamente quando si cambia tipo di scenario, cambia la qualità visiva.
Fattore “anima”: cosa manca?
Questo è forse il punto su cui Lost Soul Aside delude più di quanto ci si aspetti: nonostante la bellezza visiva e il gameplay che “vuole” essere epico, manca una vera anima: non si ha quasi mai la sensazione che il mondo viva, che i personaggi abbiano spessore, che la storia abbia guizzi personali che ti facciano affezionare.
L’empatia con i personaggi è quasi nulla, e coi comprimari che restano figure funzionali e nulla più. Non ci sono momenti davvero toccanti, o sorprese narrative che facciano girare la testa. Il gioco sembra spesso una combinazione di elementi presi da altri giochi (i primi minuti di gioco ci hanno ricordato Final Fantasy, altri elementi il già citato Devil May Cry) senza poi riuscire a mettere insieme una identità propria e forte. Non è un peccato gravissimo, dato che di titoli derivativi siamo pieni a pacchi, ma diventa evidente quando manca qualcosa che faccia dire “questo è Lost Soul Aside, e non un derivato di lusso”. come ci è capitato con l’eccellente Lies of P e i souls.
Lost Soul Aside è un viaggio che sembrava promettere meraviglia, ma finisce per perdersi troppo presto nella nebbia dell’anonimato. Lascia quella sensazione sottile e fastidiosa di qualcosa che si sarebbe potuta afferrare davvero, ma che è sfuggita un attimo prima.



