Yakuza 0: Director’s Cut Recensione, l’origine di tutto arriva in versione Switch 2

Ecco la nostra recensione di Yakuza 0 Director's Cut per Switch 2, una versione che rende giustizia alla serie, e la arricchisce allo stesso tempo.

Di
Alessandro Ferri
Senior Editor
Trentenne, vero appassionato di videogiochi, adora scrivere di videogiochi come se ne stesse parlando con gli amici al bar. Nostalgico dei classici anni '90 come Super...
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Recensioni
Lettura da 6 minuti
8 Ottimo
Yakuza 0

C’è un certo fascino nell’aprire un capitolo di Yakuza e ritrovarsi immediatamente travolti da un vortice di luci al neon, sigarette consumate a metà e pugni che fanno vibrare l’asfalto. Yakuza 0 non è soltanto l’origine del mito di Kazuma Kiryu e Goro Majima, ma il manifesto di una saga che ha sempre oscillato tra dramma shakespeariano e follia da cabaret. L’arrivo su Switch 2, in una Director’s Cut pensata per questa generazione, è il modo perfetto per rimettere piede a Kamurochō e a Sōtenbori, con la consapevolezza che stavolta non ci si limita a un porting, ma a una vera e propria celebrazione.

La prima sensazione è tecnica, ed è impossibile non restarne colpiti. Dove le versioni originali mostravano limiti legati al tempo, la potenza della nuova console Nintendo garantisce finalmente un’esperienza fluida, solida, capace di correre a sessanta fotogrammi costanti senza perdere un colpo. Le strade brulicano di dettagli, i riflessi delle insegne invadono le pozzanghere con una precisione quasi fotografica e ogni combattimento è una danza brutale che non si lascia mai piegare da rallentamenti o sbavature. Portarlo in giro in modalità handheld significa avere il Giappone anni ’80 in tasca, un’esperienza che fino a qualche anno fa sarebbe sembrata impensabile, anche se l’autonomia della batteria ti ricorda presto che tanta potenza non è mai gratis.

Bentornati in Giappone

Questa nuova edizione però non si limita a lucidare il passato. Sega e Ryu Ga Gotoku Studio hanno voluto rimettere mano al materiale, inserendo scene inedite, circa mezz’ora di nuove cutscene che si incastrano senza forzature nella trama e che approfondiscono passaggi cruciali, in particolare quelli legati alla discesa all’inferno dei due protagonisti. È un’aggiunta sottile, ma significativa: chi conosce Yakuza 0 a memoria noterà le nuove sfumature, mentre i neofiti vivranno tutto come un flusso unico e naturale. Ancora più importante, soprattutto in un’ottica moderna e legata alla portabilità, è la possibilità di salvare in qualsiasi momento, un dettaglio che rompe le catene delle vecchie cabine telefoniche e rende l’esperienza più agile senza tradirne l’anima.

La vera sorpresa, però, è Red Light Raid. Una modalità multiplayer inedita che rompe la tradizione solitaria della saga, offrendo un’arena in cui fino a quattro giocatori possono affrontare ondate di nemici e boss utilizzando un roster che arriva a sessanta personaggi. È un’aggiunta coraggiosa, che strizza l’occhio a chi cerca immediatezza e rigiocabilità, anche se non sempre riesce a raggiungere la profondità della campagna principale. L’impressione è che funzioni come spezia, un condimento curioso per spezzare la drammaticità della storia, senza mai sostituirsi ad essa. Alcuni potranno trovarla un diversivo effimero, ma è difficile negare l’effetto dirompente che ha sul ritmo complessivo del pacchetto.

A fare la differenza è anche la localizzazione italiana, attesa da anni e finalmente realtà. Non si tratta solo di rendere più accessibile la trama a chi non mastica l’inglese, ma di abbattere una barriera culturale che aveva sempre limitato la portata della saga nel nostro Paese. Sentire i dialoghi scorrere nella propria lingua, senza la mediazione della traduzione simultanea nella testa, restituisce la crudezza delle situazioni, la comicità delle side quest e la teatralità dei monologhi con una chiarezza nuova. È un passo che rende giustizia a una scrittura mai banale, capace di passare in un attimo dal grottesco al commovente.

Yakuza 0, lo sappiamo, non è solo botte e intrighi criminali. È karaoke, è freccette, è gestione di club, è una cascata di attività collaterali che spesso finiscono per rubare più tempo della trama principale. Giocarlo su Switch 2 significa avere la libertà di immergersi in queste distrazioni ovunque, di vivere la follia dei minigiochi su un treno, di fare un giro per Kamurochō prima di dormire, di spegnere e riaccendere la console in pochi secondi e tornare esattamente dove si era rimasti. Questo potere di frammentare e personalizzare l’esperienza era ciò che mancava alle versioni precedenti, e la nuova edizione lo esalta con naturalezza.

Quindi com’è Yakuza su Switch 2?

Non tutto è perfetto, ed è giusto sottolinearlo. Il fascino retrò di Yakuza 0 porta con sé anche animazioni rigide, pattern di combattimento che oggi possono sembrare meno raffinati rispetto agli ultimi capitoli della saga, e una struttura narrativa che si prende tempi morti difficilmente digeribili per chi è abituato alla frenesia contemporanea. Sono limiti figli di un’epoca, ma non scalfiscono il valore dell’opera, che anzi in questa veste si mostra più viva e attuale che mai.

Alla fine, il senso di Yakuza 0 su Switch 2 sta proprio qui: riprendere un capolavoro che ha definito un’epoca, arricchirlo con tocchi intelligenti, renderlo più accessibile e fluido che mai, senza snaturarne l’identità. È un viaggio nel tempo e nello spazio, un ritorno alle radici di una saga che ancora oggi continua a sorprendere. Se non avete mai conosciuto Kiryu e Majima, questa è l’occasione perfetta. Se li conoscete già, è il momento di tornare a camminare con loro tra le strade illuminate di Osaka e Tokyo, per scoprire che alcune storie non smettono mai di pulsare, soprattutto quando tornano a nuova vita.

Yakuza 0
Ottimo 8
Voto 8
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Senior Editor
Trentenne, vero appassionato di videogiochi, adora scrivere di videogiochi come se ne stesse parlando con gli amici al bar. Nostalgico dei classici anni '90 come Super Mario 64, non disprezza al brivido dei titoli moderni.