C’è un certo fascino nell’aprire un capitolo di Yakuza e ritrovarsi immediatamente travolti da un vortice di luci al neon, sigarette consumate a metà e pugni che fanno vibrare l’asfalto. Yakuza 0 non è soltanto l’origine del mito di Kazuma Kiryu e Goro Majima, ma il manifesto di una saga che ha sempre oscillato tra dramma shakespeariano e follia da cabaret. L’arrivo su Switch 2, in una Director’s Cut pensata per questa generazione, è il modo perfetto per rimettere piede a Kamurochō e a Sōtenbori, con la consapevolezza che stavolta non ci si limita a un porting, ma a una vera e propria celebrazione.
La prima sensazione è tecnica, ed è impossibile non restarne colpiti. Dove le versioni originali mostravano limiti legati al tempo, la potenza della nuova console Nintendo garantisce finalmente un’esperienza fluida, solida, capace di correre a sessanta fotogrammi costanti senza perdere un colpo. Le strade brulicano di dettagli, i riflessi delle insegne invadono le pozzanghere con una precisione quasi fotografica e ogni combattimento è una danza brutale che non si lascia mai piegare da rallentamenti o sbavature. Portarlo in giro in modalità handheld significa avere il Giappone anni ’80 in tasca, un’esperienza che fino a qualche anno fa sarebbe sembrata impensabile, anche se l’autonomia della batteria ti ricorda presto che tanta potenza non è mai gratis.
Bentornati in Giappone
Questa nuova edizione però non si limita a lucidare il passato. Sega e Ryu Ga Gotoku Studio hanno voluto rimettere mano al materiale, inserendo scene inedite, circa mezz’ora di nuove cutscene che si incastrano senza forzature nella trama e che approfondiscono passaggi cruciali, in particolare quelli legati alla discesa all’inferno dei due protagonisti. È un’aggiunta sottile, ma significativa: chi conosce Yakuza 0 a memoria noterà le nuove sfumature, mentre i neofiti vivranno tutto come un flusso unico e naturale. Ancora più importante, soprattutto in un’ottica moderna e legata alla portabilità, è la possibilità di salvare in qualsiasi momento, un dettaglio che rompe le catene delle vecchie cabine telefoniche e rende l’esperienza più agile senza tradirne l’anima.
La vera sorpresa, però, è Red Light Raid. Una modalità multiplayer inedita che rompe la tradizione solitaria della saga, offrendo un’arena in cui fino a quattro giocatori possono affrontare ondate di nemici e boss utilizzando un roster che arriva a sessanta personaggi. È un’aggiunta coraggiosa, che strizza l’occhio a chi cerca immediatezza e rigiocabilità, anche se non sempre riesce a raggiungere la profondità della campagna principale. L’impressione è che funzioni come spezia, un condimento curioso per spezzare la drammaticità della storia, senza mai sostituirsi ad essa. Alcuni potranno trovarla un diversivo effimero, ma è difficile negare l’effetto dirompente che ha sul ritmo complessivo del pacchetto.
A fare la differenza è anche la localizzazione italiana, attesa da anni e finalmente realtà. Non si tratta solo di rendere più accessibile la trama a chi non mastica l’inglese, ma di abbattere una barriera culturale che aveva sempre limitato la portata della saga nel nostro Paese. Sentire i dialoghi scorrere nella propria lingua, senza la mediazione della traduzione simultanea nella testa, restituisce la crudezza delle situazioni, la comicità delle side quest e la teatralità dei monologhi con una chiarezza nuova. È un passo che rende giustizia a una scrittura mai banale, capace di passare in un attimo dal grottesco al commovente.
Yakuza 0, lo sappiamo, non è solo botte e intrighi criminali. È karaoke, è freccette, è gestione di club, è una cascata di attività collaterali che spesso finiscono per rubare più tempo della trama principale. Giocarlo su Switch 2 significa avere la libertà di immergersi in queste distrazioni ovunque, di vivere la follia dei minigiochi su un treno, di fare un giro per Kamurochō prima di dormire, di spegnere e riaccendere la console in pochi secondi e tornare esattamente dove si era rimasti. Questo potere di frammentare e personalizzare l’esperienza era ciò che mancava alle versioni precedenti, e la nuova edizione lo esalta con naturalezza.
Quindi com’è Yakuza su Switch 2?
Non tutto è perfetto, ed è giusto sottolinearlo. Il fascino retrò di Yakuza 0 porta con sé anche animazioni rigide, pattern di combattimento che oggi possono sembrare meno raffinati rispetto agli ultimi capitoli della saga, e una struttura narrativa che si prende tempi morti difficilmente digeribili per chi è abituato alla frenesia contemporanea. Sono limiti figli di un’epoca, ma non scalfiscono il valore dell’opera, che anzi in questa veste si mostra più viva e attuale che mai.
Alla fine, il senso di Yakuza 0 su Switch 2 sta proprio qui: riprendere un capolavoro che ha definito un’epoca, arricchirlo con tocchi intelligenti, renderlo più accessibile e fluido che mai, senza snaturarne l’identità. È un viaggio nel tempo e nello spazio, un ritorno alle radici di una saga che ancora oggi continua a sorprendere. Se non avete mai conosciuto Kiryu e Majima, questa è l’occasione perfetta. Se li conoscete già, è il momento di tornare a camminare con loro tra le strade illuminate di Osaka e Tokyo, per scoprire che alcune storie non smettono mai di pulsare, soprattutto quando tornano a nuova vita.


