La serie di Demon Slayer ha raggiunto vette molto difficili da superare nel panorama manga e anime moderno: l’epopea di Tanjiro Kamado, giovane uomo che vede la sua famiglia morire per mano dei demoni e, successivamente, diventare egli stesso un Ammazzademoni per vendicare la strage, è ormai giunta alle battute finali… vero?
Sebbene l’anime sia effettivamente giunto alle fasi finali, con i film in arrivo in autunno che concluderanno la storia principale, il successo del franchise ha fatto sì che si decidesse di non abbandonarlo ma, anzi, di espanderlo in ulteriori dimensioni, con spin-off, videogiochi (come il divertente esperimento Sweep the Board) ed esperienze parallele alla trama principale. Questo è il caso della serie di videogiochi The Hinokami Chronicles, che racconta con nuovo vigore le avventure dell’universo narrativo di Demon Slayer. La serie, che si basa su combattimenti in arena tra i personaggi del franchise, giunge dopo una lunga attesa al suo secondo capitolo Demon Slayer: The Hinokami Chronicles 2, che oggi recensiamo nella sua versione PS5.
Ritorno nel mondo dei demoni
Come accennato in apertura di recensione, il gioco racconta un’avventura di riproposizione di alcuni capitoli dell’universo narrativo di Demon Slayer: in ogni caso, però, consigliamo di imbarcarsi nell’esperienza solo dopo aver ultimato di leggere il manga o di vedere l’anime, in quanto ci sono alcuni riferimenti ad importanti vicende della trama principale già nelle fasi iniziali del gioco.
La trama, di base, vede Tanjiro e Nezuko farsi strada, fianco a fianco, tra i vari demoni che terrorizzano il mondo: è importante sottolineare quel “fianco a fianco” perché caratteristica insita di questa avventura è la possibilità di impersonare quasi contemporaneamente due personaggi. Il titolo si divide fondamentalmente in due grandi sezioni, se ci concentriamo sulla modalità storia: l’esplorazione del mondo di gioco e il combattimento in arena. Il primo elemento è quello più calmo e riflessivo: ci consente di dialogare con i personaggi che incontreremo lungo il percorso, di dare forma al nostro equipaggiamento e albero delle abilità. In questa fase, abbiamo avvertito un funzionamento della telecamera non eccelso che, fortunatamente, non si ripresenta nelle sezioni dedicate al combattimento.
Le zone da esplorare non appaiono mai particolarmente ricche e differenziate tra loro: abbiamo delle timide interazioni da fare, dei collezionabili da raccogliere e, al contrario del primo capitolo, la possibilità di vestire i panni di personaggi diversi e di partecipare a dei minigiochi che, pur non offrendo un’esperienza particolarmente immersiva, permettono di spezzare efficacemente il ritmo e giovano sicuramente alla longevità: la storia principale, con uno spezzettamento della monotonia insita che spinge così alla sua continuazione, ha una durata molto simile a quella del primo capitolo, attestandosi sulle 8 ore circa.

Affila la spada e scendi nell’arena
Una volta scesi nell’arena, ha il via, invece, il fulcro più reattivo e ricco di azione della modalità storia, che si risolve poi nelle altre modalità senza particolari modifiche strutturali: i combattimenti si basano sull’alternarsi di attacchi rapidi e potenziati, con combo e attacchi speciali che possono essere effettuati consumando una relativa barra che si ricarica proprio grazie alle suddette combo. Obbiettivo nel corso del combattimento è quello di accumulare abbastanza energia da effettuare mosse speciali finali che, per la prima volta nella serie, possono essere “doppie”: questi attacchi speciali hanno effetto nel momento in cui si decide di scendere in campo con un team formato da personaggi con una correlazione importante sul fronte della trama.
Rispetto al primo capitolo, le differenze sul lato del combattimento ci sono apparse ben più che minime: squadra che vince, insomma, non si cambia. Ciò nonostante, possiamo osservare come gli aspetti che ruotano attorno al combattimento, già di per sé particolarmente apprezzabile, siano stati affinati e approfonditi sapientemente. Abbiamo, infatti, un roster più profondo e dinamico (anche con personaggi “multipli” che valgono come uno solo, come gli Ice Climbers di Super Smash Bros) e una serie di modalità secondarie che permettono al giocatore di affinare le proprie abilità nel combattimento con i diversi personaggi disponibili e di porsi davanti a nuove sfide che metteranno alla prova la capacità di effettuare combo, schivate e parate al momento opportuno.

Una direzione artistica estremamente fedele
Un aspetto sotto il quale il titolo eccelle è senza alcun dubbio quello delle cutscenes: accurate, bellissime da vedere e vicinissime, per struttura e qualità, a quanto visto nell’apprezzatissimo anime. La cura posta dagli sviluppatori sotto questo punto di vista raggiunge vette davvero alte non solo per gli anime game, ma per il videogioco non realistico in generale.
Nel momento in cui si passa alle fasi di gioco, il livello di cura artistica resta piuttosto alto: buona scelta di luci e colori, buona varietà di colonne sonore e un doppiaggio decisamente all’altezza delle aspettative.
Per quanto riguarda, infine, il discorso dei Trofei, ci troviamo di fronte ad una buona varietà che permette l’esplorazione di varie sezioni di gioco senza diventare mai ossessivi o eccessivamente specifici: un buon compromesso tra chi vuole giocare al titolo da neofita del mondo dei videogiochi per il solo amore per la serie e gli appassionati di titoli di combattimento che ricercano una sfida di livello quale il Platino.
