Il 27 agosto arriva al cinema I Roses, diretto da Jay Roach e scritto da Tony McNamara, con protagonisti Olivia Colman e Benedict Cumberbatch. La storia di un amore intenso, di una relazione che attraversa le fasi dell’innamoramento, della crescita, della creazione di una famiglia, delle incomprensioni e dell’odio reciproco. Ecco la nostra recensione.
Si tratta di un racconto molto reale, molto vicino alla vita quotidiana, quello di una coppia che si conosce in modo travolgente in una cucina di un ristorante; lei cuoca e lui architetto. Lui ambizioso, lei con una forte passione per il suo lavoro ma un’indole incline alla tranquillità. Accadrà però un ribaltamento di giochi, che vedrà Ivy (Olivia Colman) al centro dei riflettori e Theo (Benedict Cumberbatch) sull’orlo del fallimento: il loro amore verrà quindi condizionato dalla loro vita privata e dai loro obiettivi lavorativi.
In tutta la cornice ecco farsi spazio anche i figli, bisognosi di tempo e attenzione, che i genitori non sono in grado di donare nel migliore dei modi, finendo per crescere due individui rigorosi che pensano solo a vincere. I due protagonisti vivranno perciò molti momenti di difficoltà, perdendo sempre più il controllo di loro stessi nel corso di questo cammino che sfiora attimi di pazzia.
La commedia inglese non manca
La storia non è quindi molto lontana da una vicenda plausibile nella vita di tutti giorni, ma ciò che si diversifica è la brillantezza dei personaggi. Due personalità geniali e folli, istintive, che comunicano in maniera diretta e senza peli sulla lingua. Olivia Colman e quel suo sguardo arzillo, con la tipica ironia inglese che caratterizza anche Benedict. Una coppia attoriale perfetta. Un peccato solo che i personaggi principali sembrino avere la stessa età per tutto il corso del film, mentre la vicenda si svolge nell’arco di vent’anni. Un aspetto straniante, che poteva essere trattato con più attenzione nella scelta dei trucchi e dei vestiti.

Il film è perciò tragicamente una commedia, perché è impossibile non ridere al modo in cui i due si punzecchiano, eppure è un buco allo stomaco quando la relazione della splendida coppia inizia a declinare, quando il loro modo di scherzare diventa una modalità di combattimento. C’è molto umorismo nero e il confine tra battuta e ferita è sempre al limite. La sceneggiatura in questo film è tutto: dialoghi accesi, come in una partita di ping pong, ricchi di sottotesti accattivanti e polemici.
Una riflessione sulle relazioni nella società di oggi
Un film che fa riflettere su quanto il nostro percorso individuale e le nostre soddisfazioni personali si riversino inevitabilmente nella vita di coppia. Ma anche su quanto l’essere umano sia capace di autodistruggersi, invece di migliorarsi e cambiare. Eppure sembra emergere anche un messaggio di semplicità, come suggeriscono i personaggi di Barry (Andy Samberg) e Amy (Kate McKinnon), una coppia che apparentemente sembra più disastrosa delle altre ma che ai tanti problemi di coppia pone un quesito esistenziale: “chi voglio avere vicino quando sarò vecchio e mi sentirò male?”. Loro si scelgono nella complessità della vita, e ne sono felici.
La società odierna tende a dover dimostrare sempre qualcosa agli altri e a sé stessi, perdendo a volte il vero centro emotivo, anche nelle relazioni: è tutto molto più semplice. La grande casa dove Ivy e Theo andranno a vivere da metà film in poi, ben incarna tutto ciò. Un edificio dal design ricco e sofisticato, dove l’amore genuino della coppia si perde ed entra in contrasto con lo sfondo che la ospita.

Tutta la storia si svolge in località di mare, dove paesaggi suggestivi e meravigliosi si trasformano in continuazione in catastrofi. Dall’edificio a forma di vela costruito da Theo, che crolla inaspettatamente, al cielo blu in tumulto, poi le onde pacate in tempesta e il bosco che incornicia, o forse aggroviglia, la casa degli sposini. La natura come metafora della vita di questa famiglia che arranca. Il film verso la fine è sempre più ricco di momenti inaspettati, arrivando a sfociare nel grottesco con un finale clamoroso. Si rimane con un sorriso dispiaciuto e sorpreso e ci si chiede come sarebbero stati i Roses se avessero continuato la terapia di coppia, se avessero abbattuto le superfici fin dall’inizio e fossero stati più onesti con loro stessi, il tutto sullo note di “Tighter tighter”. Al cinema tra pochissimo per farvi ridere, piangere e ragionare in un solo boccone.