Luto Recensione, l’orrore che fa riflettere sulla morte

Un horror dalle forti componenti narrative e psicologiche, in cui il protagonista vive una esperienza di angoscia e terrore in una casa labirintica: ecco la recensione di Luto!

Gloria Annis
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Gloria Annis
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Amante di videogiochi, serie tv, film, fumetti e libri, in particolare del genere horror, sin dalla tenera età.
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Recensioni
Lettura da 8 minuti
luto
7.5 Buono
Luto

Dopo aver provato una Demo uscita sia su Steam che su Playstation 5, che è stata accolta con interesse e curiosità da molti, finalmente Luto è pronto a fare la sua entrata in scena. Si tratta di un particolare horror psicologico in prima persona, sviluppato dalla casa indipendente spagnola Broken Bird Games. Il gioco, una sorta di walking simulator arricchito da enigmi ed esplorazioni angoscianti di una casa in cui non vi è apparentemente una via di uscita, si ispira fortemente alla teaser demo horror di Kojima P.T., che altro non era che un preludio al mai nato Silent Hills. Luto dal canto suo però vuole fare anche qualcos’altro, ovvero portare con sé un messaggio profondo ed estremamente riflessivo, che è quello dell’elaborazione del lutto. Procediamo con ordine però, noi lo abbiamo provato per voi per Playstation 5 e questa è la nostra recensione.

Il dolore fantasma

Luto si apre in maniera del tutto inaspettata, quasi non sembra inizialmente ciò che va a proporre nella sua narrazione: l’introduzione è quasi allegra, con colori vivaci e un narratore che ricorda la voce saccente e goliardica di Stanley Parable (contrasto molto probabilmente voluto, per evidenziare quella che sarà poi l’evoluzione della storia) e un gameplay in prima persona, come il già citato P.T. o il più recente Visage.

Non vi neghiamo che questo inizio contrastante con quello che abbiamo potuto assaporare nella demo presentata qualche mese fa non ci abbia confusi e incuriositi: in questo modo infatti è quasi palpabile lo stacco netto che si avrà ad un certo punto della narrazione, che prenderà una piega molto più cupa e inquietante. Il nome Luto non è ovviamente un caso: tema portante della storia è il viaggio psicologico, di maturazione e consapevolezza che il giocatore dovrà affrontare via via che la trama va dispiegandosi in un sottile intreccio di dolore e angosce causate da un grave lutto familiare.

La casa in cui tutto il gioco è ambientato, prima calda e accogliente, con il sole che filtra dalle finestre, diventa sempre più buia e cupa, labirintica, quasi una metafora della vita del protagonista: si trasforma in una trappola mentale dalla quale sarà impossibile uscire, a meno che non si affronti il dolore della morte nella sua interezza, passo dopo passo, in una sorta di crescita spirituale.

La narrazione è intervallata da enigmi più o meno semplici, legati a quello che è il background del protagonista e della sua famiglia: alcuni indovinelli saranno più intuitivi, altri necessiteranno di un’attenta osservazione degli oggetti e dei documenti in inventario per poter essere completati, e ci daranno piano piano informazioni sempre più concrete sugli avvenimenti che hanno portato alla frattura mentale ed emotiva del protagonista, Sam.

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Labirinto mentale

La casa, che diventa quasi una prigione, è una sorta di labirinto mentale pregno di rievocazioni della vita di Sam, dall’infanzia spensierata ai momenti più tragici che precedono l’inevitabile dramma della morte, e muta visibilmente man mano che ci avviciniamo al cuore del suo viaggio. Gli ambienti sono angusti, cupi, ansiogeni e c’è un climax ascendente di tensione e paura, reso perfettamente anche dall’audio spaziale che ci fa percepire sottilmente sussurri, scricchiolii e presenze tutti intorno a noi, mantenendo alto il senso di angoscia e terrore, il tutto impreziosito dall’utilizzo dell’Unreal Engine, anche se non si può dire che possa competere pienamente in termini grafici con altri giochi usciti recentemente.

La presenza costante nel gioco è un’entità, in cui solo il finale ci darà modo di scoprirne l’identità, avente l’aspetto di un fantasma celato da un lenzuolo, un mix di infantile e spaventoso che tiene alto il livello di paura pur senza eccessi, in maniera sottile e quasi discreta, che cresce lentamente e senza l’uso smodato di jumpscares gratuiti. Il terrore si insinua in punta di piedi, piano piano, per poi essere una presenza costante e quasi onnipresente, ma che porta inevitabilmente a porsi delle domande a cui si vuole dare una risposta continuando ad esplorare nella casa labirinto in cui siamo intrappolati: il senso di oppressione e quasi di claustrofobia è forte, grazie agli ambienti intricati ma che spesso si rivelano vicoli ciechi o che riportano al punto di partenza, lasciando un forte senso di curiosità e di disagio allo stesso tempo.

La morte non è la fine

Luto tratta in maniera dolce ed emozionante il tema del lutto e della morte, senza calcare la mano sulla componente horror e sugli spaventi, ma creando in maniera sottile e sapiente un ambiente angosciante e una narrazione forte e profondamente psicologica. Quello che il gioco propone non è il solito horror walking simulator con enigmi in uno spazio angusto, come se ne son visti tanti e come apparentemente poteva sembrare, ma è quasi un viaggio nella mente spezzata del protagonista che si ritrova a dover affrontare il terrore della morte e della perdita di una persona cara.

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Il gioco farà commuovere, spaventare, divertire, ma soprattutto ci guiderà alla scoperta (o alla riscoperta) di emozioni e sensazioni davvero spaventose e soffocanti come quelle che affiorano inevitabilmente durante un lutto, toccando temi come suicidio, autolesionismo e depressione in maniera delicata e matura senza scadere nell’ovvio o rappresentandole in maniera irrispettosa. Purtroppo la longevità non è un suo punto forte, considerando che dura solo quattro ore o poco più, ma è sicuramente consigliato rigiocarlo per scoprire tutti i segreti che vi sono sepolti, dato che una sola run potrebbe non bastare, e per assaporare le sfumature e le metafore che gli sviluppatori hanno progettato per rendere al meglio il senso di perdita e di dolore.

Un altro aspetto che ci duole menzionare è la presenza di alcuni bug che ci hanno costretto ad uscire e rientrare nel gioco per poter “sbloccare” alcuni enigmi che si erano bloccati, impedendoci di proseguire: speriamo vivamente in una patch post rilascio perché purtroppo rovinano l’esperienza di gioco.

Luto in conclusione è un bell’horror psicologico narrativo, il cui fine ultimo non è farci spaventare, ma riflettere: perché il vero orrore non sono i mostri o i fantasmi, ma perdere le persone che amiamo di più senza poterle salutare un’ultima volta, o doverle salutare troppo presto.

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Luto
Buono 7.5
Voto 7.5
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