Ci sono videogiochi che colpiscono per la loro spettacolarità, altri che rimangono impressi per il gameplay raffinato, e poi ci sono titoli che, grazie a un’atmosfera unica e a un mondo di gioco evocativo, sanno lasciare un segno profondo nel cuore dei giocatori. Atomfall, il nuovo titolo di Rebellion, rientra senza dubbio in quest’ultima categoria.
Annunciato con grande curiosità e circondato da un alone di mistero, il gioco si presenta come un survival horror in prima persona con forti elementi narrativi e un’impronta stilistica che richiama la fantascienza britannica anni ’60. Un mix affascinante, che affonda le radici nella storia reale del disastro nucleare di Windscale, avvenuto nel 1957 nel Regno Unito.
Un’ambientazione suggestiva e inquietante
Sin dai primi minuti di gioco, Atomfall riesce a catturare il giocatore con la sua ambientazione tanto affascinante quanto inquietante. Ci troviamo nel Lake District, una delle regioni più suggestive dell’Inghilterra, trasfigurata da una catastrofe nucleare che ha lasciato dietro di sé morte, mutazioni e follia. L’atmosfera post-apocalittica qui non è quella esplosiva e sopra le righe tipica di titoli come Fallout, bensì qualcosa di più sottile, più malinconico.
Le strade deserte, le case abbandonate con oggetti lasciati come se il tempo si fosse improvvisamente fermato, la natura che sta lentamente riprendendosi il territorio: ogni elemento concorre a costruire un senso di desolazione e mistero. Ma quello che rende davvero unica l’ambientazione di Atomfall è il suo tocco distintamente britannico: i riferimenti alla cultura popolare del periodo, i poster di propaganda che parlano di sicurezza nucleare, le trasmissioni radiofoniche che sembrano voler nascondere più di quanto rivelino. Il gioco non si limita a costruire un mondo devastato, ma lo riempie di dettagli che raccontano una storia, invitando il giocatore a esplorare ogni angolo, per scoprirne i segreti.
La narrazione è uno dei maggiori punti di forza di Atomfall. Vestiamo i panni di un protagonista senza memoria, ritrovatosi in questa terra devastata senza sapere esattamente chi sia o cosa sia successo. Una premessa forse non originalissima, ma che viene sviluppata con una maestria narrativa che si distingue dalla media. Il gioco non si limita a dirci cosa è accaduto, ma ci invita a scoprirlo attraverso indizi sparsi nel mondo, documenti lasciati dai sopravvissuti, conversazioni con i pochi personaggi ancora in vita.
Lungo il nostro cammino incontreremo individui che hanno reagito in modi diversi alla catastrofe: alcuni cercheranno di sopravvivere in maniera disperata, altri si saranno abbandonati alla follia, mentre altri ancora avranno formato sette e culti che venerano la nuova realtà post-apocalittica. La scrittura dei dialoghi è di alto livello, e ogni personaggio contribuisce ad approfondire l’orrore e il senso di alienazione che permeano il gioco.
Sopravvivere a un mondo ostile
A livello di gameplay, Atomfall si colloca a metà strada tra un survival horror e un gioco d’avventura. Non ci troviamo di fronte a un FPS frenetico, ma a un’esperienza che premia l’esplorazione, l’ingegno e la gestione delle risorse.
Le munizioni sono scarse, così come le scorte di cibo e medicinali, e spesso sarà necessario valutare con attenzione ogni scontro. I nemici che popolano il mondo di gioco non sono solo creature mutate dagli effetti delle radiazioni, ma anche esseri umani spinti alla follia o resi spietati dalla necessità di sopravvivere. I combattimenti sono tesi e brutali, e spesso la fuga sarà una scelta più saggia dello scontro diretto.
A rendere il tutto più interessante ci pensa la gestione dello stress e della salute mentale del protagonista. L’orrore che ci circonda avrà un impatto sul nostro personaggio, e trovarsi in situazioni particolarmente inquietanti potrebbe portare a conseguenze negative, come allucinazioni o perdita della stabilità mentale. Questo sistema aggiunge un ulteriore livello di profondità al gameplay, costringendo il giocatore a gestire non solo le proprie risorse fisiche, ma anche il proprio stato psicologico.
Un comparto tecnico e artistico d’impatto
Graficamente, Atomfall non punta al fotorealismo estremo, ma si distingue per una direzione artistica curatissima. I paesaggi desolati, le case abbandonate, le luci soffuse che filtrano attraverso le nuvole radioattive: ogni elemento visivo è pensato per trasmettere un senso di inquietudine e malinconia. Il lavoro fatto sull’illuminazione e sulle texture contribuisce a creare un mondo credibile e immersivo, in cui ogni dettaglio sembra raccontare una storia.
Anche il comparto sonoro gioca un ruolo fondamentale, tra suoni ambientali, il vento che soffia tra le macerie, o i rumori lontani che potrebbero essere semplici animali… o qualcosa di molto più pericoloso. La colonna sonora è minimale ma efficace, con brani folk che contrastano con l’orrore dell’ambientazione e contribuiscono a creare un’atmosfera ancora più unica.
Atomfall è un’esperienza che lascia il segno. Non è un gioco per tutti: il suo ritmo lento, la sua enfasi sulla narrazione e sull’atmosfera, la gestione delle risorse e della sanità mentale potrebbero scoraggiare chi cerca un’esperienza più immediata. Ma per chi ama i giochi che sanno raccontare una storia attraverso il mondo di gioco, per chi apprezza l’horror psicologico e le atmosfere opprimenti, questo titolo rappresenta una vera e propria perla.
Rebellion ha creato un gioco che riesce a distinguersi nel panorama dei survival grazie alla sua ambientazione unica, alla sua narrazione profonda e al suo gameplay ricco di tensione. Se siete alla ricerca di un’esperienza diversa dal solito, capace di farvi immergere completamente in un mondo post-apocalittico affascinante e inquietante, Atomfall merita senza dubbio la vostra attenzione.