Nel corso della lunga storia videoludica che ha visto tanti capolavori succedersi uno dietro l’altro, abbiamo spesso assistito al crollo e all’esplosione d’interi generi. Dagli sparatutto ai survival horror, per poi passare a open-world e multiplayer, tutti hanno potuto vantare un momento di massima espansione in cui il pubblico andava riversandosi in quelle che apparivano come delle mode a tutti gli effetti. Tra questi, non sono certo mancati gli strategici, genere ludico che nel corso di queste ultime generazioni ha purtroppo visto un lento ma inesorabile declino. Il pubblico interessato a tali produzioni è infatti andato sempre più ridimensionandosi e, come diretta conseguenza, i grandi publisher hanno deciso di puntarvi considerevolmente meno.
Una situazione tutt’altro che rosea che però è andata leggermente migliorando nel corso di questi ultimi anni grazie al vasto universo dell’indipendence, lì dove titoli a basso budget potevano tranquillamente accontentarsi di guadagni tutt’altro che stellari. Tra le numerose creature che abbiamo avuto modo di vedere nell’ultimo periodo, figura in particolare Northgard, interessante strategico in tempo reale sviluppato dai ragazzi di Shiro Games che ha saputo conquistarsi le attenzioni del pubblico grazie ad alcune peculiari meccaniche ludiche rivelatesi capaci di discostarlo da buona parte degli strategici a cui ormai siamo abituati. Dopo aver potuto godere dell’intera esperienza offerta dall’opera – incluso anche il primo DLC rilasciato fino ad ora – siamo quindi finalmente pronti a dirvi la nostra.
Popoli in guerra
Quello dei vichinghi è un popolo che fin dall’alba dei tempi è sempre stato identificato per la sua violenza, uomini e donne di bassa cultura pronti a lanciarsi verso qualsiasi battaglia potesse offrire ricchi bottini. Non di rado, però, poteva capitare che suddetti clan decidessero di unirsi tra loro aiutandosi vicendevolmente nell’esplorazione di terre ignote e irte d’ostacoli, una peculiare alleanza che rappresenta proprio la premessa scatenante gli eventi di Nortghard. I più importanti condottieri delle regioni limitrofe si sono riuniti al fine di discutere dei preparativi necessari per un nuovo viaggio capace di portare a grandi risultati, ma quando la seduta sembra ormai conclusa ecco che Hagen, comandante di un clan a noi avverso, rivela le sue vere intenzioni compiendo una carneficina. Alla fine dello scontro, solo il capoclan degli Eiktyrnir riesce miracolosamente a sfuggire dal massacro, giungendo infine innanzi a un giovane ragazzo di nome Brand, il quale decide di giurarci fedeltà per aiutarci nel nostro compito, raggiungere il nuovo mondo per vendicarci di Hagen.
Partendo da questa semplice premessa, basta veramente poco per rendersi conto di come, narrativamente parlando, l’avventura targata Shiro Games sia tutt’altro che indimenticabile, la quale offrirà colpi di scena generalmente prevedibili e incapaci di conquistare il giocatore. Personaggi poco delineati e situazioni estremamente classiche andranno così presentandosi in rapida sequenza nel corso degli undici capitoli rappresentanti l’avventura, un viaggio all’insegna della cieca vendetta che molto difficilmente verrà ricordata dal pubblico. Al contempo, però, la campagna single-player presente si è fatta comunque giocare con piacere grazie alla sua buona varietà in termini di situazioni e, soprattutto, grazie all’ossatura ludica su cui poggia l’intera esperienza. L’elemento di maggior spicco presente in Northgard si riassume infatti nel suo gameplay, dove poche e semplici meccaniche si sono rivelate più che sufficienti per portare alla luce una complessità generale inaspettatamente accentuata, lì dove anche il livello di difficoltà normale saprà offrire all’utente di turno pane per i suoi denti.
Una questione di scelte
In Northgard verrete messi al comando di un piccolo clan che dovrà andare espandendosi per poter imporsi sulle terre circostanti. Esattamente come per ogni strategico che si rispetti, sarà estremamente importante accumulare numerose risorse necessarie alla sopravvivenza del proprio popolo quali cibo, legna, e pietra. La risorsa più importante di tutte, però, sarà il tempo. In-game non avremo infatti alcun modo di creare nuove unità, le quali verranno generate automaticamente dal gioco stesso a intervalli di tempo più o meno lunghi che andranno variando a seconda della felicità generale in cui si troverà l’intero clan. Tenere alto il morale dei propri uomini sarà quindi fondamentale per poter sperare d’ottenere la vittoria, aspetto che si traduce in un dover continuamente gestire ogni secondo a disposizione per ottenere i migliori risultati nel minor tempo possibile. I coloni che andremo ottenendo man mano che giocheremo potranno quindi essere assegnati alle diverse strutture edificabili, quali mercati, segherie, campi di grano e altro ancora. Una qualsiasi partita viene così inizialmente gestita sempre allo stesso modo. Raccogliere cibo da poter immagazzinare in preparazione del prossimo inverno – ogni partita può infatti arrivare a durare anche diversi anni -, costruire una segherie, poi un campo scout, convertire un cittadino in uno scout e inviarlo a esplorare nuove terre da poter colonizzare al fine ultimo d’espanderci.
Da questa semplice partenza, andranno però a presentarsi ben presto situazioni sempre più complesse che dovranno essere gestite con estrema arguzia da parte del giocatore. Che si tratti di qualche invasione nemica, di rigidi inverni, di violenti terremoti o, ancora, di semplici richieste protratte dagli stessi popolani, bisognerà rispondere con forza e non mostrare alcun cedimento, pena il game-over. In tal senso, proprio la gestione dei cittadini rappresenterà l’elemento cardine dell’intera esperienza. Più si avanza nella partita, più avrete bisogno di nuovi abitanti, ma ciò comporterà anche un maggior utilizzo di cibo e legna, così come un più repentino crollo della felicità generale. Tutto va calcolato fin nei più piccoli dettagli, l’albero delle tecnologie va sfruttato al massimo delle sue potenzialità e ogni contadino dev’essere convertito al momento giusto. Bisogna sempre avere qualche uomo pronto a difendere il clan, ma di contro non dovrete mai rimanere a secco di popolani dediti alla raccolta di risorse. In molte occasioni può infatti capitare che un’errata gestione dei beni a propria disposizione possa portare a situazioni disastrose in cui non si ha più alcun modo d’avanzare, eternamente bloccati in un limbo d’infelicità e morte che porterà infine alla distruzione del nostro centro cittadino. Quello che si evince giocando a Northgard è proprio che il compito del giocatore di turno non è semplicemente quello di gestire i propri uomini, bensì portarsi avanti rispetto al gioco stesso, avere sempre un piano di riserva in caso di problemi, essere costantemente preparati al peggio in modo tale da potersi facilmente riprendere dallo schiaffo ricevuto. Northgard, insomma, è una vera e propria corsa alla vittoria, un susseguirsi di situazioni sempre diverse e appaganti capaci di portare a un risultato che, mouse alla mano, riesce a intrattenere e divertire.
Spada e scudo
Detto questo, bisogna purtroppo ammettere che l’opera mostra anche il fianco a qualche criticità di troppo. In primis, è impossibile non tener conto della totale mancanza di un qualsiasi sistema diplomatico che avrebbe potuto offrire numerose possibilità utili per arricchire ancor di più le proprie partite. Di base, potremo commerciare con gli altri popoli sparpagliati per la regione, ma oltre a questo non vi sarà nessun’altra tipologia d’interazione con le tribù limitrofe, se non per le schermaglie, ed è proprio qui che ci si scontra violentemente con il secondo punto dolente del titolo. Spesso e volentieri capiterà infatti di dover fronteggiare qualche clan avversario, situazioni che daranno vita a scontri dove utilizzare le poche unità a propria disposizione. In questi frangenti la componente tattica è ridotta praticamente a zero e l’unica vera variabile capace di portare vittorie e sconfitte sarà rappresentata dal numero di soldati a vostra disposizione, il quale comunque molto raramente supererà le dieci unità.
Appare insomma chiaro come il team di sviluppo abbia preferito concentrarsi su specifici elementi gestionali mettendone da parte altri, una scelta comprensibile se si considera il budget a disposizione ma che comunque lascia un pizzico d’amaro in bocca. Oltre alla campagna, è poi presente una classica modalità schermaglia – sia offline che online – indubbiamente capace d’offrire grandi soddisfazioni. Purtroppo, vi sono solo sei clan utilizzabili in tali frangenti – passati a sette se si conta il primo DLC rilasciato – un numero indubbiamente esiguo che però fa giocoforza sulla grande diversità presente tra i diversi popoli, ognuno con le sue caratteristiche uniche. Si sono poi rivelati decisamente piacevoli sia la colonna sonora che il comparto tecnico, il quale punta tutto su di uno stile artistico spiccatamente colorato e dai tratti cartooneschi pensato per nascondere le mancanze che un occhio esigente potrà comunque notare facilmente. A chiudere il cerchio ci pensa infine la mancata localizzazione in italiano, una scelta infelice che potrebbe allontanare qualche curioso.