L’oscurità avvolge il mondo come un sudario funesto, e dalle sue nebbie sorge un’opera che mescola bellezza e disperazione. Dopo il successo inaspettato (ma neanche tanto) di Ender Lilies nel 2021, Ender Magnolia: Bloom in the Mist si affaccia sul panorama videoludico con il peso di grandi aspettative. I team di Adglobe e Live Wire hanno saputo riprodurre l’atmosfera malinconica del predecessore, arricchendola di nuovi dettagli e di una colonna sonora nuovamente curata da Mili, creando un’opera che rapisce l’anima. Ma riuscirà davvero a reggere il confronto con il passato, o si perderà nelle profondità delle sue stesse ambizioni? Scopriamolo in questa recensione.
Nel cuore della foresta oscura
Nel cuore del Land of Fumes, un regno ormai in rovina, si risveglia Lilac, un’Attuatrice (Attuner in originale) priva di ricordi. Il suo cammino la porterà ad affrontare le ombre di un passato dimenticato e le aberrazioni create dall’avidità umana. Le nebbie tossiche che avvolgono il regno hanno trasformato gli Homunculi (esseri artificiali nati dall’arroganza degli uomini) in creature ferali divorate dalla follia. Lilac, con la sua capacità unica di purificare queste anime corrotte, si troverà a viaggiare attraverso le rovine del mondo per scoprire la verità sulla propria esistenza e sulla tragedia che ha annientato il regno.
Ad accompagnare Lilac nel suo viaggio c’è Nola, un Homunculus enigmatico con un passato intrecciato al suo. Ma non sarà sola: altri esseri, ciascuno con un fardello da portare, entreranno nella sua vita. Da Lito, il guerriero con un braccio elementale, a Yolvan, un abominio di carne e metallo capace di maneggiare armi da fuoco, la compagnia di Lilac cresce rendendo il suo viaggio tanto una ricerca di redenzione quanto una scoperta di amicizia e dolore.
La storia di Ender Magnolia non si perde in lunghi dialoghi, ma ogni frammento di memoria recuperata, ogni parola sussurrata nei rifugi aggiunge un nuovo tassello a un quadro tragico e affascinante. Le tematiche affrontate toccano il cuore: avidità, discriminazione, arroganza e disperazione si intrecciano in una narrativa che non offre facili risposte, ma solo il peso delle scelte compiute. Al pari di come il “fardello” di Frodo ne Il Signore degli Anelli di Tolkien, condiziona tutto il viaggio del protagonista, anche Lilac imparerà che forse il suo è il fardello più grande da portare.
Trovare la forza di lottare
Nel regno delle ombre, la velocità e la strategia sono le armi più preziose. Ender Magnolia non si discosta troppo dalla formula metroidvania classica, ma affina ogni dettaglio per offrire un’esperienza fluida e coinvolgente. Lilac non combatte direttamente, bensì canalizza la forza degli Homunculi che l’accompagnano, questo può generare delle difficoltà nel giocatore che dovrà costantemente pensare da che punto partirà l’attacco e in che punto invece si trova la sua protagonista, in modo da evitare eventuali colpi in arrivo.
Ogni alleato possiede abilità uniche, potenziabili con materiali recuperati nei meandri del mondo in rovina. Nola può brandire una sciabola, una falce o un’ascia colossale, ad esempio, mentre Yolvan può alternare fucili, seghe rotanti e armi perforanti. L’introduzione delle Attuner Arts aggiunge un ulteriore livello di profondità al combattimento. Questi poteri devastanti, attivabili riempiendo la barra SP, permettono di scatenare attacchi capaci di ribaltare le sorti di una battaglia.
Inoltre, il sistema di equipaggiamento è stato ampliato: bracciali per potenziare le statistiche, carapaci per ottenere nuove capacità e totem per effetti passivi si uniscono al tradizionale sistema di reliquie, garantendo una personalizzazione strategica. L’esplorazione, come ogni buon metroidvania, premia la curiosità: labirinti di rovine, passaggi segreti e zone inaccessibili richiedono nuove abilità per essere attraversati.
Doppio salto, scatti aerei, arrampicate sui muri e persino un rampino si aggiungono al repertorio della protagonista, ma a differenza di molti giochi, qui è importantissimo lo sfruttamento dei colpi aerei che possono allungare di fatto un salto e permettere a Lilac di raggiungere sporgenze altrimenti inaccessibili. I combattimenti contro i boss sono impegnativi, senza raggiungere la complessità di titoli più hardcore, sebbene ogni colpo conti: il gioco è abbastanza punitivo e vi basterà essere colpiti due o tre volte prima di dover cedere il fianco.
Ogni nemico possiede schemi d’attacco letali, ma la possibilità di personalizzare la difficoltà garantisce un’esperienza adatta a ogni giocatore. La varietà di creature, dalle bestie infette ai colossi meccanici, mantiene l’azione sempre interessante. Per recuperare la salute vi basterà usare uno dei tre cristalli che Lilac ha a disposizione, stile le classiche fiaschette, tipiche dei Souls, da cui Ender Magnolia prende spunto anche per i punti di salvataggio (stile falò per intenderci): un luogo dove recuperare le forze, cambiare equipaggiamenti, abilità degli Homunculus e quanto altro.
Stupendamente oscuro
Se Ender Lilies era una sinfonia di rovina e speranza, Ender Magnolia è un requiem che risuona tra le macerie di un mondo perduto. Visivamente, il gioco incanta con scenari che mescolano l’estetica steampunk con la malinconia gotica. La colonna sonora di Mili, con i suoi canti eterei e melodie inquietanti, eleva l’atmosfera, trasformando ogni angolo del regno in una poesia di dolore e meraviglia.
Nonostante qualche piccolo difetto, come la ripetitività di alcune sezioni di platforming e talvolta l’eccessiva semplicità di alcuni boss, il titolo brilla nella sua capacità di raccontare una storia attraverso ambientazioni, meccaniche e musica. Per chi ha amato Ender Lilies, questa nuova avventura è un viaggio imperdibile: per gli appassionati di metroidvania, è un’opera che merita di essere vissuta. Un viaggio tra le ombre, alla ricerca della luce nascosta nel cuore della nebbia.