Tokyo Dark Recensione

Marco Crippa
Di Marco Crippa Recensioni Lettura da 7 minuti

Lo stress, la malattia del nuovo millennio. Lavorare in una centrale di polizia a tempo pieno e avere a che fare ogni giorno con crimini violenti di sicuro porta a raggiungere un elevato livello di stress. Inoltre, vivere in una città grande e frenetica come l’odierna Tokyo di certo non aiuta… Ma se a questi fattori aggiungiamo anche un pizzico di soprannaturale e di malvagità e condiamo il tutto con qualche maledizione, otteniamo senza dubbio un mix tanto macabro quanto coinvolgente. Questo è quello che ci fa vivere Tokyo Dark, titolo creato dallo studio indipendente Cherrymochi ed edito da Square Enix, che si pone a metà tra una Visual Novel e un Punta e Clicca. Siete dunque pronti a mettervi nei panni della Detective Ito e a vivere un’avventura che metterà alla prova la vostra sanità mentale?Tokyo Dark

Che fine ha fatto il Detective Tanaka?

Nonostante grazie alla tecnologia sia ormai possibile tracciare i movimenti di tutti, sembra che il Detective Tanaka sia scomparso nel nulla: spetterà quindi a noi l’arduo compito di ritrovarlo. Si tratta di un incipit forse un po’ scontato, ma che ci porterà a scoprire una storia molto più profonda di quel che apparirà in un primo momento. Infatti, a pochi minuti dall’inizio della nostra partita, il commissario capo ci informerà che il telefono del nostro collega, dopo essere rimasto spento per parecchio tempo, è tornato online, e le tracce portano al malfamato quartiere di Shinjuku. Qui faremo la conoscenza dei più disparati personaggi, come il depravato proprietario di un nightclub, il sempre depresso proprietario dell’albergo e un’inopportuno quanto inquietante magazziniere. Dopo alcune fasi di investigazione, ma soprattutto dopo aver trovato il cellulare del detective… all’interno di un sacchetto insanguinato, scopriremo che tutti gli indizi portano alle fogne, e noi come da manuale ci addentreremo in questi sporchi tunnel senza aspettare i rinforzi. Non ci vorrà molto prima di trovare il nostro collega, con la testa coperta da un pesante sacco di tela, minacciato da una misteriosa ragazza con un coltello. Ho detto misteriosa? Uhm, non proprio. Si tratta infatti della stessa ragazza che noi abbiamo ucciso ben sei mesi fa in un increscioso incidente. Come è facile capire da lì a poco le cose degenerano e… Be’, non posso certo raccontarvi tutto…Tokyo Dark

Stai impazzendo? Basta una pillola, ma non esagerare…

Tokyo Dark si presenta con uno stile molto semplice, ma efficace. Grazie a un sapiente utilizzo del 2D, gli sviluppatori ci permettono di visitare le più disparate zone dell’area metropolitana di questa grande città: starà a noi viaggiare alla ricerca di indizi in queste aree a scorrimento orizzontale. Il punto cardine del gioco sarà il menù, semplice ma essenziale. Questo, oltre alla possibilità di cambiare alcune impostazioni base e di chiudere la partita, ci mostrerà quattro indicatori fondamentali per la nostra avventura: sanità mentale, professionalità, investigazione e nevrosi. Il perché della loro importanza è presto detto: questi attributi cambieranno significativamente il finale del gioco. Durante la nostra avventura, in base alle nostre azioni e con il susseguirsi degli eventi, questi valori cambieranno di molto; starà quindi a noi scegliere come proseguire la storia. Perdere il senno sarà una vera e propria costante in questo titolo: infatti per via di eventi soprannaturali, cruenti e altamente inquietanti, la nostra sanità mentale cadrà a picco. Più in là con la storia, grazie a una medicina, ci verrà data la possibilità di sopprimere la nostra psicosi, ma non senza pagarne il prezzo. Se infatti da un lato la nostra sanità mentale ne gioverà, dall’altro la nostra capacità di investigare ne risentirà sensibilmente. Grazie a questo escamotage e a molti altri similari, saremo così in grado di scegliere a quale finale andare incontro.

Graphic Clicca o Punta e Novel? I Pro e i Contro di questo nuovo genere

Come introdotto nell’incipit di questa recensione, Tokyo Dark è il frutto della fusione tra una Graphic Novel e un Punta e Clicca e, proprio per via di questo, porta con sé tutti i pro e i contro di entrambi i generi. Se infatti da una parte propone al giocatore qualcosa di nuovo con cui mettersi alla prova, accompagnato da una storia molto accattivante, dall’altra rende troppo facile la localizzazione degli oggetti cliccabili e, a tratti, diventa tedioso per via dei lunghi dialoghi nemmeno localizzati in italiano: potremo infatti scegliere se giocare in giapponese o in inglese. Seppur quest’ultimo punto possa non essere ormai un grosso problema per i più, in un genere come questo ci rende difficile comprendere appieno tutte le sfumature dei dialoghi di cui è ricco il gioco. Non è però la lunghezza dei dialoghi e dei monologhi in se’ ad infastidire, quanto il ritmo stesso del gioco che in queste fasi viene spezzato. Tenendo ben presente che si tratta di un titolo indipendente, Tokyo Dark ci permette di giocare pressoché all’infinito. Infatti nonostante la campagna di gioco si assesti su una durata di circa dieci ore, grazie agli undici finali differenti questo titolo sprona il giocatore a ricimentarsi nelle avventure della Detective Ito per vedere come le diverse azioni possono cambiare la storia.Tokyo Dark

Il lato brillante di Tokyo Dark

Come anticipato, questo titolo fa del 2D il suo punto forte. Senza effetti pomposi, Tokyo Dark ci propone ambientazioni ben disegnate e personaggi caratterizzati al meglio che richiamano lo stile tipico di Manga e Anime. Il tutto è poi accompagnato da una colonna sonora davvero magistrale, che nella sua semplicità riesce a trasmettere al giocatore diversi tipi di emozioni e stati d’animo. Questi due fattori danno così vita a un connubio senza pari che riesce a trasportare perfettamente all’interno della storia raccontata.

Modus Operandi: la recensione è stata scritta giocando a Tokyo Dark su PC per circa ventidue ore, raggiungendo l’obiettivo di vedere due diversi finali degli undici disponibili.

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Il mio debutto nel mondo videoludico inizia verso la fine del 1990 con un bellissimo Commodore 64. Negli anni a venire sono passato da una console all'altra senza mai sdegnare il mio amato PC, ma senza amarne mai una in particolare. Non sono tipo da console war, io compro la piattaforma in base alle sue esclusive così da non dovermene mai pentire.