Quando frequentavo il conservatorio tutti i professori ci tenevano a ricordare che, durante la composizione di una melodia, non possiamo aspettarci che l’ispirazione venga dal cielo. Inutile cullarsi dietro il blocco creativo, piuttosto sarebbe meglio cominciare a guardarsi intorno e ad ascoltare noi stessi prima di mettere la penna sul pentagramma. L’ispirazione è quindi il cruccio principale di Wilma, la protagonista del primo episodio di The Lion’s Song, avventura grafica sviluppata dal team viennese Mi’pu’mi Games, disponibile sulla piattaforma Steam.
Sarà una recensione diversa dal solito perché quest’avventura grafica è lontana dalla perfezione tecnica, ma la sua trama, o meglio il tema principale che fa da filo conduttore in tutti e quattro gli episodi, ci farà riflettere non poco, immergendoci nella mente di artisti alla ricerca della propria ispirazione e di sé stessi. Wilma (protagonista del primo episodio, Silence) è una talentuosa violinista, intenta a scrivere la sua composizione di punta da esibire di fronte alle migliori menti della scena musicale viennese. Il suo mentore e amante Arthur la spinge ad andare da sola nella sua baita in montagna per ricercare l’ispirazione perduta. La nostra protagonista continua ad essere oppressa dall’ansia da prestazione e dalla mancanza di idee, ma soprattutto l’amore che prova nei confronti del suo Arthur è tormentato e le impedisce di proseguire nel suo lavoro con serenità. Ma un’inaspettata telefonata cambierà il corso della storia… I capitoli successivi toccheranno molte corde dell’animo umano attraverso Franz (Anthology), un pittore anche lui alla ricerca dell’ispirazione, la matematica Emma Recniczek (Derivation) in lotta contro una società maschilista e un uomo sconosciuto che durante un viaggio in treno viene a conoscenza delle storie dei tre personaggi precedenti (Closure).
Svelarvi la sinossi completa degli altri tre episodi potrebbe essere controproducente, proprio perché il fulcro di The Lion’s Song è la trama. La struttura del gioco è infatti paragonabile a quella di una raccolta di novelle per ragazzi legate fra loro dallo stesso tema, ovvero la ricerca dell’ispirazione e di sé stessi; si può dire che siamo di fronte ad una sorta di libro game più che ad un’avventura grafica. Il nostro compito è cliccare sugli oggetti presenti negli scenari e sulle varie scelte proposte durante i dialoghi; non ci troveremo mai di fronte a puzzle o enigmi che rallenteranno lo scorrimento del gioco, piuttosto saremo spesso portati a scegliere se leggere o no una lettera oppure rispondere in maniera garbata o scortese a un nostro interlocutore. Le informazioni raccolte durante le conversazioni ci aiuteranno a comprendere il background dei personaggi e quale potrebbe essere la scelta più giusta per aiutarci a scoprire i vari strati emotivi del nostro eroe. Nel titolo si può solo andare avanti e percorrere gli eventi in modo lineare, quindi se cercavate azione o rompicapi che vi tenessero impegnati, non verrete accontentati. Se però vi lascerete catturare dalle trame, allora vivrete delle piacevoli ore di gioco che vi daranno molto a cui pensare.
La grafica effetto seppia rievoca l’epoca in cui ci troviamo (primi del 900′) e lo stile pixelloso fa l’occhiolino a tutti gli amanti del retrogame. Gli ambienti non sono ricchi di dettagli, così come i personaggi caratterizzati solo da pochi tratti distintivi, ma risultano comunque gradevoli e ben realizzati. Il minimalismo di questo gioco si rispecchia soprattutto nell’assenza di un inventario, il che ci rende sempre più spettatori passivi di quello che sta accadendo ai nostri eroi. La musica è più un sussurro nelle orecchie di chi gioca, mentre i suoni, soprattutto nel primo episodio, ricopriranno un ruolo fondamentale nel gameplay.