Naoki Yoshida, lo sviluppatore di Final Fantasy XVI parla della diversità razziale nel gioco

L'inclusione razziale rischia di rappresentare un limite per i confini narrativi che un creatore si è posto secondo Naoki Yoshida.

Tiziano Sbrozzi
Di Tiziano Sbrozzi - Senior Editor News Lettura da 2 minuti

Quando poche settimane fa, Square Enix ha rilasciato un altro trailer, circa il suo prossimo blockbuster Final Fantasy XVI alcuni utenti hanno notato che non esistono personaggi che abbiano connotazioni diverse da quelle caucasiche, ed alcuni hanno mosso la domanda alla produzione.

Le spiegazioni di Yoshida, sviluppatore principale del gioco, non hanno tardato ad arrivare: secondo lui infatti Valisthea (il mondo di gioco di Final Fantasy XVI) è stato pensato per essere circoscritto all’Europa medioevale, limitato sia geograficamente che culturalmente a quell’area.

Final Fantasy XVI

Valisthea non sarebbe mai stata realisticamente così varia come una Terra moderna. Abbiamo ritenuto che mentre incorporare la diversità etnica in Valisthea fosse importante, un’inclusione eccessiva in questo singolo angolo di un mondo potrebbe finire per causare una violazione di quei confini narrativi che inizialmente ci eravamo prefissati.

Sostanzialmente, il direttore del gioco ha spiegato che sebbene per lui l’inclusione sia importante, questa non deve interferire con la creatività ed i confini che si sono premessi, continuando poi con:

La storia che stiamo raccontando è fantasia, sì, ma è anche radicata nella realtà.

Con questa frase suggerisce che di fatto se un’opera di fantasia si ispira ad un periodo storico e intende restare realistica, è improbabile vedere persone di colore o asiatici su dei troni tipicamente europei. Concludendo, Yoshida ha detto:

Può essere difficile assegnare etnie distintive all’antagonista o al protagonista senza innescare preconcetti del pubblico, invitare speculazioni ingiustificate e, infine, alimentare le polemiche.

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Senior Editor
Lusso, stile e visione: gli elementi che servono per creare una versione esterna di se. Tiziano crede fortemente che l'abito faccia il monaco, che la persona si definisca non solo dalle azioni ma dalle scelte che compie. Saper scegliere è un'arte fine che va coltivata.