Ultra Street Fighter II: the Final Challengers Recensione

Gianluca "Gianz" Bianchini
Di Gianluca "Gianz" Bianchini Recensioni Lettura da 7 minuti

Quando una console dal successo commerciale di Switch esce sul mercato, non dovrebbe essere una sorpresa che le varie software house alzino le antenne e cerchino di uscire con i loro titoli su di essa il prima possibile, magari con un gioco del genere che sulla novella console non è ancora apparso. Una delle prime a lanciarsi per prendere il treno al volo è stata Capcom, che ha deciso di benedire la line up di lancio della nuova console Nintendo con il suo franchise più caro: Street Fighter. Sarà ancora una volta il picchiaduro che vede protagonisti Ryu e soci a fare da biglietto da visita agli acquirenti di Switch con Ultra Street Fighter II: The Final Challengers. Operazione che se da un lato può apparire lodevole, solo perché porta il nome di uno dei videogiochi più celebrati della storia, dall’altro lascia interdetti nel prezzo proposto (40 euro) in relazione all’offerta iniziale.

Sì, perché sebbene abbiamo già il gioco da parecchi giorni ormai, i server online non sono stati aperti e quindi la mancanza dell’online non ci permette di darne una valutazione globale. Fatta questa doverosa premessa , cominciamo pure a parlare di questa riedizione. Sì, Ultra Street Fighter II è di fatto la riedizione di Super Street Fighter II turbo. Con gli stessi personaggi che hanno allietato i pomeriggi di molti giocatori in sala giochi, più due nuovi, per così dire, lottatori che vanno a giustificare quel “Final Challengers” che campeggia nel titolo di questo gioco: Evil Ryu, già presente in Street Fighter Alpha e per la prima volta in Street Fighter II, e Violent Ken, preso di peso dal roster di Snk vs Capcom chaos che uscì ere fa.

Sebbene non siano a pieno titolo delle “new entry”, c’è da dire che aggiungono la giusta varietà al gioco: nonostante il moveset sia preso di pari passo dalle loro versioni più docili, presentano alcuni tratti in comune con Akuma, lo shotokan che ha deciso di seguire la via dell’Hado per uccidere, quindi avranno le stats alterate in attacco e velocità, pena però una barra della salute evanescente per quanto poco dura. I classici Glass Cannon. Questa scelta sembra essere servita per poter anche fornire un assist a chi si è occupato del ribilanciamento dell’intero cast. Zangief per esempio, può farla finita con il suo avversario se riesce a mettere a segno anche solo due Spinning Pile Driver, mentre altri hanno meno ending lag su alcune movenze, rendendo più facile sia il buffering delle mosse che le bait. Sì, sono termini che probabilmente non tutti capiranno, ma se vengono usati è perché sicuramente ciò che di più buono offre questo Ultra Street Fighter II è proprio il gameplay, che siede sulle spalle del gigante che era il capostipite di tutta la serie ma riesce in qualche modo ad immedesimarsi nel contesto odierno.

Ovviamente non sempre si ha la sensazione che il bilanciamento riesca a colmare tutti i limiti di design, Vega su tutti con un asset di danno-mobilità-portata quasi impareggiabile, sebbene comunque un buon character knowledge rende comunque ogni lottatore possibile da battere tutto sommato. Il titolo poi propone anche una modalità del tutto inedita, ovvero la Way of the Hado che propone delle sfide in prima persona dove dovremo far fuori dei nemici a schermo con l’utilizzo dei Joy Con che in base alla loro movenza riprodurranno le mosse di Ryu, unico personaggio presente nella modalità. Purtroppo nonostante il tentativo di Capcom di rendere questa modalità più attraente, non solo rimane assolutamente anonima rispetto al resto, ma presenta alcuni gravi problemi nel riconoscimento dei movimenti, e spesso mi è capitato di lanciare un Hadoken mentre volevo fare un Tatsumaki Senpu Kyaku.

Vi è anche la possibilità di cambiare la veste grafica del gioco tra quella classica in pixel e quella avente il contributo artistico di Udon, che in passato ha curato la serie a fumetti di Street Fighter. oltre al tipo di direzione artistica si può anche cambiare gli effetti sonori, da quelli familiari delle versioni arcade a quelli introdotti nel 2008, in seguito alla versione HD remix uscita per PS3 e 360. Ovviamente ho dato la preferenza alla versione “classica” un po’ per affetto ma anche per via del fatto che non sono riuscito bene a riconoscere le animazioni dei personaggi nella visuale rinnovata. Inoltre c’è da aggiungere che alcuni sprite sembrano disegnati davvero male, come ad esempio quello orribile di Akuma. Un’altra opzione interessante è quella che permette di personalizzare le skin dei personaggi modificando il colore della pelle, dell’abbigliamento e dei capelli, che aggiunge di fatto una certa varietà all’estetica dei personaggi.

Ultra Street Fighter II_screen

Tecnicamente non si può fare un’analisi più dettagliata di questa perché ovviamente il gioco è lo stesso: dal character design alla colonna sonora rimane lo Street Fighter II che tutti amiamo. Il problema però è che quando tornano certi amori e si presentano in questo modo, di fretta e appesantite da cose inutili, allora rimani pure un pò stordito anche con questo Ultra Street Fighter II.

Modus Operandi: questa recensione è stata redatta dopo aver giocato tutte le modalità, dall’arcade mode alla versus, passando per la Way of the Hado sia da solo che in compagnia. Inoltre sono state testate tutte le difficoltà fino a livello difficile, utilizzando sia i Joycon singoli sia in coppia, ovviamente testando le modalità portatile in dock. Al momento della stesura i server per il multigiocatore in rete non sono online.

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Gioco da ormai 15 e passa anni ai videogames, il più dei quali sono stati titoli di Nintendo. Ma ho anche giocato spesso alle saghe divenute classiche anche nella scorsa generazione appartenenti ad altre piattaforme. Ma Zelda rimane Zelda, una fetta del mio cuore c'ha la triforza disegnata sopra.