Le avventure grafiche strutturate in modalità a episodi sono senza ombra di dubbio quelle che al giorno d’oggi, specialmente grazie ai titoli di Telltale, hanno in assoluto più successo tra i fan. Vuoi perché trame accattivanti vengono somministrate al giocatore a piccole dosi e l’hype sale alle stelle, vuoi perché il costo di esse viene frammentato e reso più accessibile, il numero di questa tipologia di avventure sta crescendo a dismisura, espandendosi anche (e soprattutto) nel mondo degli indie game. A rispondere all’appello in questo caso è Wispfire, che ci propone un titolo dalla trama interessante quanto insolita, Herald: an Interactive Period Drama, del quale sono stati pubblicati i primi due episodi (chiamati libri). Cosa ci siamo trovati di fronte all’effettivo? Scopriamolo insieme.
Finché la barca va…
Grandissima parte dei due libri si svolge su una nave, in un’epoca coloniale alternativa (e dunque di fantasia) dove tutto il mondo occidentale è sotto il controllo di un unico stato chiamato “protettorato”. Vestiremo dunque i panni di Devan Rensburg, un giovane ragazzo che salirà sulla Herald viaggiando verso est per scoprire quali sono le sue radici. Senza entrare troppo nel dettaglio riguardo la trama del gioco, che risulta accattivante anche se a primo impatto sembrerebbe il contrario, questo titolo si perde in un bicchier d’acqua in molte delle sue sfaccettature da avventura interattiva, minando di molto l’esperienza di gioco che avrebbe potuto donare molto di più al giocatore. La struttura di Herald è abbastanza semplice, dove molti dei retroscena e dei colori della trama vengono trasmessi al giocatore tramite documenti, dialoghi e gli oggetti da osservare nelle varie stanze. Un background pseudo storico creato ad-hoc capace di interessare e allo stesso tempo non annoiare, rientra senza dubbio tra i punti di forza più marcati del gioco. Compare scintillante e sempre gradita l’importanza delle scelte prese dal giocatore, che influirà e cambierà il corso degli eventi: avremo sempre tre opzioni di risposta e avremo tutto il tempo del mondo per riflettere attentamente su cosa dire al nostro interlocutore. A rendere più credibile ed interessante l’avventura, c’è anche una sceneggiatura discreta e gremita di plot-twist, ornata con una colonna sonora che sa difendersi e da un doppiaggio inglese estremamente curato (con tanto di accenti diversi a caratterizzare personaggi e rispettive provenienze).
… rischia di affondare
La scelta di scrivere due differenti paragrafi stile “Pro e Contro” non è affatto casuale, perché mai quanto in Herald sarebbe facile confondere e mischiare vari argomenti in uno soltanto, facendo perdere peso ad ogni singola caratteristica presa in esame. Primo tra tutti, non possiamo purtroppo non considerare di peso l’aspetto tecnico: dopo aver tirato un sospiro di sollievo e aver impostato i dettagli grafici al massimo (che anche con PC performanti vengono impostati al minimo di default), ci siamo resi conto che a parte le sequenze video e i simpatici avatar in cel shading, il titolo non dispone di texture e modelli poligonali all’avanguardia, che in parecchi casi sembreranno quasi “caricature”. Un vero peccato, perché spesso si perde l’atmosfera creata dal contorno. L’aliasing con la qualità di tale impostazione al massimo è quasi nullo, ma con varie eccezioni (per la vostra incolumità oculare, non lo impostate a livello zero). Il difetto più grave però nel quale mi sono imbattuto, è un bug durante il secondo capitolo del primo libro, che manderà in palla il gioco e vi costringerà a caricare dal salvataggio più recente… e purtroppo non è l’unico bug, speriamo tali disagi vengano risolti a breve da patch. I difetti dunque sono solo a livello tecnico? Purtroppo no. Herald è un titolo qualitativamente sufficiente e piacevole da giocare, ma si perde in alcune caratteristiche base: lo spostamento in alcune zone della nave risulta lento e tedioso, a causa dell’impossibilità di far correre o accelerare il passo di Devan, oppure l’interazione con l’ambiente, che è limitata per una buona percentuale al semplice osservare gli oggetti e “parlare” con gli NPC, dei quali vedremo solo dei baloon stile fumetto sulla testa… anche a distanza.
Questo potrebbe risultare un bene ed un male per due motivi: tutto ciò va ad accelerare in un certo senso il gioco, che però in questi due primi episodi, sommandone la durata, risulta estremamente troppo breve. Non aiuta la localizzazione limitata esclusivamente alla lingua inglese, che esclude a priori dal giocare tutti coloro che sono meno avvezzi alla lingua universale. Herald a livello di prezzo si difende più o meno bene, essendo con questi due libri disponibile al pubblico a 9,99€, ovvero alla portata di tutti, anche se stonando leggermente con la longevità complessiva.