Honey, I Joined a Cult è una produzione che fin dall’annuncio ha saputo incuriosirci, permettendoci d’immaginare in maniera molto libera quello di cui vuole parlare il nuovo prodotto videoludico firmato Team17. La nostra anteprima di Honey, I Joined a Cult non vi parlerà semplicemente di quello che – per il momento – sembra funzionare nel gioco, ma anche dell’enorme livello di follia che vi farà divertire più del previsto. Indubbiamente non ci troviamo innanzi a un prodotto facilmente vendibile sul mercato, in particolar modo a causa della sua natura profondamente irriverente e forse anche al limite del blasfemo. Parodia delle sette basate su culti assurdi, il videogame di Team17 è una versione più pazza e dal gusto ancor più marcatamente gestionale di The Sims. Parliamone più nel dettaglio, senza troppi peli sulla lingua.
Denaro, fedeli e tanta pazzia
Honey, I Joined a Cult è un gioco single-player in cui ci troveremo a dover interpretare il ruolo di un leader di una vera e propria setta. La strategia di guadagno, l’aumento continuo dei propri fedeli e l’espansione della propria sede saranno la base del nostro lavoro, ma non è finita qui. All’insegna della creatività potremo non solo gestire interamente – da cima a fondo – l’organizzazione, ma potremo darle forma fin dalle fondamenta. All’inizio della run ci troveremo a ideare il vero e proprio credo, dal nome del culto fino a quello degli adepti e della vera e propria “entità” che ha ispirato la nostra (enorme) fede. Con una buona dose di creatività e d’inventiva si possono ideare culti straordinari e pensare una lore non indifferente, magari per rendere il tutto ancora più credibile.
Ideare la propria setta sarà l’inizio del divertimento: le feature del videogame sviluppato da Team17 sono tante e si basano principalmente sull’organizzare la vita dei propri fedeli e su come accrescere la propria “residenza religiosa”, al punto da renderla una super potenza. Tutto all’interno del gioco conta moltissimo e per questo c’è un iniziale – abbastanza lungo e invasivo – tutorial a spiegarci come muovere i primi passi. Far crescere il proprio culto e la propria influenza sulla società – acquistando sempre più seguito e fondi privati – in modo spietato; costruire ogni centimetro della base, dalle mura, fino alle abitazioni e alla stanza della meditazione; svolgere missioni sempre più mirate, che sia per la ricerca sociale o per i propri fedeli; sconfiggere chi ci ostacolo o ci ritiene dei ciarlatani, combattendo anche con le autorità se necessario. Queste sono solo alcune delle situazioni che ci ritroveremo a dover gestire.
Passando al livello pratico, osservando in maniera oggettiva il gameplay e le dinamiche da valutare, c’è poco da dire. Nella sua follia Honey, I Joined è Cult ci sta piacendo e questo potete dedurlo da tutta la nostra anteprima, che ne esalta l’essenza unica ed effettivamente funzionante. Nell’insieme tutto è equilibrato e soprattutto diverte fin nel profondo: ci siamo ritrovati a ridere dei dialoghi o anche delle semplice trovate di gioco. A livello tecnico invece qualche sbavatura l’abbiamo purtroppo riscontranta. Spesso cliccare le icone sullo schermo – che sono sempre molte – non risulta immediato e ci è capitato più di una volta di dover pigiare più e più volte per far recepire l’input, il che non è affatto ottimo.
Altro problema da segnalare, la schermata sempre sommersa di tante, troppe informazioni, le quali tra l’altro non sempre sono particolarmente necessarie. Mantenere la concentrazione con tutte quelle scritte su schermo non solo è difficile ma causa un ulteriore rallentamento: spesso servirà chiudere e spostare diverse finestre pur di riuscire a giostrarsi realmente nel mondo di gioco. In conclusione, siamo innanzi a un titolo che ha la nostra attenzione e che continueremo a osservare con particolare interesse in attesa di una futura recensione. Sono ancora presenti alcuni piccoli problemi – che forse non potranno essere pienamente sistemati -, ma siamo comunque innanzi a una buona partenza.