Ci siamo, è giunto il momento, dobbiamo parlarvi de La casa di Carta parte 5, grazie a Netflix, che ci ha concesso la visione dei primi due episodi in anteprima. Ne sentivamo la mancanza? Ni. Non c’è niente da fare: La Casa di Carta ha convinto telespettatori in tutto il mondo, ha creato un nuovo precedente seriale/cinematografico del suo genere, ha ispirato i più disparati cosplayer. Una serie dalla storia simile alla tedesca Dark e alla danese The Rain: nata da un piccolo progetto (in questo caso di Alex Pina), diventata poi gigante e conosciuta in tutto il mondo. Tanto da “costringere” Netflix ad acquistarla da una tv spagnola. Il resto è storia. Almeno fino alla seconda parte, poi…
Dove eravamo rimasti
È iniziata la terza. Già, perché gli innumerevoli milioni di euro rubati dalla banda del professore alla rapina della zecca di Spagna non bastavano. Si sa, tutti i ladri del mondo quando rubano ciò che vogliono (i soldi, talmente tanti da non poterli spendere nell’arco di una vita), sono disposti a rischiare la pelle per rubarne ancora. Ecco qui la banda che torna, stavolta direttamente alla Banca Centrale Spagnola, nel cuore di Madrid. Un nuovo colpo preparato dal professore e da Berlino nel passato (ecco la scusa per andare forte di flashback e ripescare il compianto personaggio deceduto al termine della parte due), che ora deve essere per forza portato a termine. Come se tutta questa insensatezza non bastasse, alla squadra si aggiungono, tra gli altri, un ostaggio del precedente colpo (Stoccolma, fidanzata di Denver) e la poliziotta che ha dato la caccia al professore nelle prime due parti, che diventa Lisbona.
La quinta parte, che tra l’altro è a sua volta divisa in due tranche – in uscita il 3 settembre e 3 dicembre – proprio a non voler mettere la parola fine ad una serie in caduta libera, inizia da dove è finita la precedente. Nairobi ci ha lasciati da poco, uccisa dal personaggio più brutto della storia televisiva moderna, il capo della sicurezza della banca, tale Gandia, che è inspiegabilmente ancora vivo. Lisbona è stata incredibilmente salvata grazie al super lavoro dell’unica cosa positiva dalla parte 3 (Marsiglia), ed è tornata a far parte della banda col clamore del pubblico spagnolo. Al tempo stesso, la sua dolce metà, il professore, viene scoperto nel suo covo da Alicia Sierra, la poliziotta-negoziatrice che lo vuole vedere morto. Insomma, ora cambia tutto: come già annunciato durante le precedenti due parti, è iniziata una vera e propria guerra tra rapinatori e polizia, coadiuvata ora dall’esercito, che sembrerebbe voglia fare una strage di rapinatori e civili, già che ci sono.
La Casa di Carta 5, anteprima senza novità
Tornano in questi primi due episodi tutti i cliché positivi e negativi visti in precedenza. “L’ammore” con due emme governa su tutto e tutti. Non si stampano soldi e non si ruba oro senza “ammore”. Non si resuscita la squadra del professore senza quello tra il professore e Lisbona, di Rio e Tokyo (è un caso che siano le città di due edizioni delle Olimpiadi consecutive?) e di Denver e Stoccolma. Facciamo anche che ora che Alicia Sierra ha in pugno il professore, lui abbia un forte desiderio di paternità nei confronti del figlio che la poliziotta ha in grembo e il cerchio è chiuso, no? Ricomincia il faccia a faccia tra i rapinatori e la polizia, dove i primi pensano di fare cose perfette e invece sbagliano qualcosa, la polizia sembra che li abbia messi sotto scacco ma il professore aveva previsto tutto e quindi niente: daccapo. Ricomincia anche l’incredibile capacità di tutti i personaggi di essere immuni ai proiettili, che a parte rare eccezioni (proprio quando si spara a bruciapelo), non vanno mai a segno. Aggiungiamo l’imbarazzante tentativo di Arturo di portare in salvo gli ostaggi facendo l’eroe ed una mezza strage non sapendo sparare, stupido come sempre, e ben tornata La Casa di Carta in anteprima! E lo sapevate che Berlino aveva un figlio?
La Casa di Carta 5 è come La Casa di Carta 4, che è come La Casa di Carta 3: la ripetizione di qualcosa che ha funzionato in passato e che in parte ancora funziona, nonostante tutto, girato tutto sommato bene, con un grande sforzo tecnico di produzione, di fotografia, anche di musica a volte. Quasi nessuno sforzo di sceneggiatura e recitazione, che rendono il tutto sempre meno credibile e sull’orlo dell’essere imbarazzante, purtroppo. Il problema è che per ogni minuto interessante ne devono passare dieci divisi tra dialoghi inutili, amore e sparatorie che non vanno a segno. L’ultimo baluardo di interesse, sempre il professore, si trova ora in enorme difficoltà e non è così sicuro che le sue trovate daranno spettacolo. Sembra che stia anche smettendo di funzionare ciò che ha reso grandi le prime due parti di questa serie: la capacità di elaborare il piano. Più le cose si mettevano male per la banda, più il professore aveva già previsto tutto e preparato le scappatoie. Mentre inizialmente potevano essere davvero credibili e geniali, ora appaiono molto più forzate. Sembrerebbe che la trama principale sia scritta proprio per forzare piani quasi assurdi del professore, che iniziano a non funzionare più.
Insomma, il 3 settembre La Casa di Carta parte 5 non sarà viva e vegeta su Netflix. Perché sì, nonostante tutto ancora speriamo possa esserci del buono e che la parola fine non sia solo una liberazione, ma anche una soddisfazione.