Era l’11 novembre 2011 quando Bethesda Softworks rilasciò sul mercato l’acclamato Skyrim, il quinto capitolo di una leggendaria saga col tempo divenuta perfetto sinonimo di RPG Fantasy occidentale: The Elder Scrolls. Oggi siamo qui, quasi sei anni dopo e con un sesto capitolo ancora latitante, ad accogliere sul mercato The Elder Scrolls V: Skyrim Special Edition, rimasterizzazione in HD dell’epico titolo sviluppato dai Bethesda Game Studios e che ora si avvale di diverse delle migliorie grafiche apportate al Creation Engine da Fallout 4…sarà però sufficiente?
“E le Pergamene hanno predetto, ali nere nel cielo freddo, quando fratello combatterà fratello, Alduin sventura dei re, ombra antica mai domata con una fame sconfinata!”
Skyrim è ambientato duecento anni dopo gli eventi di Oblivion (quarto capitolo della saga), durante l’anno 201 della 4ª era, nell’omonima e fredda regione settentrionale del continente di Tamriel. Il paese, che per anni è rimasto in pace grazie al suo status di provincia dell’Impero, è ora in tumulto a causa dell’assassinio di Torygg, Re dei Re, per mano di Ulfric Manto della Tempesta, Nord ultranazionalista e leader della ribellione contro l’Impero; questo evento segna l’inizio di una dura e feroce guerra civile. La causa scatenante della rivolta è il “Concordato Oro Bianco“, un trattato che l’Impero si è visto costretto ad accettare per porre fine alla sanguinosa guerra contro il Secondo Dominio degli Aldmeri, il regno degli Elfi Alti. Secondo tale trattato, il culto di Talos è ora da considerarsi proibito: Talos, precedentemente conosciuto come Tiber Septim, fu il Primo Imperatore Sangue di Drago. Considerato dall’Impero l’eroe che da uomo era asceso a divinità, egli andò ad affiancare le altre otto entità divine che vanno, insieme ai Principi Daedrici che abitano il piano ultraterreno dell’Oblivion, a compore il complesso pantheon mitologico della saga. Gli Aldmeri avevano però sempre ritenuto un’eresia tale ascensione, ed erano interessati a spegnerne il culto, anche perchè Talos fu colui che pose fine al Primo Dominio degli Aldmeri e unificò l’Impero 600 anni prima, verso la fine della 2ª era; con il concordato, dunque, gli Elfi Alti erano riusciti nel loro intento, scatenando però le ire degli abitanti di Skyrim, i Nord, che tanto amavano e seguivano quel culto.
Il sovrano dell’Eastmarch, una delle regioni di Skyrim, Ulfric Manto della Tempesta, si rifiutò di scendere a patti con gli Aldmeri e diede così inizio alla guerra civile per ristabilire il nome di Talos e rendere Skyrim indipendente dall’Impero, considerato troppo debole e vigliacco. La guerra civile fra indipendentisti e lealisti imperiali diviene però qualcosa di poco conto in confronto alla vera minaccia che si staglia sul Mundus (il pianeta sul quale si trova Tamriel): il ritorno dei draghi; Alduin, il drago nero noto come il Divoratore del Mondo, è infatti tornato dal passato, deciso a riprendere il controllo del Mundus, che un tempo gli apparteneva. È qui che entra in scena il giocatore interpretando il ruolo del Dovahkiin (Sangue di Drago nella lingua dei draghi), discendente di Talos e dei Septim (gli Imperatori di Tamriel sino alla morte dell’ultimo erede, Martin, in TES IV: Oblivion) la cui dinastia dovrebbe essere ormai estinta. Solo il Dovahkiin, unica speranza di Tamriel, ha il potere di opporsi ad Alduin e ai draghi grazie alla capacità di assorbirne le anime per utilizzare la “Voce“, un’abilità innata che permette ai mortali di replicare i potenti “Urli” con i quali i draghi evocano le loro fiamme o compiono magie.
“Anch’io una volta ero un avventuriero come te… finchè non mi sono buscato una freccia (HD) nel ginocchio”
L’approccio a Skyrim Special Edition, per un giocatore che già al tempo ha divorato il titolo originale (al contrario di un neofita del titolo), non è purtroppo dei più esaltanti: il gioco si presenta come un miglioramento esclusivamente grafico, senza dunque l’aggiunta di alcuna nuova quest o funzionalità, e che lascia intoccate altre caratteristiche come, nel bene e nel male, il gameplay, mentre ne peggiora inspiegabilmente un paio che vedremo in seguito. Partendo proprio dal lato grafico, il titolo gode ora di un sistema di illuminazione interamente rivisto e di diversi potenziamenti: forte delle migliorie apportate da Fallout 4, il Creation Engine (il motore grafico “made in Bethesda” che è andato a sostituire il vetusto Gamebryo utilizzato nelle precedenti produzioni) si è arricchito di raggi di luce volumetrici, effetti migliorati, texture in alta definizione (le quali, ai tempi del gioco originale, erano disponibili solo su PC come DLC gratuito), un campo visivo dinamico, superfici riflettenti e nuovi shader per neve ed acqua, il tutto con il pieno supporto ai ben più stabili 64 bit dei sistemi moderni. Complessivamente vi è ora una resa visiva molto più convincente nonché molto più gradevole grazie a colori più accesi (al posto della tinta slavata e grigiastra che un tempo caratterizzava il panorama di Skyrim); va detta una cosa fondamentale però: questo confronto si basa esclusivamente sulla versioni Vanilla, ossia non moddate, del titolo poiché, con l’applicazione di anche solo una manciata delle centinaia di migliaia di mod uscite negli anni, lo Skyrim originale può ancora superare questa remaster in diversi punti.
Un’effettistica migliorata però non garantisce miracoli: pesa su Skyrim l’eredità di una complessità poligonale non proprio eccezionale insieme alle animazioni goffe e legnose che già al tempo spezzavano l’atmosfera, ciò evidenzia l’inesorabile passare degli anni e crea una non sempre gradevole discontinuità qualitativa. Peggio ancora se ciò si unisce alla presenza di diversi bug irrisolti che ancora infestano il codice di gioco, soprattutto sul fronte delle compenetrazioni e della fisica. Sul lato sonoro il titolo presenta uno strano paradosso: il comparto di effetti sonori e, soprattutto, musicale ha ancora una forza travolgente grazie alla maestosa colonna sonora del maestro Jeremy Soule ma, per una scelta inspiegabile, il tutto risulta peggiore dell’originale a causa di un folle grado di compressione dell’audio ad opera di Bethesda stessa (discrepanza accentuata se si utilizzano delle cuffie); questo e solo uno dei due problemi tecnici più evidenti introdotti da questa remaster insieme ad un framerate instabile che, pur senza mai scendere sotto i 30 FPS, stenta a raggiungere i 60 all’aperto sia su PC che su console PS4 (dove anzi presenta un lock a 30 in ogni situazione, anche al chiuso). Nella speranza che Bethesda intervenga con una patch correttiva, restano purtroppo innegabili le carenze su questi fronti.
“Vieni spesso nel Distretto delle mod?”
Se prima si accennava alla superiorità sul fronte mod del titolo originale, va considerato il fatto che la Special Edition stia già ricevendo numerose conversioni di mod particolarmente famose che, grazie ai 64 bit, permetteranno col tempo alla remaster di raggiungere e superare il suo predecessore grazie ad una stabilità generale superiore e, quindi, al supporto a molte più mod (anche più complesse) contemporaneamente. Questo garantirà al titolo una longevità ancor più mastodontica di quanto non lo sia già ora: Skyrim Special Edition include, insieme al gioco base, tutti e tre i DLC rilasciati al tempo (Dawnguard, Dragonborn ed Heartfire) portando alla necessità di centinaia e centinaia di ore di dedizione e pazienza prima che si possa affermare, non poco fieramente, di aver esplorato il titolo in ogni suo angolo.
Tornando alla questione mod, Bethesda, esattamente come con Fallout 4, ha aperto ufficialmente le porte anche al mercato console grazie al portale Bethesda.net, seppur con dei limiti: le mod disattiveranno lo sblocco dei trofei/achievements (limitazione aggirabile con ulteriori mod solo su PC) a causa della natura cheat che alcune possono presentare, inoltre, ma solo su PS4, Bethesda si è vista costretta da Sony a limitare le dimensioni di ogni mod a un massimo di 1 GB, insieme all’obbligo di appoggiarsi solo su assets interni al titolo per la creazione delle suddette. Tali limitazioni gravano enormemente sulla varietà e quantità di mod scaricabili, ma rappresentano un compromesso necessario per garantirne un minimo approdo su PlayStation; non resta altro se non sperare che Sony decida di rivalutare tali criteri in futuro.
“FUS…RO….DAH!!”
The Elder Scrolls V: Skyrim Special Edition è quindi un’occasione sprecata? “Nì”: la possibilità per i giocatori più giovani, o che comunque non hanno potuto provare il titolo al tempo, di immergersi nel fantastico universo simil Tolkieniano di Bethesda è ora ancor più allettante e consigliata; inoltre, rigiocare da capo il titolo può rappresentare per i veterani un buon modo per alleviare la spasmodica attesa del seguito (che pare sarà ancora molto lunga) sebbene la scelta di rimasterizzare un capitolo più vecchio, come Oblivion, sarebbe stata molto più gradevole… ma anche dispendiosa in termini di tempo e risorse vista la necessità di ricreare il gioco da zero! Molto apprezzata la scelta da parte di Bethesda di offrire la remaster gratuitamente per tutti i possessori PC dell’originale (+DLC), mentre potrebbe essere opinabile la scelta di vendere a prezzo pieno la versione console.