Ma ve lo ricordate Dead Space? Se eravate dei felici possessori di PlayStation 3 o Xbox 360 la risposta è una sola, ed è ovviamente “si”. Correva l’anno 2008 quando sugli scaffali dei negozi di videogiochi è arrivato il primo capitolo di questa storica saga targataVisceral Games, progetto che probabilmente fece toccare allo studio sia il picco che il fondo della propria carriera. La trilogia con protagonista Isaac Clarke è stata una grande avventura, anche se il finale ancora oggi lascia molto l’amaro in bocca. Di recente abbiamo sentito molti rumor che vedrebbero il ritorno di questa IP con un quarto capitolo, e sembra che la questione sia legata al director di Assassin’s Creed Valhalla che pare abbia lasciato Ubisoft dopo 16 anni, entrando in EA e lavorando proprio al nuovo Dead Space (qui trovate la nostra news con maggiori dettagli). Nonostante fono a poco fa non esistessero altri dettagli in merito al gioco, la conferma è arrivata nelle ultime ore con l’EA Play, durante il quale è stato presentato niente meno che Dead Space Remake (qui i dettagli della notizia). Un passo importante e a dir poco gradito, tanto che abbiamo pensato sia arrivato il momento giusto di parlare della saga di Dead Space, e di presentarla anche a chi non la conosceva, facendo una piccola retrospettiva di quello che è stato Dead Space.
Arriva Dead Space
Anche se il genere horror, storicamente, da un certo punto in poi ha sempre affascinato il grande pubblico e ci sono stati capitoli talmente eccellenti da diventare un vero e proprio fenomeno di culto (qualcuno ha detto Silent Hill?), fin dall’inizio della settimana generazione di console questa tipologia di prodotto ha fatto un po’ di fatica. C’erano opere comunque ambiziose come F.E.A.R. o The Darkness, giusto per citarne alcune, ma mai nulla di davvero eclatante. Poi però arrivò Dead Space che, a suo modo, lasciò un segno indelebile in quegli anni.
Come facilmente intuibile dal nome, le vicende del gioco sono ambientate nello spazio e vestirete i panni del già citato Isaac Clarke, un ingegnere che lavora presso una compagnia che si occupa di recuperare dei minerali in vari pianeti sparsi per la galassia. L’equipaggio di Isaac riceve una chiamata di soccorso dall’astronave Ishimura che, almeno in modo apparente, ha subito un’avaria rimanendo bloccata nello spazio. Già durante l’atterraggio inizieranno i problemi, dato che la nave dei soccorritori verrà danneggiata in modo importante. Da lì a poco il gruppo si renderà conto di trovarsi in un vero e proprio cimitero volante, dove tutto l’equipaggio è stato ucciso da una strana razza di creature antropomorfe. Come da prassi, sarete ben presto isolati dal resto della squadra, con l’unico scopo di scappare da quell’incubo senza precedenti.
Queste sono le premesse narrative del primo capitolo, e una volta chiarita la situazione all’interno della nave, lo scopo diventerà quello di fuggire dall’incubo: vi ritroverete a guidare Isaac nei meandri dell’Ishimura, controllandolo con un sistema del tutto simile a quello adottato da Resident Evil 4 con la telecamera alle spalle del protagonista. La scoperta dell’astronave si rivela ben presto qualcosa di molto più ansiogeno e spaventoso, l’atmosfera creata dal team era qualcosa di difficilmente ripetibile: suoni, rantoli, passi, cadaveri pronti a saltarvi addosso al momento giusto, rumori di tubature e mostri di vario tipo pronti a spuntare da ogni angolo. L’attrazione esercitata da Dead Space non si esaurisce fortunatamente nel potente effetto creato dalle ambientazioni, ma dice la sua anche nel sistema di combattimento studiato in modo certosino dal team. Il design dei mostri era fatto apposta per focalizzare l’attenzione su specifici punti dei corpi martoriati, e conseguentemente elaborare strategie d’attacco precise. I nemici andavano fatti a pezzi, e la difficoltà era proprio nel cercare di colpirli in modo preciso mentre loro erano aggressivi e veloci, al contrario dei movimenti lenti e impacciati del protagonista.
Cosa è successo dopo?
Il primo capitolo dunque fu un successo in piena linea, ma da quel momento in poi qualcosa si è inevitabilmente rotto. Il successo ottenuto non fu abbastanza, due milioni di copie vendute sulle tre piattaforme di riferimento potevano non essere poi un risultato più di tanto positivo considerando l’approccio di EA al brand e l’imponente investimento effettuato al lancio del capostipite con tanto di iniziative multimediali al seguito, tra fumetti, anime e spin-off assortiti. Il secondo capitolo, invece di mantenere la sua identità e migliorare il predecessore nei sui punti deboli, fu abbastanza stravolto mostrando più di un punto scoperto. Le recensioni furono molto positive in generale, ma non furono sufficienti a convincere l’utenza ad approcciarsi a questo secondo capitolo.
Il protagonista iniziava ad avere un carattere e una personalità ben definiti, in più lo stesso gioco aveva elementi come le visioni o neonati antropomorfi che possono riportare alla mente degli utenti più navigati lo storico Silent Hill. Indipendentemente da questo però, il titolo non fu recepito dal grande pubblico, nonostante fosse orientato per larghi tratti al mainstream. Il boom fu più nel post lancio, con prezzi ribassati e compravendita dell’usato.
Il colpo di grazia arrivò conDead Space 3, le vendite furono pessime e anche le recensioni della stampa non furono particolarmente buone. La stessa Visceral Games fece un errore enorme, ovvero snaturare il gioco diminuendo la componente horror e facendolo diventare molto più action di quanto fosse stato in passato, lo stesso processo che, per certi versi, colpì anche la saga di Resident Evil con il quinto capitolo. Neanche a dirlo, questo terzo episodio della saga fu un massacro, decretando la fine del team di sviluppo che non riuscì più a riprendersi del tutto.
Nonostante questo però c’è da dire che la stessa EA spinse Visceral Games fuori dal suo campo (qui trovate il nostro articolo di approfondimento), cercando di fargli sposare un modello di business ben lontano dai propri ideali. Probabilmente se il publisher avesse lasciato il team libero di ideare al meglio la propria visione, il risultato sarebbe stato diverso. Speriamo che la serie possa rinascere come dovrebbe essere con un prossimo capitolo, ormai richiesto a grandissima voce. Se davvero l’esistenza di un ipotetico Dead Space 4 fosse reale, sarebbe importante recuperare principalmente le atmosfere del primo capitolo, oltre che ricreare quel senso di precarietà e morte certa che a conti fatti erano davvero palpabili.