Nell’esperienza di ciascun gamer c’è sempre un genere più amato di altri. Per alcuni sono i survival horror, per altri i picchiaduro, altri ancora gli sportivi, gli FPS e così via. Alcune volte, invece, ci si ritrova di fronte a prodotti indecifrabili o meglio, talmente ibridi, che non si ha il tempo di capire su cosa stiamo mettendo le mani, che già si ha al sensazione di giocare a qualcosa di differente. Questo è stato il mio primissimo approccio con RIVE, canto del cigno degli olandesi Two Tribes, che lasciano il business con quest’ultima cartuccia, un platform 2D che diventa uno shooter per poi traslare all’interno dei side scrolling shooters come ad esempio lo storico Gradius.
Wreck! Hack! Die! Retry!
L’incipit di RIVE ricalca un filone già percorso all’interno dei giochi con ambientazione fantascientifica: il nostro protagonista Roughshot, un esploratore in cerca di fortune a bordo di quello che sembra un ragno robot, capta un segnale proveniente da una base spaziale apparentemente abbandonata. In maniera abbastanza semplice, dopo aver distrutto qualche asteroide in rotta di collisione, si riesce ad entrare all’interno della stazione, per scoprire altrettanto facilmente di essere stati tratti in inganno niente meno che dall’intelligenza artificiale che governa l’impianto. All’interno di questo enorme punto di estrazione dei minerali si districheranno interi livelli, dalla struttura a stanze tipica di giochi come Super Metroid o affini. Eppure l’atmosfera di desolazione che dovrebbe permeare all’interno dei cunicoli in cui ci infileremo passerà del tutto inosservata in quanto, in ogni livello, il ritmo di gioco salirà fino ad arrivare a fasi in cui i riflessi prenderanno il controllo su di noi, come nei più tipici shoot-em up da sala giochi o gli sparatutto su binari. Per far sì che il giocatore possa dare il meglio di sé in qualunque situazione, posizionandosi in un punto nel momento giusto e premiare quindi la velocità d’esecuzione, i comandi principali sono affidati alle due levette analogiche: quella sinistra servirà per muoversi, mentre in quella destra saranno combinate le funzioni di mira e fuoco della nostra arma primaria, capace di muovere la nostra arma a 360 gradi. Andando avanti nel gioco poi scopriremo altre abilità del nostro robottino, come ad esempio lanciare missili a ricerca, uno shotgun a corto raggio o ancora la possibilità di hackerare alcuni droidi nemici per poterli usare a proprio vantaggio, sia esso un medico, che riparerà i danni riportati, oppure una torretta che ci assista negli scontri a fuoco.
Eppure, sebbene ci siano tante opzioni e scelte, l’essenziale rimane incollato ai due analogici, dovendo quindi affidarci quasi totalmente alle nostre abilità. Ciò sarà ancora più evidente man mano che si esplorano livelli nuovi, in cui le fasi di shooting avranno un ritmo sempre più forsennato e dove il minimo sbaglio può costare davvero caro, tanto che ad un certo punto il gioco assumerà una concezione più da Trial and error. Sarà davvero difficile finire un livello senza spendere nemmeno una vita, a fronte anche dell’aggressività con cui i nemici ci attaccheranno: da piccoli droni kamikaze a mine mobili, passando per calamari e pipistrelli meccanici, spesso si mescoleranno alle minacce ambientali come la lava che cola verso di noi, reticoli laser che ci impediscono i movimenti ed altri congegni che ci renderanno l’esperienza difficile, ma anche estremamente appagante e divertente. Se infatti la difficoltà del gioco è alta, è anche vero che il gioco in sé non risulterà mai frustrante.
La durata dell’avventura principale dura poco più di 6 ore, un tempo tutto sommato giusto se messo a confronto con altri esponenti del genere. Inoltre, una volta finito il gioco, si potrà accedere a due modalità molto interessanti, ma che di nuovo effettivamente aggiungono poco: una ci riproporrà l’avventura in singolo cronometrando il tempo impiegato per concluderla, utile per chi si vuole cimentare in una Speed run del gioco, in un’altra invece avremo una singola vita, e ad ogni game over verremo riportati all’inizio. Dal punto di vista estetico, il gioco presenta diverse ambientazioni, tutte riconoscibili ma che non rimangono davvero impresse a parte qualche sporadico caso, mentre gli effetti di luce sono stati davvero ben curati, soprattutto le ombreggiature su sfondi e macchinari. La colonna sonora scandisce per bene quelli che sono le varie fasi di un livello: se in alcuni momenti il sound sembra affievolirsi quasi a rendere silenziosa la scena, nei momenti più frenetici e caotici ascolteremo dei motivetti techno molto accattivanti, che aiutano a coinvolgere il giocatore e a far salire l’adrenalina, senza contare che tutti i dialoghi nel gioco sono tutti interamente doppiati.