Se devo essere sincero ragazzi miei, non so da proprio da che parte cominciare… Era l’agosto 2007 quando il mondo conobbe per la prima volta BioShock, me compreso. All’epoca l’Xbox 360 era già sul mercato da un paio d’anni e io mi dilettavo ancora a giocare con la mia PlayStation 2, in attesa di mettere le mani sulla mitica PlayStation 3. Nonostante la console fosse già presente in Giappone (11 novembre 2006) e negli States (17 novembre 2006) BioShock uscì in esclusiva su PC e sulla vecchia console Microsoft, mentre i “sonari” dovettero attendere quasi un ulteriore anno per accaparrarsi il pluripremiato titolo partorito dalla mente geniale di Ken Levine. BioShock, seguito da BioShock 2 e BioShock Infinite fa parte di un brand che ancora oggi, è considerato uno migliori sparatutto in prima persona di tutti i tempi. Dopo quasi 10 anni di distanza dall’uscita del primo capitolo, 2K Games ha deciso di raccogliere e rimasterizzare in full HD i 3 capitoli di BioShock. Oggi vi parlerò, per l’appunto, del primo BioShock!
“Ogni uomo può scegliere. Io scelgo l’impossibile. Scelgo di costruire… RAPTURE!”
Raccontare la trama di BioShock (anche a grandi linee) mi è sempre risultato alquanto difficile, nonostante io l’abbia giocato e rigiocato decine e decine di volte. Rapture è un’immensa città sottomarina segretamente costruita nel 1946 nelle profondità dell’Atlantico, fondata dal miliardario Andrew Ryan, Rapture era stata pensata come la soluzione all’oppressione delle autorità politiche e religiose a favore della libera iniziativa dell’individuo che, slegato da confini morali, religiosi o politici, avrebbe potuto dare il meglio delle proprie capacità esplorando così i confini della mente umana. La città è popolata da coloro che Ryan riteneva essere il meglio dell’umanità. Purtroppo col passare degli anni, non tutti i cittadini riuscirono a spiccare e farsi una reputazione nella società subacquea di Rapture e caddero in miseria, riversando il proprio rancore su Ryan. Ed è proprio in questo momento che emerse la figura di Frank Fontaine, criminale ossessionato da Rapture e dalle sue potenzialità. Fontaine colse la palla al balzo e si calò nel ruolo del benefattore: costruendo dei dormitori gratuiti per i disperati e offrendo ogni sorta di aiuto, potendoli così controllare e alimentando il loro odio verso Ryan. Con il passare degli anni, infine la città cadde e cessò di essere tale, finché un giorno entra in scena il giocatore impersonando Jack, un sopravvissuto a un terribile incidente aereo avvenuto nei pressi di quello che sembra un faro che stranamente è staccato dalla terraferma…
“…fulminali e poi colpisci. Ricorda: un bell’uno-due!”
Che cosa dire sul gameplay e le meccaniche di questo gioco? Oltre alle classiche armi da fuoco, l’elemento portante del gioco è dato dai Plasmidi, modificatori genetici in grado di far sviluppare al nostro personaggio abilità uniche e sovrumane (come sparare una saette elettriche per stordire i nemici e manomettere apparecchiature, oppure dar fuoco a una persona con un semplice schiocco di dita). Affiancati ai plasmidi vi sono i Tonici: i tonici sono dei “potenziamenti passivi”, ognuno con proprietà diverse, che potranno rendere Jack più forte, più intelligente o più resistente ai danni. Al dire il vero, nulla è cambiato rispetto al 2007, tuttavia a quasi 10 anni di distanza, è ancora fresco e validissimo. Semplicemente superbo. Le uniche novità in questa edizione rimasterizzata, sono delle piccole chicche inserite dagli sviluppatori, ovvero: “Imagining BioShock”, un video-documentario sulla nascita e la realizzazione di BioShock commentato nientemeno che dallo stesso Levine e da Shawn Robertson, lead artist del gioco e il “Museo delle idee orfane”, una piccola area in-game dove vi sono bozzetti e modelli scartati eo mai inseriti nel primo titolo. Per quanto riguarda il documentario, bisognerà trovare nei vari livelli il relativo collezionabile che sbloccherà uno dei 10 episodi, incentivando ancora una volta, il lato esploratore di noi giocatori.
Somewhere behind the sea
Passiamo ora al vero succo di questa recensione: il comparto grafico. Tutti e tre i titoli sono stati rimasterizzati (ad eccezione di Infinite per PC) in 1080p e a 60 fps. BioShock fa uso dell’Unreal Engine 2.5 e di alcune tecnologie presenti nell’Unreal Engine 3.0 che qui rivediamo rinfrescato e visivamente migliorato sotto alcuni aspetti: la luminosità generale è stata migliorata, anche l’acqua da sempre punto forte del gioco, in questa remaster è più realistica che mai. Non a caso in un’intervista all’E3 2006, Ken Levine rivelò che l’acqua all’interno del gioco sarebbe stato uno dei punti forti e più accurati. Le texture sono state ritoccate e si vede, aggiungendo diversi dettagli: come la fauna marina, più variegata rispetto alla versione originale, ma poco viva.
È chiaramente visibile come alcune stanze ed oggetti (come muri, pannelli, ecc.) non siano stati rimodellati, probabilmente per non rallentare il gioco e mantenere i 60 fps. Migliorata anche la fluidità generale: i movimenti – sia del protagonista che dei nemici – risultano meno “ accelerati” e più naturali, tuttavia, l’animazione di alcune specifiche ombre appaiono mal realizzate (in una di queste, la mano del personaggio era visivamente staccata dal polso) e le movenze dei nemici sopracitate a volte paiono lente e goffe, come se la forza di gravità fosse 10 volte superiore rispetto al normale. Comparto sonoro rimasto invariato, dove oltre alle originali tracce composte da Garry Schyman, possiamo ascoltare alcuni pezzi anni ’40-’50 tramite dei fonografi o juke box. Infine, il test finale: la stabilità del frame rate. Dopo aver proseguito nel gioco ed essere giunto ad una particolare boss battle – caratterizzato da una stanza chiusa dalle piccole dimensione e dalla presenza di numerosi nemici – posso confermare con assoluta certezza che il frame rate rimane sempre stabile sui 60 fps in qualsiasi situazione.