I videogiocatori sono dei nostalgici senza limiti, diciamoci la verità. Quante volte avete sognato di poter provare uno dei vostri giochi preferiti sulle vecchie console che hanno accompagnato la vostra infanzia? Quanto tempo avete passato ad immaginare come sarebbe stata quell’opera che tanto apprezzate se fosse stata sviluppata per PS1 o magari, guardando ancora più indietro, in 16-bit? I demake sono la risposta alle vostre fantasie e a quelle di tanti altri giocatori che apprezzano la bellezza e i limiti tecnici delle “vecchie glorie” del settore. Sono dei progetti spesso fanmade che danno una nuova-vecchia vita a titoli che hanno segnato il percorso videoludico di tanti.
La parola demake in effetti non solo risulta simpatica, dato che gioca sull’essere l’esatto opposto di remake, ma incarna l’essenza che accompagna questi progetti singolari ed entusiasmanti: l’idea di spogliare i nuovi videogiochi e riportarli in una dimensione più semplice, con ostacoli non indifferenti da superare. Bloodborne PSX e Souls sono due opere che rappresentano perfettamente questo mondo di omaggi nostalgici, coraggiosi ed entusiasmanti nel loro essere controcorrente, opponendosi al flusso del mondo dei giochi odierni che punta sempre più in alto. Questi due casi sono ottimi da osservare non solo perché hanno stupito la community di FromSoftware, difficile da gestire e da accontentare in modo effettivo, ma ci permettono di vedere da vicino due lavori diametralmente opposti.
Chi sviluppa queste idee si sbizzarrisce: mentre Bloodborne PSX viene realizzato tramite un’emulatore per PS1, Souls è liberamente ispirato al mondo della saga di Dark Souls ed è stato realizzato in stile Spectrum, stravolgendo completamente l’estetica dell’originale ma mantenendo tutto il resto. “Denudare” opere di questo calibro senza mozzare la loro natura è un percorso piuttosto tortuoso. Ce lo sta dimostrando il lavoro enorme svolto dalla fan di Bloodborne che potete trovare su Twitter come Lilithium Powered Witch, pronta a condividere quanto più spesso i suoi progressi nel ricreare il mondo sanguinoso che ha appassionato milioni di videogiocatori. Uno dei suoi ultimi video condivisi ha scatenato molta euforia tra tutti, dato che riguarda il primo boss del titolo. Ma ora osserviamo questi demake più da vicino e con maggiore attenzione.
La caccia deve continuare: nascita e sviluppo di un demake
Bloodborne è sempre al centro dell’attenzione, recentemente al fulcro di un’attesa spasmodica per una mai troppo desiderata versione dedicata per PS5, a sottolineare come a distanza di anni questo gioiello sia ancora importantissimo all’interno del parterre videoludico. Lo standard di questo panorama si alza sempre di più, giorno dopo giorno, alla ricerca di framerate stabili, luci dinamiche e chi più ne ha più ne metta. Siamo arrivati nel futuro che immaginavamo da piccoli, quando i pixel erano il massimo del realismo che potevamo permetterci, ma nonostante questo un piccolo gruppo di fan ha avuto un’idea interessante: perché non ricreare l’intero mondo di Bloodborne per la prima console Sony? Rispetto ad altri lavori attuati dai fan non si parla di ricreare mappe che non possono essere realmente giocate, bensì di una versione da provare interamente tramite un emulatore, dato che chi lo sta progettando lo sta facendo con tutti i limiti reali della PS1.
Sicuramente un’impresa unica e interessante, nonostante la community di FromSoftware si fosse già messa al lavoro negli anni passati con altri demake di alto livello. Ma questo, ideato proprio in questi ultimi mesi e ancora in fase di sviluppo, sembra prometterci un’esperienza veramente indimenticabile pronta a commuovere i più nostalgici tra di noi. Il piccolo team a capo di questo splendido lavoro ha rivelato che l’idea era sorta già anni fa e i primi step erano stati attuati, ma senza troppa convinzione. Di certo non avrebbero pensato di riprenderlo ad anni di distanza e soprattutto di ricevere un seguito così importante, in attesa di news al riguardo.
Per il momento alcuni video ci permettono di godere di una Yharnam a 32-bit in tutta la sua bellezza ma la vera firma degli sviluppatori sarà una modalità multiplayer piuttosto interessante: sarà possibile giocare a Bloodborne PSX in split-screen. Sicuramente qualcosa di diverso rispetto al progetto dell’originale, ma pur sempre una splendida caratteristica aggiuntiva che potrebbe spingere molti videogiocatori a volerlo provare al fianco di amici.
Souls: quando le anime sono in stile Spectrum
Parlano di tributi a grandi titoli FromSoftware non poteva mancare uno splendido titolo ideato dal team Retro Bytes Production nel 2013, intitolato Souls. A differenza di Bloodborne PSX, che ha cercato di rimanere piuttosto fedele all’originale, mantenendo le fattezze generali che lo rendono riconoscibile facilmente, questo demake ha un ruolo e un’idea di base ben diversa. Come gli stessi sviluppatori precisano sul loro blog, il gioco è liberamente ispirato al mondo videoludico di Dark Souls ma le differenze ci sono eccome. Basti pensare che l’intera estetica è quella di un gioco degli anni ’80 a 8-bit (sì, anche noi abbiamo i brividi). Le schermate sono statiche, i colori sono quelli tipici di una generazione che ormai è solo un ricordo profondamente nostalgico, ma Souls è riuscito a rielaborare il tutto in una chiave piacevole da giocare. Non lo diciamo noi, ma il blog e la community che si è sviluppata mano a mano in questi anni.
Questo gioiellino, una perla che vi consigliamo assolutamente di recuperare, pesa soli 35 kb e si può scaricare facilmente tramite World of Spectrum. Per giocarlo dovrete solamente installare l’emulatore Spectaculator e a quel punto sarete pronti a vivere un’esperienza di retrogaming, o almeno nella forma. Cosa ci insegnano opere come queste, videogiochi che ne omaggiano altri guardando coraggiosamente al passato? Che portare icone videoludiche del presente nella tecnologia che ora ci appare obsoleta ha ancora tanto da trasmetterci. Siamo pronti a vedere sempre di meglio, abbiamo necessità di scoperte innovative nel gaming che è un settore aperto a nuovi orizzonti, ma la realtà è che il passato riserva comunque un posto caldo e sicuro per la nostra mente; una buona dose di divertimento, anche se in pixel.